Alberto Simoni per “la Stampa”
david solomon di goldman sachs
Dopo la Silicon Valley con le Big Tech affondate in Borsa nel 2022, tocca ora a Wall Street imbracciare l'arma dei licenziamenti per ridurre i costi e rivedere l'organizzazione del lavoro per prepararsi ad affrontare una stagione che si presenta incerta fra l'andamento dell'inflazione, i tassi di interesse previsti attorno al 5-5,25% fino al 2024 e la recessione che, seppur molti analisti prevedono meno rovinosa delle previsioni dello scorso autunno, arriverà comunque a segnare il mercato americano e globale.
Goldman Sachs, secondo quanto ha anticipato l'agenzia Bloomberg che cita fonti interne alla società, si appresta a tagliare 3.200 posti di lavoro, un terzo dei quali delle unità "trading". La riduzione sarà avviata già questa settimana ed è il più grande taglio compiuto finora da una banca americana.
Goldman ridurrà la forza lavoro del 6,5%. Dal 2018 al settembre scorso, sotto la guida del ceo David Solomon, Goldman Sachs ha aumentato il personale del 34% raggiungendo 49mila dipendenti. Fonti della compagnia hanno assicurato che «non si andrà oltre al taglio di 3.200 posti di lavoro».
Una riduzione pesante, ma comunque inferiore a quella prevista in origine dal management della società che avrebbe previsto licenziamenti per 4mila persone. Nel 2008, in piena crisi Lehman Brothers, Goldman aveva ridotto del 10% i suoi dipendenti e i massimi dirigenti avevano rinunciato ai bonus.
Uno schema che in parte si ripeterà quindi quest' anno. Non solo per i licenziamenti ma anche per i bonus ai manager. In un'intervista a Bloomberg già a inizio dicembre, Solomon aveva avvisato il suo staff che le paghe sarebbero state, alla voce premi, meno gonfie rispetto al 2021.
«Pagheremo le persone in base alla performance generale del gruppo». E sempre in quell'occasione - quasi anticipando le mosse di questa settimana - Solomon aveva detto che «bisogna d'ora in poi essere molto cauti con le risorse finanziarie, la struttura e il personale della società».
A innescare la decisione di Goldman, sono stati diversi fattori, come la contrazione delle commissioni bancarie legate al minor numero di transazione. Secondo le previsioni queste si sarebbero addirittura dimezzate. Quindi le assunzioni e il blocco dei licenziamenti attuato negli anni della pandemia, dettati da un aumento delle attività. Fra la fine del 2019 e l'ottobre del 2022 sono state inseriti nella società 11mila nuovi dipendenti.
Ora però la crescita dei ricavi rallentata e la frenata di fusioni e di vendite dei bond stanno costringendo a ridimensionamenti. A pesare su Goldman sono anche le performance negative di Platform Solution, una nuova unità su prestiti e gestione del credito, che ha registrato perdite per due miliardi di dollari. La decisione di Goldman Sachs arriva a pochi giorni dal ciclo di trimestrali delle grandi aziende e banche statunitensi.
Lunedì 13 toccherà - per stare al comparto finanziario - a Bank of America, Citigroup e a J.P. Morgan. Giovedì 17 invece sarà la volta di Goldman Sachs e di Morgan Stanley, che ha anch' essa annunciato una cura dimagrante: lascerà a casa il 2% del personale.
Ma il trend è comune anche ad altri istituti i cui ricavi e la riduzione delle commissioni hanno spinto a operare tagli. Barclays Plc, Citigroup e Bank of America hanno tagliato centinaia di posizioni. Gli analisti prevedono un calo dei profitti per la società dell'indice S&P del quarto trimestre del 2022 dell'ordine del 4,1%, un segnale in netta inversione di tendenza rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente quanto la crescita registrata fu del 31%.
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