Estratto dell'articolo di Daniela Polizzi e Francesco Bertolino per il “Corriere della Sera”
Un tassello dopo l’altro si compone il domino del risparmio gestito europeo.
Dopo l’opa lanciata da Bpm su Anima, ora potrebbe arrivare il turno di Amundi. Secondo più fonti, il colosso francese controllato da Crédit Agricole sta trattando l’acquisizione di Allianz Global Investors, società di proprietà del gigante assicurativo tedesco con 555 miliardi di attivi in gestione e una valutazione che potrebbe aggirarsi attorno ai 4 miliardi.
Contattate, Amundi, Allianz GI e la sua casa-madre Allianz da Monaco hanno preferito non commentare l’indiscrezione.
Il negoziato sarebbe in corso da qualche tempo, almeno da quando in estate Bnp Paribas ha comprato la concorrente Axa Investment Managers per 5,1 miliardi, dando vita a una piattaforma con masse per 1500 miliardi. I colloqui hanno ripreso slancio nel mese di ottobre e potrebbero accelerare dopo l’operazione di Bpm su Anima che ha sottratto ad Amundi una possibile preda.
Non è del resto un mistero che il big francese sia alla ricerca di nuove opportunità di crescita significative dopo aver comprato nel 2016 l’italiana Pioneer da UniCredit per 3,5 miliardi. D’altro lato, mentre intende mantenere salda la presa sul gigante Pimco (2000 miliardi di asset), Allianz sarebbe pronta a trovare un partner per Allianz GI per sostenerne i progetti di crescita, conservando in ogni caso una quota a presidio dei propri clienti.
Come sempre, in queste grandi operazioni transnazionali il nodo più difficile da sciogliere è la governance. Non a caso, fra i candidati per Allianz GI si è citata anche l’altro gestore tedesco Dws che andrebbe a creare un campione nazionale del risparmio. Ne nascerebbe un gruppo da circa 1500 miliardi di attivi, mentre l’aggregazione franco-tedesca fra Amundi e Allianz GI darebbe vita a un colosso da oltre 2700 miliardi, di gran lunga primo in Unione europea.
L’industria del risparmio gestito si sta consolidando sotto la spinta di due fattori. Da un lato, gli operatori di settore sono costretti ad aumentare le dimensioni per compensare la discesa delle commissioni e dei margini, a causa degli investimenti e della pressione competitiva dei fondi passivi. […]