Fabio Pavesi per “Verità & Affari”
Lavoratori di tutta Italia rassegnatevi. Per Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia, va scongiurata una “vana rincorsa fra prezzi e salari”. Questo il monito pronunciato durante l’intervento a chiusura della consueta Assemblea della Banca centrale italiana lo scorso 31 maggio.
La potente fiammata inflazionistica andrà accolta dai lavoratori senza battere ciglio. Occorrerà di fatto, secondo Visco, rassegnarsi a una decurtazione del potere d’acquisto dei salari, pena una pericolosa spirale che darebbe vita a una nuova inflazione aggiuntiva.
La teoria economica non fa una grinza, ovvio che se si salari dovessero adeguarsi al rialzo dei prezzi il rientro dell’inflazione sarebbe più faticoso.
Ma troppa teoria fa a pugni con la realtà immanente. Vaglielo a dire alle famiglie che vedono le bollette energetiche più che raddoppiare il loro peso da mesi, o i generi alimentari rincarare a doppia cifra.
Pazienza sembra dire il Governatore. Un po’ di sacrificio non guasta, pena guai peggiori.
Ma Visco deve avere qualche miopia. Sarebbe opportuno che oltre a lanciare moniti, guardasse prima in casa propria.
Perché nella “sua” Banca d’Italia i salari corrono eccome e non da ieri. E come in un mondo capovolto crescono anche quando l’inflazione non faceva capolino. Basta sfogliare il bilancio dell’istituzione per capire che c’è una sorta di isola felice, immune agli scanquassi dell’economia reale, tra i dipendenti di Via Nazionale.
Nel 2021 infatti i 6629 dipendenti di Bankit sono costati quanto a salari e contributi sociali ben 866 milioni di euro. Ciascuno di loro ha un costo aziendale di 130 mila euro. E solo di stipendio la media delle remunerazioni lorde vale 99mila euro l’anno. Fior di stipendi senza dubbio, in linea con la remunerazione fissa lorda di un dirigente d’azienda. In un’azienda normale i dirigenti sono pochi rispetto agli altri dipendenti, in Bankit gli stipendi dirigenziali assommano a oltre 6mila posizioni.
DANIELE FRANCO E IGNAZIO VISCO
L’alta professionalità e le competenze nel santuario dei controllori del sistema bancario evidentemente vanno ben pagate. Basti pensare che il costo aziendale di ogni dipendente di Via Nazionale vale quasi il doppio della media dei costi aziendali di uno qualsiasi dei 250mila bancari del Paese. E poi parliamo di medie e come tutte le medie sono come il pollo di Trilussa.
I gradini più bassi della gerarchia portano a casa 40-50mila euro l’anno e poi si sale con stipendi delle fasce alte dei funzionari che toccano e superano i 200mila euro l’anno. Ma il tema non è tanto la disparità di trattamento rispetto ai lavoratori delle banche o di altri settori. Il problema è che in Banca d’Italia non c’è mai stata traccia di quelle moderazione salariale che tanto sembra oggi piacere a Visco.
Gli stipendi crescono anno su anno a dispetto di ogni fiammata inflazionistica e sono cresciuti costantemente anche negli anni di inflazione a zero. Per i lavoratori di Bankit la scala mobile esiste ancora. Andando indietro nel tempo ecco la dinamica. Nel 2015 gli stipendi medi in Banca d’Italia erano di 87mila euro e il costo aziendale di 116 mila euro.
L’anno dopo si sale a 91mila di remunerazione e 120 mila di costo aziendale. Nel 2017 ancora su: 96mila euro l’anno di stipendio e 126mila di costo azienda. Via via fino ad arrivare all’anno scorso con 99mila euro di stipendio lordo e 130mila di costo azienda. Di fatto solo dal 2015 gli stipendi dei lavoratori dell’istituzione sono aumentati del 13,8% e il costo azienda del 12%. Solo negli ultimi 6 anni gli oltre 6mila dipendenti hanno visto le retribuzioni inflazionarsi del 2% medio annuo. E come tutti ricordano l’inflazione proprio non esisteva. O meglio la dinamica salariale di Bankit è salita più dell’inflazione. Con buona pace di Visco che ora chiama alla moderazione i lavoratori. Gli altri però.
BANKITALIA IL SALARIO MINIMO IN EUROPA BANKITALIA 3