Giuliano Zulin per “Libero Quotidiano”
Non lo lasciano in pace nemmeno nel giorno del funerale. Stamattina, nel duomo di Treviso, si svolgeranno le esequie di Gilberto Benetton. E la città sarà piena di agenti. Blindata. Si annuncia un servizio d' ordine imponente.
Perché? Troppi insulti e minacce via web alla famiglia veneta. La Digos sta pure indagando sugli odiatori che hanno riempito i social network di offese gravissime nei confronti dell' imprenditore scomparso lunedì di leucemia e di quel che resta di una famiglia che può essere annoverata come uno dei pilastri del miracolo economico italiano. Purtroppo parecchia gente imputa ai Benetton il crollo del ponte Morandi.
Come se gli imprenditori trevigiani potessero essere a conoscenza dello stato di salute dei tiranti del viadotto. E invece bisognerebbe dire che gli inventori dei maglioni colorati sono solo azionisti di Autostrade per l' Italia. Hanno poco più del 30%. Chiamano un manager che mandi avanti l' azienda, con la speranza di portare a casa un dividendo. Punto.
GRANDI AZIONISTI
C' è qualcuno invece che ritiene che i Benetton, i quali stanno seduti su un patrimonio stimato in 12 miliardi, non volessero investire nella manutenzione del ponte. Follia. Certamente la magistratura dovrà valutare se Atlantia ha dormito. E nel caso fossero accertate responsabilità la società che gestisce le strade a pagamento dovrà pagare fino all' ultimo centesimo. Anche in sede penale.
i meme sui benetton e il crollo del ponte di genova
In molti, anche a ragione, hanno ritenuto sbagliata la comunicazione di Atlantia dopo la tragedia. Ma fra i grandi azionisti del gruppo, oltre ai Benetton, figurano GIC, fondo sovrano del governo di Singapore, l' americana Blackrock, l' inglese HSBC, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Torino e poi investitori americani e britannici. Eppure tutti hanno preso di mira Gilberto & C.
luciano giuliana gilberto benetton
Oggi a Treviso però, oltre al ricordo dell' imprenditore scomparso, sarà anche il momento del ritorno al futuro. Dopo oltre 50 anni di attività, l' impero ripasserà nelle mani del fondatore: Luciano. A 83 anni, il più famoso dei fratelli, dovrà farsi carico di mettere ordine nella galassia che va dagli autogrill di mezzo mondo, alle autostrade fino agli aeroporti, passando per immense aziende agricole, patrimoni immobiliari quasi incalcolabili e, ovviamente, la Benetton: maglie, maglioni, pantaloni, scarpe, sciarpe, borse, tute...
LA STORIA
I fratelli Benetton, rimasti orfani poco dopo la guerra, dovettero arrangiarsi. Mollata la scuola, Luciano faceva il commesso in centro a Treviso, Giuliana faceva la sarta a casa. Un giorno la sorella regala al fratello maggiore un maglione giallo. Lui lo indossa e tutti glielo chiedono. Da lì l' intuizione: produciamo maglioni colorati. Primo negozio a Belluno, sotto l' insegna My Market. È un successo. L' azienda non riesce a star dietro alla domanda. Fino al 1978 Benetton non fa nemmeno pubblicità: il prodotto si vende da solo.
Poi arriva Oliviero Toscani, 1982, l' azienda si quota a Wall Street, 1986... E negli anni '90 inizia la grande diversificazione, guidata da Gilberto, l' anima finanziaria della famiglia: lo Stato privatizza ma nessun imprenditore vuol avere a che fare con la politica. I Benetton ci provano: Autogrill, Autostrade, aeroporti. Nasce l' impero. Che ora ripassa nelle mani di chi iniziò la scalata: Luciano. Si era preso un anno sabbatico per rilanciare la sua storica azienda di abbigliamento, troppo in perdita. Adesso dovrà sistemare tutto. A 83 anni.
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