Federico Ercole per Dagospia
Aionios, ovvero il mondo dove si svolge la terza xeno-cronaca di Tetsuya Takahashi e compagnia, o l’ottava se vi aggiungiamo Chronicles X ma soprattutto gli “antichi” Xenogears e la trilogia nietzschiana di Xenosaga, opere connesse in maniera innegabile seppure ermetica, oscura, per intenzioni filosofiche e questioni di diritti.
Aionios, che in greco antico e biblico indica qualcosa che perdura, senza inizio né fine, eterno; un significato che sottolinea invece la tragedia della vita funzionale e atrocemente limitata alla guerra dei giovani abitanti di questo mondo-retaggio, “programmati” per vivere solo dieci anni marziali in un ciclo di adolescenza e prima maturità lottando in un insensato, secolare conflitto.
Conclusosi un decennio e se non muoiono prima, questi ragazzi senza infanzia o vecchiezza vengono ritirati o meglio “tramandati” con un osceno rituale ch’essi considerano tuttavia l’apice di un’esistenza e suo onorevole coronamento. Con “Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, l’inizio e la fine” dall’Apocalisse, cominciava invece il seminale Xenogears (1998).
Il gioco di ruolo giapponese non classico Xenoblade Chronicles 3, per Nintendo Switch, conferma la volontà di Takahashi di riportare il fantastico in una dimensione più politica, psicanalitica e filosofica, una fantascienza di simboli, ipotesi e teorie dove convivono ricordi dei tecno-misticismi e le introspezioni di P.K. Dick, l’umanesimo di Simak, gli “oltre-uomini” di Sturgeon e tanto immaginario “robotico” e non giapponese da Astroboy a Evangelion fino al lungometraggio Sky Crawlers di Mamoru Oshii, anche questo una storia di ragazzi che non possono invecchiare creati per combattere un’altra guerra insensata.
Eppure la profondità concettuale della diegesi di Xenoblade Chronicles 3 non esclude il valore giocoso dell’opera, che si rivela tra le più significative dell’anno, lunghissima, travolgente e rivelatrice, un viaggio smisurato attraverso i panorami vari e magnifici di un mondo immenso, la cui progressiva scoperta è un obiettivo fondamentale e imprescindibile, un piacere avventuroso ed estetico.
EPICA DELLA DISERZIONE
Controlliamo un sestetto di disertori e ribelli, tre coppie, all’inizio nemiche poi alleate per infrangere le catene dell’inganno ordite da un misterioso sistema di potere: Noah, Yunie, Lanz, Miyo, Sena e Tayon. Si tratta di personaggi complessi, dal “design” più sobrio del precedente episodio, appesantiti da ricordi traumatici, finalmente liberi sebbene perseguitati. Unendo corpo e menti, le tre coppie possono diventare ognuna un Uroboros (il serpente che si morde la coda, un simbolo ancestrale che può significare l’unità di tutte le cose o l’eterno ritorno) sorta di cavallereschi, bellissimi “Mecha” il cui duplice cervello alimenta ricordi di Pacific Rim.
Cominciamo quindi un’impresa di decine di ore, composta da combattimenti strategici in un tempo quasi reale, complessi e appaganti; prolungati segmenti non interattivi e soprattutto esplorazione. Gli spazi di Xenoblade Chronicles 3 sono ancora più vasti dei predecessori, disegnati per divenire sempre più stupefacenti ed esaltare il desiderio di scoperta.
Si tratta di panorami che sembrerebbe impossibile vedere sulla (mai) “vecchia” Switch e che soffrono un poco se si gioca in portatile, ma che dimostrano il talento di Monolith Soft nell’inventare mondi. All’impianto visionario composto dalla potenza scenica e da quella narrativa delle intense scene di intermezzo si aggiunge quello sonoro, una partitura maestosa composta da Yasunori Mitsuda con il supporto di altri musicisti, un flusso coscienza che diviene melodie, timbri, armonie.
ASTRAZIONI MARZIALI
Gestendo una squadra di sei personaggi, alla quale se ne aggiunge spesso un altro, si potrebbe pensare che i combattimenti di Xenoblade Chronicles 3 siano caotici e forse talvolta per l’occhio lo sono, ma si tratta di una sublime astrazione cromatica e vettoriale, non di disordine, e con la pratica chi gioca riesce a dominarla con la ragione, a controllarla e gestirla. Inoltre sono richiesti un veloce pensiero strategico e una riflessiva preparazione tattica, per non soccombere. C’è un sistema di classi che all’inizio può suscitare qualche perplessità, perché sembra privare i protagonisti della loro specificità e unicità; ma procedendo nel gioco si realizza il valore ludico di questa possibilità.
Può invece dispiacere che non si possano impugnare e indossare armi o armature diverse, ci sono solo accessori e “gemme” dai vari poteri, tuttavia è così pieno il menù dei personaggi, così ricco di opzioni che gestire anche un equipaggiamento più canonico sarebbe stato addirittura soverchiante. Più immediate nello svolgimento e nel compimento sono invece le innumerevoli missioni secondarie più o meno coinvolgenti.
Considerata la complessità della trama e le sue derive nel passato della saga, Xenoblade Chronicles 3 è consigliato soprattutto ai tanti Xeno-appassionati, ma potrebbe coinvolgere anche i neofiti per spingerli poi al recupero di questa immensa epopea.
Un videogioco drastico nel condannare la guerra come pratica dissennata, nel denunciarla come inutile massacro soprattutto di giovani, mentre rari, potentissimi vecchi si nutrono delle loro tragedie distaccati, insensibili spettatori e insieme registi di un orribile, ingiusto film della vita.
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