Federico Ercole per Dagospia
Sarà lo “spleen” autunnale e per tutto il resto ma è come se fosse sceso il crepuscolo su Playstation 4 e Xbox One, dopo un lungo giorno radioso che ha illuminato videogiochi nuovi e meravigliosi, alcuni immensi e ardenti di una luce propria, altri più segreti e piccoli, quasi invisibili eppure come stelle lontane, all’apparenza insignificanti nel nero oceano cosmico, anche questi grandi nella loro ingannevole marginalità.
Abbiamo giocato bene e abbiamo giocato tanto nel corso di questa generazione di macchine da videogame, ma nel contempo è innegabile la nascita e poi la conferma di un nuovo squallore, l’avanzare di discutibili pratiche economiche per lucrare sull’ingenuità del pubblico, la semplificazione dell’idea ludica (e non si intende la maggiore accessibilità che è invece un pregio), la trasformazione dell’opera in servizio e dell’esperienza in una fruizione spassionata, spesso rabbiosa, senza neppure la dignità e il valore ludico di uno scacciapensieri.
Il videogioco è, nel bene e nel male, andato oltre la console e questo Sony e Microsoft lo sanno bene tanto che, per quanto soprattutto Playstation 4 sia stata venduta in milioni e milioni di esemplari, il suo pubblico non è che una nicchia se comparato ai miliardi di persone che giocano con lo smartphone.
I numeri dei colossal esclusivi Sony spariscono quando affiancati a quelli di giochi gratuiti in una maniera illusoria disponibili sui telefoni, dove tuttavia sono state lanciate anche applicazioni rivoluzionarie come Pokémon Go e tanti gioielli indipendenti. Il successo di The Last of Us Parte 2 o God of War, videogame dallo sviluppo durato anni e dal costo iperbolico, è insignificante rispetto a quello di un Clash Royale. Tutti hanno uno smartphone e gli “antichi” e costosi modelli dell’industria videoludica tradizionale rischiano di diventare poco appetibili per la massa, soprattutto di giovani, restando ad appannaggio di adulti e appassionati con una solida disponibilità economica.
Ci sono poi i tantissimi che giocano su PC, che non sono quei pochi, chiassosi “geek” che si definiscono “Master Race” e che spendono anche migliaia di euro per assemblare computer mostruosi. Se l’industria del videogioco su console non è collassata durante la pandemia con la conseguente crisi economica e si è dimostrata anzi florida, è solo perché ha potuto contare su una vasta base già istallata di hardware e sul prezzo ormai ridotto rispetto al lancio di queste, ma quanti saranno disposti a spendere per le nuove macchine? Quanti potranno permettersele a novembre?
Ecco dunque che lo scenario della scorsa generazione con il trionfo stellare di Sony potrebbe mutare drasticamente, e di conseguenza persino il modello produttivo, qualitativo e formale dei videogiochi. Da considerare inoltre che per godere appieno dei fasti grafici e tecnologici delle ormai prossime Playstation 5 e Xbox One Series X sono necessari televisori di alto livello, con l’opzione dell’ High Definition Range, del 4K e addirittura dell’8K, ma non tutti li possiedono o possono affrontare la spesa necessaria per acquistarli. Senza contare che sarà ancora più importante, anzi determinante, un’ottima e perpetua connessione alla rete.
PLAYSTATION 5
Sarà lanciata il 19 di novembre, in due modelli: quello con il lettore blue-ray in grado di leggere dischi di gioco e film costerà 499 euro, mentre quello solo digitale sarà venduto a 399 euro. Quest’ultimo potrebbe risultare, sulla carta, più stimolante per molti, considerando quanti oggigiorno preferisco una copia digitale di un videogioco a quella fisica, tuttavia è da considerare il fatto che senza un supporto fisico il videogame non può essere prestato a chiunque, scambiato o venduto, andando a penalizzare il conveniente mercato dell’usato. Inoltre per ora le copie digitali costano come o poco meno di quelle fisiche e per tanti videogiocatori il collezionismo è cosa indissociabile dalla passione del gioco.
E’ anche probabile che le grandi catene dei negozi di videogiochi, se non si estingueranno, non avranno interesse nel vendere e pubblicizzare un modello di console solo digitale, che di fatto taglierebbe nettamente il numero degli acquisti di software.
E’ innegabile, persino un po’ triste per chi è cresciuto con il feticismo per le confezioni, che il digitale sia il futuro, così come lo “streaming” sperimentato da Playstation con il servizio Now, ma rispetto alla concorrenza Sony si dimostra meno avveniristica e spericolata. Tuttavia forse persino saggia, nel tenere ancora in considerazione un pubblico dai più considerato obsoleto, ma ancora folto di giocatori che non rinuncia al possesso tangibile dell’opera videoludica e alla sua gelosa conservazione.
Senza scendere in dettagli tecnici la resa grafica e sonora di Playstation 5, da quanto visto durante le video-dimostrazioni di Sony, è senza dubbio spettacolare se osservata su schermi eccellenti, ma lo scarto tra la nuova e la vecchia generazione non è così evidente come in passato, perché c’è un limite oltre il quale non si può andare, ed è quello dell’occhio umano. Per cui più che la risoluzione sembrerebbe contare la frequenza di riproduzione (frame-rate) e la velocità di caricamento. Non si sa purtroppo ancora nulla del futuro della Realtà Virtuale di Playstation e se sia in sviluppo un nuovo visore.
Per quanto riguarda i videogiochi disponibili al lancio, il cui prezzo supererà gli ottanta euro, PlayStation 5 parte avvantaggiata soprattutto per i cosiddetti giocatori hardcore, preludiando la nuova generazione con un rifacimento d’eccezione, ovvero quello del capolavoro germinale che fu Demon’s Souls, capostipite punitivo ed esaltante di una nuova eccezionale, oscura variazione del gioco d’azione e avventura uscito originariamente per PS3.
Ci saranno giochi “cross-gen”, a cavallo tra la quarta e quinta generazione e non esclusivi, ma promettenti come il Cyberpunk di Cd Project Red, sebbene molti li giocheranno ancora sulle “vecchie” console. La retrocompatibilità di Playstation 5 si ferma alla quarta generazione di hardware, peccato, sarebbe stato bello e soprattutto giusto che questa nuova macchina risultasse enciclopedica, uno spazio dove riportare in vita tutta la propria più che ventennale collezione di dischetti Sony ma per questa, diversamente da Microsoft, la novità e l’esclusività dell’hardware è fondamentale e non la sua conversazione con il passato. Per questo c’è lo streaming, quindi un abbonamento da sottoscrivere, e non importa se tanti giochi già si possiedono.
Promettente ma remoto il futuro prossimo, con un prezioso Final Fantasy XVI in esclusiva, il secondo Horizon e il ritorno del magnifico Kratos norreno nel nuovo God of War.
E’ indubbio che Sony, la cui console possiede un’estetica affascinante e cyber-cavalleresca, parta avvantaggiata grazie ai trascorsi fasti e all’affezione del suo pubblico, ma “tutto passa, tutto muore e il cuore umano dimentica”.
XBOX SERIES
Ci sono due nuove serie di Xbox, la Serie S e la X, nomi che potrebbero suscitare qualche confusione negli acquirenti meno informati. Entrambe saranno lanciate il 10 di novembre.
La Serie S è “only digital” quindi senza lettore ottico e costerà 299 euro, molto meno che la controparte solo digitale di Sony sebbene, attenzione, sia meno performante per risoluzione e memoria rispetto alla console di punta di Microsoft, la Serie X che costa uguale alla Playstation 5 completa, quindi 499 euro.
La Serie S è comunque una valida proposta per chi utilizza i convenienti servizi in abbonamento di Microsoft e per chi gioca solo in digitale, insomma una console “economica” in grado di consentire l’utilizzo di centinaia di videogiochi. Serie S è una macchina piccola ed elegante, pensata soprattutto per i giovani e il loro modello di gioco, e potrebbe avere un successo notevole considerato il periodo storico.
Ma sarà in grado, in futuro, di sostenere l’inevitabile evoluzione tecnologica dei videogiochi o l’utenza si troverà una console “castrata” che penalizzerà le opere più sofisticate? Forse, ma a tanti potrebbe non importare nulla di giocare in 4K invece che a 1440p, comunque già un’eccellente risoluzione. La Serie X è invece una macchina davvero potente e superiore in ogni prestazione alla S, un monolitico blocco nero inclusivo di tutti i servizi di Microsoft, oltre che retrocompatibile con la storia integrale di Xbox.
Microsoft ha dichiarato inoltre, dimostrando come l’hardware non sia centrale quanto lo è invece l’ecosistema ludico delle sue produzioni e la sua fruibilità, che i suoi studi (sempre di più e sempre più prestigiosi perché ha acquistato con una mossa spettacolare anche la Bethesda, responsabile di opere di culto come Elder Scrolls) produrranno per due anni videogame utilizzabili su tutta la famiglia Xbox, quindi anche sulla “vecchia” One. E ovviamente su PC, perché Xbox sta diventando più un’idea che un oggetto.
Non ci saranno giochi esclusivi dal richiamo categorico al lancio delle Serie di Xbox, l’attesissimo Halo Infinite è stato rimandato, ma tutti saranno disponibili da subito anche con l’abbonamento Game Pass.
Ma il il futuro prossimo è tuttavia promettente e ricco di preziose esclusive con il gioco di ruolo Avowed di Obsidian, Everwild di Rare o il più che intrigante nuovo Fable.
È prevedibile, considerato il prezzo e i modi nuovi di giocare, che la Serie S possa essere la vera sorpresa della nuova generazione, stra-vendendo.
ALBA O TRAMONTO?
Mentre Nintendo, rallentata dalla pandemia ma sempre vincente con la sua Switch malgrado il deficit tecnologico sensibile con le concorrenti, procede per la sua strada giocosa unica, il futuro delle nuove console appare ambiguo, soprattutto quello dei nuovi videogiochi per queste, la cui produzione è penalizzata e resa incerta dal virus.
Potremmo assistere ad un trionfo del nuovo modello a base di servizi e apertura di Microsoft, la cui bontà però potrebbe scadere a lungo termine andando a inficiare la qualità artistica e la varietà ludica di software intesi sempre più come prodotto effimero in perenne modifica; oppure vedere ribadito il successo di Playstation grazie alla solidità e arte delle sue esclusive. E ci sono le piccole produzioni indipendenti, se si troveranno a loro agio nel nuovo ambiente senza essere sepolte, territorio di sperimentazione e meraviglia.
Sono necessari quindi un certo ottimismo, una nuova apertura mentale, tanta fiducia e un portafoglio pieno per avvicinarsi al futuro del videogioco su console, senza tuttavia dimenticarsi del passato perché è necessario ribadire che i grandi giochi non invecchiano mai e ci sarà sempre qualcosa di antico e valido da esperire. Almeno fino a quando sarà possibile farlo e le copie digitali di capolavori pensati per console ormai defunte non saranno eliminate dagli spazi online per l’afflusso illimitato e conveniente delle novità.
Per questa nuova generazione di console non si percepisce l’entusiasmo e l’emozione di un inizio, come in passato, malgrado i numeri dei pre-order, qualcosa è cambiato radicalmente. Il mondo.