Federico Ercole per Dagospia
“Gunk”, ovvero viscidume, porcheria, schifezza, spazzatura intesa nella sua qualità molliccia, disgustosa e marcescente, come l’immondizia organica lasciata ad imputridire per una settimana senza essere raccolta dagli operatori ecologici, robaccia fetente e appiccicosa. Ed è proprio “gunk” quello che troveremo sul pianeta inesplorato di The Gunk, videogioco di Image & Form uscito per Microsoft Windows e le serie di Xbox.
The Gunk è già disponibile su Game Pass, ed è una delle cose buone e giuste di questo servizio su abbonamento, quella di rendere disponibili ai suoi milioni di abbonati anche cose sfuggenti ma meritevoli di attenzione, come quest’opera breve quanto godibile e intensa, soprattutto bella, perché sotto la melma nera e pulsante il pianeta sul quale è ambientato il gioco è mirabile, talvolta ammaliante, per i suoi panorami vegetali da giardino dello spazio profondo.
Si tratta di un’avventura d’azione fanta-ecologica che può ricordare le imprese detergenti dell’idraulico baffuto in Super Mario Sunshine, laddove pulire una nera porcheria è una dinamica fondamentale, tuttavia in The Gunk assorbiamo la melma con il braccio meccanico della protagonista invece di sciacquarla.
Giochiamo nei panni di Rani, atterrata sul misterioso pianeta con la socia e amica Beck, alla ricerca di qualche preziosa risorsa che possa garantire un miglioramento economico alle loro risorse finanziare collassanti. Incontriamo poco dopo, esplorando nei pressi nel sito d’atterraggio, l’orrida massa pulsante che da il titolo al videogioco: aspirandola scopriamo che una volta eliminata il territorio rinasce, si anima di vegetazione multicolore, erba, acque pulite.
Così, seguendo la traccia di una promettente fonte energetica, guidiamo Rani in un’esplorazione che la coinvolgerà sempre più nei segreti del pianeta, spingendola ad indagare sui motivi del suo sfacelo, riportandolo lentamente in vita, una zona dopo l’altro, spogliandolo del suo brutto per rivelare la meraviglia.
ESPLORANDO E DIALOGANDO
Sono davvero immediate le meccaniche ludiche di The Gunk, persino troppo si potrebbe pensare, perché nell’arco delle cinque o sei ore che servono per completarlo non subiranno sostanziali cambiamenti, restando invece pressoché identiche per tutto il gioco. Tuttavia questa ripetizione degli stessi gesti ludici non risulta mai tediosa, ma necessaria per alimentare il fascino del viaggio, il desiderio di scoperta.
Realizziamo dunque poco dopo che pulire è un’attività nobile ed eroica, anche perché non combattiamo che qualche rara emanazione parassitaria, mostriciattoli sorti dal viscidume, e per eliminarli usiamo per lo più il braccio meccanico aspirante di Rani, sebbene questa sia dotata anche di proiettili, utili tuttavia soprattutto per azionare meccanismi. Il fulcro di The Gunk è quindi un’esplorazione molto lineare, perché è impossibile perdersi nei suoi ambienti, la pulizia e la risoluzione di qualche semplice enigma ambientale.
Non è solo la breve durata del gioco ad evitare la noia della ripetizione ma la sua scittura, perché la sceneggiatura di The Gunk è ammirevole e importante. Beck rimane nell’astronave e durante l’esplorazione di Rani il suo rapporto con l’amica è costante, negando quel senso di disperata solitudine che si può esperire in tanti altri giochi che ci precipitano in alieni territori virtuali. Beck non è un’idealista ne un’avventuriera come Rani, ella è invece una donna concreta e spaventata per i rischi che la socia sta correndo, oltre che preoccupata per la loro situazione economica.
Da queste differenze caratteriali nascono quindi discussioni coinvolgenti, talvolta comiche e altre drammatiche, mentre esploriamo ambienti sempre più sorprendenti e riveliamo la storia del pianeta, le motivazioni della sciagura, accompagnati inoltre da una cameristica colonna sonora molto suggestiva, composta soprattutto per strumenti ad arco.
Insomma se avete un abbonamento Game Pass, istallatevi e giocate The Gunk, anche perché è fondamentale dimostrare un interesse attivo per questo tipo di videogame, soprattutto alla luce del nuovo e impressionante acquisto di Microsoft, quello di Activision-Blizzard di cui si discute molto e fino alla nausea (spesso in insopportabili toni trionfalistici da tifosi) su ogni media, ma soprattutto sui social e sui forum, dando vita a interminabili discussioni tra fanatici.
68 MILIARDI DI DOLLARI
E’ la cifra spesa da Microsoft sotto l’egida dal sempre e forse fin troppo ridente (ci credo) Phil Spencer per acquistare la soccombente, a causa di innumerevoli e sgradevoli scandali, Activision-Blizzard. Tuttavia oltre le brutte vicende legate ad accuse di abusi sessuali e gravi discriminazioni, Activision-Blizzard è responsabile o ha I diritti di titoli milionari come Call of Duty , World of Warcraft, Diablo e persino di uno dei giochi mobile più redditizi di sempre, ovvero Candy Crush.
Sarà probabile che Microsoft, sulla carta attentissima alle questioni dell’inclusività e di un ambiente lavorativo sano, “bonificherà” la putrida palude che è diventata Activision-Blizzard, tuttavia uno dei presunti responsabili, ovvero il CEO Bobby Kotick, continuerà ad occupare il suo ruolo. Almeno fino e solo a transizione effettuata, si dice.
C’è poi, tra il tanto orgoglioso chiacchiericcio social di questi giorni, la previsione o addirittura la speranza dell’estinzione di Sony Playstation, soprattutto, e di Nintendo. Non credo sia possibile, anzi, ma sarebbe una cosa orribile.
Sono un sognatore, per questo videogioco, non un analista economico; ma ciò che temo, malgrado tra gli studi acquisiti da Microsoft ce ne siano senza dubbio di molto talentosi e promettenti grandi cose, è il rischio di un monopolio ludico di stampo “disneyano”, dell’appiattimento dei videogiochi (un fenomeno comunque già avviato) verso il modello più immediatamente redditizio, quello dei GAAS e dei multiplayer online, senza parlare di quello di ingannevoli giochini “mobile” già oggi giocati da milioni.
Quindi, se avete Game Pass scaricatevelo, questo The Gunk, una tra le tante (ma non troppe) cose meno roboanti e clamorose presenti nel servizio di Microsoft. Adesso ci sono anche Death’s Door, Nobody Saves the World e Widjammers 2. Dimostrate che c’è ancora bisogno di videogiochi piccoli, belli e diversi.
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