Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
«Vox Populi, Vox Dei»: per la seconda volta in una settimana Elon Musk indice un referendum farlocco tra i suoi follower e usa un linguaggio populista per imprimere a Twitter svolte politicamente molto significative. Il 18 novembre, aveva riattivato l'account di Donald Trump che era stato espulso da Twitter e da tutte le altre maggiori reti sociali dopo le incitazioni alla violenza che avevano portato all'assalto al Congresso del 6 gennaio 2021.
A giustificazione di una decisione che in precedenza aveva promesso di delegare a un comitato di esperti, Musk ha portato un sondaggio tra i suoi seguaci che si erano espressi a stretta maggioranza (51,8%) a favore della riammissione. Il fondatore di Tesla e SpaceX aveva approfittato di quella occasione per restituire il megafono di Twitter anche altri 11 account di esponenti e organizzazioni dell'ultradestra. E in questo caso non ha consultato i follower.
Ora Musk va oltre con quella che ha definito «un'amnistia generale»: riammissione di tutti coloro che erano stati espulsi per aver usato linguaggi violenti o per aver diffuso falsità e teorie cospirative. Anche stavolta si è servito di uno pseudoreferendum online (3 milioni di votanti su 119 milioni di suoi follower) per giustificare una scelta che i critici paragonano all'apertura delle porte dell'Inferno: via libera a odio, calunnie, razzismo.
Elon nega e pubblica un grafico secondo il quale il personale superstite di Twitter (2.700 dipendenti rispetto ai 7.500 di un mese fa) è riuscito, dopo un picco iniziale, a limitare il linguaggio d'odio immesso nella piattaforma. I critici replicano sostenendo che gruppi come 4chan (la piattaforma che è stata la culla dei cospirazionisti QAnon) stanno già invadendo Twitter con messaggi di odio razziale, soprattutto antisemiti. E, poi, perché fidarsi dei dati che Musk fornisce unilateralmente, senza alcuna possibilità di verifica?
IL MEME DI ELON MUSK DOPO LA RIAMMISSIONE SU TWITTER DI DONALD TRUMP
Arrivando all'indomani della notizia della (possibile) chiusura dell'ufficio di Twitter presso la Ue, a Bruxelles, questa sorta di «tana libera tutti» accentua la preoccupazione della Commissione europea: si teme che la società non sia in grado o non voglia più rispettare gli impegni presi nell'aprile scorso per il controllo e l'eliminazione dei contenuti illegali e nocivi.
Ma Musk promette di escludere dall'amnistia appena decretata i contenuti illegali e quella che lui definisce egregious spam (ma i confini di questi messaggi irrilevanti o inappropriati li conosce solo lui). Intanto, mentre Musk annuncia per venerdì prossimo il varo di un più sofisticato sistema di verifica dell'autenticità degli account (alla spunta blu, in futuro riservata alle persone fisiche, se ne aggiunge una oro per le aziende e una grigia per i governi) emergono tensioni con due giganti della Silicon Valley, Apple e Google: se Twitter dovesse essere davvero invasa da odio, falsità e teorie cospirative, le due società potrebbero arrivare a negarle l'accesso a iOS e Android, i loro sistemi operativi per gli smartphone.
MEME SULLA SPUNTA BLU A PAGAMENTO SU TWITTER
Per ora è solo una remota possibilità che, però, deve essere finita nel radar del nuovo padrone della rete sociale: Musk, convinto com' è che la miglior difesa sia l'attacco, ha messo nel mirino Apple e Google che effettuano un prelievo variabile dal 15 al 30% sulle transazioni che avvengono nei loro app store.
Twitter dovrebbe passare da lì quando farà pagare un abbonamento ai suoi utenti per cercare di rimettere i conti in equilibrio aumentando le entrate (troppo basse e ulteriormente ridotte dalla fuga di diversi inserzionisti pubblicitari, spaventati dalle convulsioni del social media), oltre che tagliando le spese. Così Elon scopre all'improvviso che «con iOS e Andoid, Apple e Google gestiscono un duopolio che impone una tassa occulta del 30%».
ARTICOLI CORRELATI