UNA VOLTA SI CHIAMAVANO DISGRAZIATI, OGGI SI DICE “START UP” - IN ITALIA SONO OLTRE CINQUEMILA LE “AZIENDE INNOVATIVE” - SOLO CHE CREANO POCO LAVORO (MEDIA DI 3 DIPENDENTI) E IL GIRO D’AFFARI È DI 119 MILA EURO - E METÀ DI ESSE NON ARRIVANO A 25 MILA

Siamo messi male anche nel settore “Scale up”, cioè aziende innovative che crescono oltre una certa dimensione, raccogliendo almeno un milione di dollari di finanziamenti - In Italia sono 72, contro le 399 del Regno Unito, le oltre 200 di Francia e Germania. Ma sotto perfino, se rapportate al Pil, alle 40 del Portogallo… -

Condividi questo articolo


Filippo Santelli per “la Repubblica”

 

START UP START UP

A cominciare, fare start up, sono sempre di più. A diventare grandi, trasformando la propria idea in fatturato e posti di lavoro, ancora pochi. Lo mostra l’ultimo rapporto InfoCamere sulle aziende innovative tricolori, che aggiorna a dicembre i dati dell’apposito registro.

 

Le startup tecnologiche iscritte hanno sfondato quota 5 mila, cifra che mese dopo mese è in aumento. Ma oltre ai 19.957 soci fondatori, quelle di cui si conosce l’indotto impiegano appena 5.351 persone, in media 2,8 ciascuna. E hanno un giro d’affari di 119 mila euro, con la metà che non arriva a 25 mila. Spiccioli.

 

Vero, per natura le startup hanno bisogno di tempo. Prima si sviluppa il prodotto, poi si cerca un mercato. «È un processo nel quale chi parte tardi arriva tardi: l’Europa è indietro rispetto agli Stati Uniti, e l’Italia ancora più dietro», dice Alberto Onetti, che alla guida della Startup Europe Partnership monitora le “scale up” europee.

START UP START UP

 

Scale up, cioè le aziende innovative che crescono oltre una certa dimensione, raccogliendo almeno un milione di dollari di finanziamenti. In Italia sono 72, contro le 399 del Regno Unito, le oltre 200 di Francia e Germania. Ma sotto perfino, se rapportate al Pil, alle 40 del Portogallo. E con pochissime “exit”, le uscite con il botto, si tratti di vendite o quotazioni, che ripagano fondatori e investitori.

 

La mancanza di capitale di rischio, in un settore dove si avanza bruciando cassa, è il primo problema. Dopo gli anni orribili 2013 e 2014, lo scorso anno il venture italiano ha mostrato segni di ripresa. Si sono viste operazioni all’altezza degli standard esteri, come i 16 milioni di euro raccolti Moneyfarm, piattaforma online di consulenza finanziaria, o i 10 milioni per DoveConviene, che ha digitalizzato i volantini promozionali dei negozi. E un effetto leva dovrebbe arrivare dal ritorno in campo del pubblico.

adolescenti sviluppatori di start up adolescenti sviluppatori di start up

 

La Cassa depositi e prestiti, con 100 milioni di euro con cui rimpolpare la raccolta dei fondi venture. E Invitalia, che ha 50 milioni da investire direttamente nel capitale delle start up, a fianco dei privati: «Per aiutarne il consolidamento», spiega l’ad Domenico Arcuri. Primo investimento su D-Eye, start up che trasforma l’i-Phone in uno strumento per gli esami della retina.

 

Ma un ecosistema tecnologico fiorente ha anche bisogno di concentrare talenti, università, grandi imprese. In Italia il settore è ancora disperso: il 22% delle start up ha sede tra Roma e Milano, ma guardando la classifica dell’incidenza, sul totale delle società, emerge un diverso e inedito triangolo industriale: Trento, Trieste e Ancona. Positivo, perché la voglia di provarci è trasversale a geografie e settori. Meno, se si tratta di competere con grandi hub come Londra o Berlino. «Siamo il Paese dei campanili», commenta Onetti. «Bisogna avere il coraggio di concentrare attenzione e incentivi su poche iniziative, ma più finalizzate».

START UP START UP

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - L’INIZIATIVA DI OLAF SCHOLZ DI CHIAMARE PUTIN PER TROVARE UNA SOLUZIONE ALLA GUERRA, CON CONSEGUENTE INCAZZATURA DI ZELENSKY, HA UN COMPLICE: LA POLONIA DI TUSK – LA MOSSA È INNESCATA NON SOLO DALLA CRISI ECONOMICA TEDESCA MA ANCHE DAL TRIONFO DI TRUMP - CON URSULA VON DER LEYEN DEBOLISSIMA, I LEADER DI GERMANIA E POLONIA HANNO CAPITO CHE NON POSSONO LASCIARE L’INIZIATIVA DI UNA TRATTATIVA DI PACE CON PUTIN AL TRUMPONE E ALLA SUA POLITICA ISOLAZIONISTICA CHE DELL’EUROPA SE NE FOTTE...

I PRIMI 90 ANNI DI CARLO DE BENEDETTI INIZIANO ALL’HOTEL PALAZZO PARIGI DI MILANO ALLE 19.30 CON UN APERITIVO E TERMINANO CON UN BRINDISI ALLE 22.30 - 100 ATTOVAGLIATI TRA CUI IL NEO 90ENNE IL PATRON EMERITO DEL POTERE BANCARIO, “ABRAMO’’ BAZOLI, ZANDA E GENTILONI (UNICI POLITICI), EZIO MAURO E GAD LERNER – DA RCS: CAIRO, DE BORTOLI, ALDO GRASSO E LILLI GRUBER (CHE HA SCODELLATO IERI SERA SU LA7 UNA PUNTATA REGISTRATA) - MOLTI HANNO NOTATO L’ASSENZA DELLA MOGLIE DI MARCO, PAOLA FERRARI, DA SEMPRE AVVERSARIA DEL SUOCERO: “E’ IL NONNO DEI MIEI FIGLI MA MI DISSOCIO DALLE PAROLE DISGUSTOSE DETTE SU GIORGIA MELONI” – E CARLETTO NON SOLO NON L’HA INVITATA MA AVREBBE SOTTOLINEATO AL FIGLIO MARCO CHE LA PRESENZA DELLA MOGLIE PAOLA NON ERA PER NULLA GRADITA….

DAGOREPORT – L'EFFETTO TRUMP RINGALLUZZISCE LE DESTRE EUROPEE E LA ''MAGGIORANZA URSULA'' RISCHIA DI IMPLODERE - OLTRE ALL'INETTA SCELTA DI RAFFORZARSI CONCEDENDO A GIORGIA MELONI UNA VICEPRESIDENZA ESECUTIVA (SU FITTO CONTRARI SOCIALISTI E LIBERALI), A DESTABILIZZARE LA VON DER LEYEN SONO I POPOLARI SPAGNOLI CHE MIRANO A FAR CADERE IL GOVERNO SANCHEZ BOCCIANDO IL COMMISSARIO SOCIALISTA RIBEIRA – PER URSULA SI PREFIGURANO TRE SCENARI: 1) LA CRISI RIENTRA E PASSANO LE NOMINE, FITTO COMPRESO; 2) ACCONTENTA I SOCIALISTI E RIFORMULA LE NOMINE DEI COMMISSARI; 3) SALTA LA ''MAGGIORANZA URSULA'' E SI TORNA AL VOTO (COSA MAI SUCCESSA…)