TWITTER ESCE DAL CODICE DI CONDOTTA DELL’UNIONE EUROPEA CONTRO LA DISINFORMAZIONE ONLINE: POTREBBE ESSERE IL PRIMO PASSO PER L'ADDIO ALL'EUROPA (CHE E’ SEMPRE STATO CONSIDERATO UN MERCATO SECONDARIO PER IL SOCIAL NETWORK) - D’ALTRONDE SE TWITTER NON S’ADEGUERA’ AL “DIGITAL SERVICE ACT” CHE OBBLIGA LE BIG TECH A NON DIFFONDERE DISINFORMAZIONE, SI E’ AUTOMATICAMENTE FUORI DAI CONFINI EUROPEI…

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Estratto dell’articolo di Gianmaria Canè per www.corriere.it

 

elon musk elon musk

A volte sono strappi più formali che sostanziali, quelli di Elon Musk, ma sempre strappi sono. […] Mentre il mondo cerca una ricetta per combattere la diffusione delle fake news […] Twitter ha deciso di uscire dal codice di condotta dell'Ue contro la disinformazione online. […] L'Europa è sempre stata un mercato secondario per la piattaforma, l'uscita dal Codice di condotta sulla disinformazione potrebbe essere il primo passo formale nell'uscita di Twitter dall'Europa. Senza dimenticare che esiste un obbligo legale nella Ue, quello imposto dal Digital service act, in vigore il 16 novembre 2022, non ottemperando al quale si è automaticamente fuori dai confini del Europa.

SEDE TWITTER SEDE TWITTER

 

La reazione a Bruxelles

Ma torniamo a Breton e alla reazione, quasi stizzita, che avverte Musk proprio di questo confine: «[…] la lotta alla disinformazione sarà un obbligo legale ai sensi del DSA (il Digital services act) dal 25 agosto (una norma che diventa obbligatoria in tre anni non è mai una norma efficace, ndr)». Poi ha ammonito: «I nostri team saranno pronti a far rispettare la legge».

 

elon musk elon musk

Al DSA Bruxelles lavora dal 2018: è un codice europeo di buone pratiche che riunisce una trentina di firmatari, giganti come Meta, Google, Twitter, Microsoft, TikTok, ma anche piattaforme più piccole, oltre a professionisti della pubblicità, fact-checker e ONG. Gli stessi firmatari hanno partecipato alla stesura del testo, che contiene una quarantina di impegni volti in particolare a collaborare meglio con i fact-checker e a privare di pubblicità i siti che trasmettono fake news.

[…]

 

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