IL VIRUS DEL LAVORO – TANTO PER CAMBIARE, A PAGARE IL PREZZO PIÙ ALTO DALLA RECESSIONE SARANNO PRECARI, PERSONE SENZA LAUREA E CON MENO TUTELE – I SETTORI DOVE SI FA SMART WORKING SARANNO MENO DANNEGGIATI, MENTRE IL 50% DEI LAVORATORI A RISCHIO (60 MILIONI IN TUTTA EUROPA) RICADONO NEI SETTORI VENDITA, RISTORAZIONE E COSTRUZIONI. IL RAPPORTO DI MCKINSEY

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IL REPORT DI MCKINSEY SULLE PROFESSIONI PIÙ COLPITE DAL CORONAVIRUS

 

https://www.mckinsey.com/industries/public-sector/our-insights/safeguarding-europes-livelihoods-mitigating-the-employment-impact-of-covid-19#

 

TRA LICENZIAMENTI E MINORI GUADAGNI, LE PROFESSIONI PIÙ A RISCHIO IN EUROPA PER IL COVID-19. E QUELLE CHE SI SALVAN

Marco Cimminella per https://it.businessinsider.com/

 

tavola calda chiusa in via del corso a roma tavola calda chiusa in via del corso a roma

“O la borsa o la vita”. Il covid-19 ha spinto tutti a rivalutare le proprie priorità, costringendo all’auto isolamento per proteggere se stessi e gli altri. Le necessarie misure restrittive e il successivo lockdown per fronteggiare la pandemia hanno però avuto un tremendo impatto sull’economia reale: aziende chiuse, ristoranti e bar in ginocchio, frenata del Pil e indebitamento sono l’effetto recessivo di quest’emergenza sanitaria. Eppure la crisi non colpisce tutti allo stesso modo. Solo in Europa, il coronavirus mette a rischio quasi 60 milioni di posti di lavoro: quasi l’80 per cento di questi è svolto da professionisti senza titolo di studio universitario.

 

coronavirus i settori piu' a rischio secondo mckinsey coronavirus i settori piu' a rischio secondo mckinsey

A rivelarlo è uno studio della società di consulenza McKinsey: economicamente parlando, quelli che usciranno peggio da questo periodo nero saranno le persone senza laurea, dipendenti e professionisti con contratti a singhiozzo, meno tutele e bassi guadagni. In altre parole, il virus rischia di inasprire lo scontro sociale latente, allargando il divario esistente tra ricchi e poveri.

 

COPERTINA THE ECONOMIST 4 APRILE 2020 - A GRIM CALCULUS COPERTINA THE ECONOMIST 4 APRILE 2020 - A GRIM CALCULUS

Naturalmente, il livello di rischio varierà molto in base al comparto: ad esempio, i settori dove è più facile lo smartworking saranno meno danneggiati rispetto a quelli caratterizzati da attività che prevedono una certa prossimità fisica tra individui, con i colleghi o con il pubblico in generale (pensiamo ai ristoranti o alle fabbriche). Ma al netto di queste differenze, i gruppi più vulnerabili sono quelli delle persone più giovani e con un più basso livello di istruzione.

recessione coronavirus recessione coronavirus

 

Come si legge nel paper “Safeguarding Europe’s livelihoods: Mitigating the employment impact of COVID-19“, nel mirino delle misure di licenziamento, congedi non pagati, taglio delle ore lavorate e degli stipendi finiranno soprattutto i lavoratori impiegati nei settori vendite e customer service, retail, ristorazione e turistico-alberghiero, costruzioni, servizi alla comunità, arte e intrattenimento. Tra questi, a essere più colpiti saranno le persone che non hanno fatto studi universitari: senza laurea o dottorato, sono il doppio a rischiare di più rispetto a quelli che hanno completato il loro percorso accademico. Condividono simile sorte ragazzi e ragazze tra i 15 e i 24 anni, che hanno più probabilità di essere cacciati dal capo rispetto ai membri di altri gruppi di età (dai 25 anni in su).

grafico mckinsey lavori a rischio divisi per fascia d'eta' grafico mckinsey lavori a rischio divisi per fascia d'eta'

 

I settori e le professioni più danneggiate dal Covid19

I ricercatori di McKinsey hanno usato precisi criteri per valutare figure e comparti che subiranno il maggior impatto negativo causato dalla pandemia. La prossimità fisica richiesta in alcuni mestieri e l’effetto sulla domanda di prodotti e servizi innescato dall’epidemia permettono di distinguere i comparti in diversi gruppi.

fabbrica coronavirus fabbrica coronavirus

 

Le professioni con minor rischio contano oltre 160 milioni di occupati: sono coloro che non lavorano necessariamente vicino ad altre persone (contabili, architetti, giornalisti), quelli che forniscono servizi sanitari (medici, manager sanitari, conducenti di ambulanze) o altri servizi essenziali (polizia, istruzione, trasporto pubblico, produzione di cibo)

 

grafico mckinsey settori di occupazione a rischio per il coronavirus grafico mckinsey settori di occupazione a rischio per il coronavirus fabbrica coronavirus 2 fabbrica coronavirus 2

Le professioni con rischio intermedio includono 14,7 milioni di persone, che lavorano con altri individui ma non interagiscono con il pubblico, come operatori di macchine, lavoratori nelle costruzioni e psicologi.

 

Quelli ad alto rischio, invece, sono quasi 55 milioni e la maggior parte lavora a contatto con il pubblico, pensiamo agli addetti alle vendite nel retail, ai cuochi e agli attori.

 

coronavirus i settori piu' a rischio secondo mckinsey 1. coronavirus i settori piu' a rischio secondo mckinsey 1.

Come mostra il grafico sotto, più in generale il 50 per cento di tutti i lavori a rischio in Europa ricadono nei settori customer service e vendite, ristorazione e costruzioni. “Meno condizionati saranno i professionisti dei comparti sanità, scienza, tecnologia, ingegneria, matematica, istruzione, business e professioni legali”, si legge nel report.

 

GLI EFFETTI DEL CORONAVIRUS SULLA DISOCCUPAZIONE - STIMA FMI GLI EFFETTI DEL CORONAVIRUS SULLA DISOCCUPAZIONE - STIMA FMI

Se poi si considera il rischio specifico per settore industriale, le occupazioni che saranno più colpite dalla crisi saranno quelli relativi a ristorazione e attività ricettizie, arte e intrattenimento, costruzioni e retail.

 

 

chiusi per virus chiusi per virus

Come fa notare lo studio, i settori più danneggiati dalla chiusura economica sono quelli che contano il maggior numero di lavoratori senza studi universitari

 

“Il retail e il settore alberghiero e della ristorazione contano rispettivamente 14,6 milioni e 8,4 milioni di lavori a rischio: solo il 17 per cento e il 14 per cento dei dipendenti in questi comparti ha un titolo accademico. Diversamente, il 52 per cento dei dipendenti nel settore dei servizi ha una laurea: un comparto che registra meno posti a rischio (1,6 milioni)”, conclude lo studio.

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