GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
DAGOREPORT
Sarà anche un modo per sentirsi a casa ma la scrivania di Giorgetti, a Via Venti Settembre, esonda di carte come il Lago di Varese su Cazzago Brabbia. Dalla bozza provvisoria della Legge di Bilancio, ai testi aggiornati della Ragioneria dello Stato, dalle semestrali delle partecipate del Ministero dell'Economia agli elenchi dei board in scadenza, tutto, in questo momento più che mai, pesa sulle spalle di Giorgetti.
Che infatti, da esperta sogliola di acqua dolce, tace, non si fa vedere e prova a muoversi pancia a terra. Particolarmente paludoso sta diventando, tra i vari dossier, quello di ITA che continua ad operare in virtù dell'articolo 2446 del codice civile ovvero con perdite superiori al terzo del capitale che dovranno essere ripianate con l'ennesimo, obbligatorio, aumento di capitale per oltre 650 milioni di euro a cui si devono sommare 282 milioni di finanziamenti bancari per la copertura degli investimenti nella flotta.
Il Ministro dell'Economia sa benissimo che deve accelerare la privatizzazione per non finire con l'aereoplanino di carta bagnato in mano. Il rischio è esponenzialmente aumentato dallo scorso 21 novembre, giorno in cui il colosso MSC ha ufficialmente dichiarato di non essere più interessato alla privatizzazione della compagnia aerea.
Gianluigi Aponte, a capo della MSC, pare non abbia gradito le scelte del nuovo governo sia in ordine di nomine - dal momento che aveva incardinato la trattativa con l'ex presidente di ITA Altavilla silurato da Giorgetti - sia per le modalità in cui sono stati autorizzati gli accessi alla data room di ITA concessi, in via inizialmente esclusiva, alla sola Lufthansa.
giorgia meloni giancarlo giorgetti
Sostanzialmente Aponte, deprivato di Altavilla, non si fida più e non ha trovato adeguata la discrezione e la serietà dimostrata dall'esecutivo che ha sostituito il governo Draghi.
Un segnale allarmante quello lanciato dagli Aponte ancor di più se si considera che la famiglia proprietaria di MSC è storicamente molto vicina al partito di Silvio Berlusconi costantemente aggiornato dell'evoluzione della situazione anche attraverso il capo del Legislativo delle Finanze Glauco Zaccardi.
Ma nella fretta di queste ultime ore in cui si è dovuta trovare una exit strategy per sostituire MSC nella compagine per l'acquisto di ITA guidata da Lufthansa, il Direttore Generale del MEF, Alessandro Rivera, ha tirato fuori il suo ennesimo asso dalla manica: la pubblica (!) Ferrovie dello Stato Italiane.
"Signor sì" ha immediatamente fatto sapere il Gruppo ferroviario senza nemmeno aver avuto la possibilità di accedere alla data room del vettore. D'altro canto l'azionista delle Ferrovie è al 100% il Ministero dell'Economia ed i vertici del Gruppo FS sono stati nominati dal Governo Draghi e quindi sono dannatamente pendenti da ogni minimo possibile segnale di riconferma.
Leonard Berberi per il “Corriere della Sera”
L'esecutivo italiano studia la possibilità di cedere la maggioranza di Ita Airways a una cordata formata da Lufthansa e Ferrovie dello Stato. È quanto apprende il Corriere da fonti governative che spiegano come l'idea troverebbe la disponibilità delle società. Resta da capire come procedere: i tedeschi sono entrati nella data room del vettore, Fs al momento no.
SEDE FERROVIE DELLO STATO PIAZZA DELLA CROCE ROSSA ROMA 2
Una prima ipotesi è di vendere il 51% a Lufthansa per 250 milioni di euro, il 29% a Fs e il resto lasciarlo al Mef. Ma questi equilibri, sottolineano le fonti, saranno decisi in un secondo momento nel caso le trattative dovessero portare a un primo accordo. Da Lufthansa arriva un «no comment» alle domande del Corriere. No comment anche dal Mef. Da Fs non è arrivata alcuna risposta. Dal dicastero fanno filtrare che si lavora senza sosta nelle interlocuzioni con i soggetti interessati per individuare la soluzione migliore.
Il governo guarda con favore alla presenza di un'azienda italiana dentro Ita da affiancare a Lufthansa e avrebbe contattato anche altre società oltre a Fs, senza chiudere alla possibilità di un rientro di Msc dopo il passo indietro.
Circola anche il nome di un'altra alleata potenziale: Atlantia, che con AdR gestisce Roma Fiumicino e Ciampino. Per Fs sarebbe un ritorno: nel luglio 2019 fece nascere la cordata proprio con Atlantia e Delta Air Lines per rilevare (senza successo) l'80% di Alitalia. La partecipazione di Fs consentirebbe quella intermodalità treno-aereo sfruttando in particolare la rete dell'alta velocità.
Lufthansa viene vista favorevolmente perché garantirebbe un futuro a Ita e perché nei loro piani c'è lo sviluppo della connettività con il Sud del mondo, a partire da America Latina e Africa. «È nostra intenzione chiudere il fascicolo Ita», ha detto il viceministro ai Trasporti e alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, a margine di un convegno di Assaeroporti dove il presidente dell'associazione Carlo Borgomeo dice sì a un «salvataggio di Ita, ma non a qualunque costo». L'obiettivo, ha chiarito Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, è «una partnership industriale, non ci interessa il Paese dell'alleato».
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