Estratto dell’articolo di Sissi Bellomo per “Il Sole 24 Ore”
La fame di petrolio in Cina ha smesso di mordere, almeno per ora. Le importazioni di greggio del gigante asiatico non solo non corrono più, ma diminuiscono rispetto ai livelli (da record) dello scorso anno: fenomeno che riflette consumi ridotti, non un boom della produzione locale, e che in prospettiva potrebbe raffreddare le quotazioni del barile, dopo la fiammata che ha riportato il Brent intorno a 85 dollari, con punte vicine a 88 dollari all’inizio di luglio.
Se Pechino frena è infatti l’intera domanda petrolifera globale a rallentare il passo. Almeno finché altri Paesi – come l’India, ad esempio – non raccoglieranno il testimone.
Le ultime statistiche doganali cinesi, pubblicate ieri, confermano e rafforzano una tendenza già notata da diversi analisti. La Repubblica popolare a giugno ha ridotto gli acquisti di greggio dall’estero dell’11% su base annua, a 56,45 milioni di tonnellate, ovvero circa 11,3 milioni di barili al giorno. Nel primo semestre le importazioni cinesi ora risultano inferiori del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2023, a 11,05 mbg: una contrazione rara in epoche recenti, tolto il periodo della pandemia.
La Cina rimane di gran lunga prima al mondo tra i Paesi importatori di greggio, dopo lo storico sorpasso di una decina d’anni fa sugli Stati Uniti (dovuto anche al successo dello shale oil, che ha reso Washington molto meno dipendente dall’estero). I suoi acquisti sul mercato internazionale sono comunque rallentati in modo notevole rispetto ai ritmi del 2023: risale peraltro esattamente a un anno fa il record storico mensile, di 12,67 mbg nel giugno 2023. Nell’intero 2023 nel Paese erano sbarcati in media 11,3 mbg, un aumento del 10% sul 2022.
Esaurito il rimbalzo post Covid e con l’economia che cresce con il freno tirato, la Cina già da qualche tempo è osservata speciale anche tra gli analisti che si occupano di petrolio. I suoi consumi forse si stanno solo normalizzando, in parte forse comincia ad incidere la forte penetrazione di veicoli elettrici nel Paese.
[…] l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), […] prevede una crescita più che dimezzata per la domanda petrolifera globale sia quest’anno (+970mila bg) che il prossimo (+980mila bg), rispetto all’incremento di 2,1 mbg nel 2023. Il ruolo di traino della Cina, scrive, «si sta attenuando»: pesava per il 70% della crescita l’anno scorso e «declinerà intorno al 40% nel 2024 e nel 2025», anche se «altre economie emergenti come India e Brasile stanno acquistando un maggiore rilievo». […]
XI JINPING - ECONOMIA CINESE - THE ECONOMIST
A rimescolare le carte potrebbe comunque essere proprio Pechino. Il governo cinese, secondo indiscrezioni raccolte da Vortexa, avrebbe ordinato di accumulare entro marzo altri 58,5 milioni di barili di greggio nelle riserve strategiche di Stato. Le grandi compagnie cinesi, commenta Energy Intelligence, faranno probabilmente qualche resistenza visto che le quotazioni del barile sono alte.
Ma se si adeguassero fin d’ora questo si tradurrebbe in una domanda extra di 220mila bg nei prossimi nove mesi. Abbastanza per scombussolare gli scenari di previsione di tutti gli analisti.