Federico Ercole per Dagospia
C’è tempo solo fino al 31 di gennaio per provare una versione dimostrativa del nuovo episodio di Monster Hunter, intitolato Rise, che arriverà nella sua forma completa (ma destinata come sempre a continue espansioni) il 26 marzo in esclusiva per Nintendo Switch.
Si tratta di una “demo” gratuita e, se scrivere di qualcosa che appare solo in uno stadio ancora molto parziale e germinale è di solito superfluo, non lo è quando si tratta di Monster Hunter, perché le impressioni positive e negative degli ormai milioni di cacciatori di mostri di tutto il mondo saranno accolte e valutate da Capcom per andare eventualmente a “correggere” il gioco intero.
Inoltre, anche se solo per quattro missioni, possiamo davvero intuire come sarà questa nuova impresa venatoria e mostruosa, che rappresenta il ritorno di Monster Hunter su una console Nintendo dopo la latitanza di World, una scelta di Capcom che si potrebbe considerare davvero vincente, considerato che la portabilità di Switch è ideale per la dilatata forma del titolo.
Poi ci sono da considerare l’inquietante assenza nei negozi delle nuove console di Sony e Microsoft e le vendite stellari di Switch, così che Monster Hunter Rise diviene uno dei titoli più attesi, unici e ambiti di questi primi mesi del 2021.
La demo serve anche a capire se questo nuovo gioco di una serie così profonda e impegnativa possa davvero fare per voi, perché non è per tutti considerato l’impegno che richiede, e soprattutto per chi trova disturbante uccidere creature mostruose e magnifiche per una sua più che rispettabile etica animalista, anche se si tratta di sopravvivenza in un mondo virtuale fantasy/preistorica e non di una simulazione venatoria intesa come sportiva; anzi è bene ribadire che il messaggio di Monster Hunter è persino ecologico, poiché nulla si spreca della bestia massacrata per necessità e la si combatte ad armi pari, soprattutto se si gioca da soli.
E c’è qualcosa di ancestrale nella caccia al mostro, nella lotta contro il drago, qualcosa di simbolico e filosofico: fissare gli occhi spaventosi del mostro (anche se l’orripilante e verminoso Khezu non li ha) e comprendere che la creatura a sua volta ci guarda e che al suo sguardo ferino i mostri siamo noi, parte della stessa natura crudele che stiamo combattendo. Bestia contro bestia.
Quindi Monster Hunter potrebbe non essere amato dagli antispecisti, malgrado la sua assoluta dimensione fantastica e fittizia, tuttavia vi risulta evidente come non ci sia differenza tra specie di appartenenza, siamo tutti animali in Monster Hunter, talvolta prede, talvolta predatori.
E’ da aggiungere che Monster Hunter non è solo azione sfrenata ma attenta esplorazione, lenta organizzazione, raccolta di erbe, funghi e minerali, strategia. Se cercate dunque un gioco solo adrenalinico (lo è ma non sempre) e veloce, senza soste e ripetizione, scervellato e intuitivo, allora Monster Hunter non fa per voi e non lasciatevi dunque ingannare dall’accessibilità inevitabile della demo.
QUATTRO MISSIONI
Ci sono due missioni di caccia e due di addestramento alle meccaniche ludiche, soprattutto quelle nuove, in questa concisa ma esemplare versione dimostrativa del videogioco venturo. Consiglio di eliminare subito, una volta cominciata la missione, la fastidiosa freccia rossa che indica la posizione del mostro da eliminare, perché dal menù iniziale non è possibile.
Questo indicatore turba l’esplorazione e nega il piacere di scoprire la posizione della creatura, anche se questa è comunque indicata in maniera ipotetica da una icona sulla mappa. Nel gioco completo ci sarà senza dubbio un sistema di ricerca e tracciamento del mostro, come quello delle palle-pittura o degli insetti degli altri episodi. Dalle stesse opzioni si può togliere anche l’indicatore del danno sulla creatura, una tempesta di numerini che può turbare il realismo avventuroso.
Ciò che subito meraviglia è l’aspetto artistico e tecnico del disegno delle ambientazioni realizzate con il RE Engine, il motore grafico di Capcom messo a punto per Resident Evil, e lo splendore naturalistico e fanta-giapponese del gioco risulta abbagliante su Switch, sia in portatile che sullo schermo della tv. La luce che filtra da alti canneti di bambù o oltre le foglie degli alberi, i torrenti e i laghetti, la superficie fangosa, erbosa o pietrosa, antichi ruderi sepolti da rampicanti, pareti rocciose.
La bellezza panoramica è notevole, alimentata dalla presenza della fauna e dai mormorii della foresta. I movimenti delle creature da affrontare, lo pseudo-raptor detto Grande Izuchi con la sua coda uncinata e dell’elegante, liquido drago Mizutsune sono plausibili e fluidi, credibili nella loro bestialità favolosa, così come le animazioni del cacciatore, sempre variabili in base a quale delle quattordici armi disponibili abbiamo scelto.
Usando come sempre la spada lunga (se c’è una katana disponibile chi scrive deve utilizzarla senza compromessi) è evidente la somiglianza con il passato per quanto riguarda le diverse possibilità offensive, ma ogni mossa risulta più veloce, più vera rispetto all’ultimo enciclopedico esemplare uscito su Switch, l’immenso Monster Hunter Generations Ultimate, un adattamento riuscito da 3DS. D’altronde Rise riprende parte della formula di Monster Hunter World, con i suoi ambienti unici e vasti, non più suddivisi in aree sconnesse dai tempi di caricamento, e anche nel combattimento si percepisce un rigore simile nella messa in scena dell’azione.
Questa volta siamo accompagnati da una creatura canina oltre che dal ricorrente, utile e simpatico Felyne, un gatto antropomorfo. Possiamo cavalcare questo grande lupo, attività che risulta assai affascinante, e questo ci aiuta anche in battaglia con le sue fauci. Tuttavia non pensiate di trascorrere per gli ampli e vari ambienti di gioco solo cavalcando, perché la morfologia del terreno ci impone di smontare sovente dalla sella del nostro lupo-destriero per arrampicarci o camminare lentamente.
Un’altra fondamentale novità di Monster Hunter Rise è quella degli Insetti Filo, creturine setose che possiamo assemblare in lunghi cavi iridescenti utili come “corde” per scalare pareti impervie, per elevarci verso l’alto in salto per raggiungere zone altrimenti inaccessibili, per eseguire determinate tecniche offensive in combinazione con la nostra arma, per proiettarci verso il mostro e per imbrigliarlo al fine di cavalcarlo.
Già, questa volta potremo montare in groppa alla creatura affrontata, una volta ferita a sufficienza o stordita, per sfruttare i suoi bestiali attacchi o addirittura per portarla alla rovina contro un tronco, una roccia o un altro mostro. Cavalcare la creatura, esaltante attività possibile solo per un periodo di tempo limitato, restituisce tutta la furia del mostro sfruttato, laddove il controllo è al limite dell’incontrollabilità, non attendetevi quindi reazioni perfette e meccaniche, perché il mostro ambisce giustamente a tornare indomabile.
ATTENDENDO LA NUOVA CACCIA
Torneremo a parlare di Monster Hunter Rise quando, dopo decine di ore, ci sarà rivelata la sua lenta ed epica progressione, che sia condivisa in rete con altri cacciatori o vissuta (come preferisce chi scrive) in una micidiale caccia solitaria anche quando le difficoltà sembreranno insormontabili.
Ogni Monster Hunter va vissuto con lentezza e abnegazione, cresce nel tempo ingigantendosi. Il triste ma bellissimo sogno di un’avventura selvaggia su un pianeta, il nostro, dove la natura non è più crudele o indifferente, ma afflitta e impazzita, e i mostri che l’hanno ferita, quasi sconfitta, sembrano avere già vinto gongolanti nel loro capitalistico, cieco egoismo.