Federico Ercole per Dagospia
Il gioco di ruolo giapponese classico, inteso nelle forme e i modi della sua origine con Dragon Quest e Final Fantasy negli anni '80, parve ad un certo punto dello scorso decennio destinato a estinguersi, tendendo questo genere a evolversi verso nuove modalità che potessero assecondare i gusti e i desideri dei giocatori crescenti. Gonfiato da investimenti milionari e pensato per un pubblico vasto e globalizzato, questo genere così distintivo si orientò verso un'azione più immediata e meno strategica, ammiccò alla rete, tentò talvolta di occidentalizzarsi, rischiò un'eutanasia per rinascere in un corpo diverso, dall'identità irriconoscibile.
Ma questa estinzione non si verificò, perché la sostanza dei giochi di ruolo giapponesi perdurò anche laddove la forma era cambiata in maniera più drastica; il genere assunse e inglobò con successo meccaniche aliene, alcune le inventò, ma non perse la sua anima di epopea interattiva, il suo essere una forma novella di racconto epico unica e peculiare di quell'oltre, ancora indefinibile, che consegue al post-moderno. Tuttavia, accanto a rare produzioni milionarie, per qualche tempo vennero a latitare le più piccole e, se si escludono la serie di Persona e Dragon Quest, quelle più tradizionali, laddove per tradizione non si intende qualcosa di vetusto e sorpassato, ma videogiochi che ripristinassero le antiche dinamiche ludiche del genere.
Negli ultimi anni c'è stato un ritorno significativo al gioco di ruolo classico, produzioni a medio o piccolo budget che conservano e rivoluzionano insieme il gioco di ruolo. Tra le più riuscite ci fu Bravely Default di Square-Enix, per Nintendo 3DS, avventura ruolistica hardcore che appare come un antico Final Fantasy travestito, con i suoi cristalli, lo spettro dell'apocalisse, il sistema di classi e tattici combattimenti a turni.
Giunge adesso, per Nintendo Switch, Bravely Default 2, non un sequel, perché nel genere la numerazione va intesa in senso sinfonico, ma un'epopea nuova per nuovi eroi che mantiene ciò che contraddistinse il videogame precedente, lo stesso classicismo sfrontato che non nega moti innovativi e che conferma il valore ludico “imperituro” del gioco di ruolo degli inizi.
Per chi ha trascorso centinaia di ore con i giochi di ruolo dell'epoca d'oro, per chi non teme ore di “grinding” per provare quel senso di appagamento che sorge nel momento in cui si diviene più forti, per chi ama un fantasy che è solo convenzionale in maniera illusoria ma che risulta in profondità assai più sofisticato di tanta letteratura pensata per adulti, Bravely Default 2 è quindi una delizia giocosa, anche durante i suoi momenti narrativi più gravi e tragici.
EROISMO E SACRIFICIO
Controlliamo una compagnia di quattro personaggi, due donne e due uomini: il marinaio Seth, naufrago senza memoria; Gloria la principessa di un regno annientato; lo studioso gaudente Elvis e la sua guida avventurosa Adelle, che ad un certo punto vi sorprenderà. Il mondo è vittima di catastrofi in seguito al furto di mistici cristalli elementali e dovremo quindi recuperarli viaggiando, lottando, soffrendo, in un'avventura dalla sceneggiatura fittissima e articolata che non seppellisce tuttavia il gioco puro, ma lo sostiene, lo esalta e lo giustifica.
Malgrado ci siano diversi siparietti comici, il timbro di Bravely Default è spesso oscuro e dolente trattando di corruzione, patricidio, del lutto di genitori che hanno perso la figlioletta, di sacrifici definitivi. Ci sono inoltre numerosi colpi di scena melodrammatici e risulta inevitabile l'empatia con il quartetto di eroi, per i quali si prova un'immediata affezione che cresce con un tempo di gioco che può superare le cento ore.
Degna di nota la colonna sonora di Revo, toccante o adrenalinica all'occorrenza, sebbene le tracce tendano a ripetersi, soprattutto nei “dungeon”, finendo così per privarli di una loro identità ambientale di panorama sonoro.
Lo stile artistico di Bravely Default 2 è chimerico: ci sono le città disegnate a mano, paesi desertici invasi da acque anomale, borghi sepolti da una fioritura selvaggia di vegetazione o ghiacciati e illuminati da sinistri fuochi purpurei; i personaggi sono invece poligonali e caricaturali nello stile “super-deforme” di tanti caratteri dei giochi e delle animazioni giapponesi; la mappa sulla quale ci muoviamo tra un luogo e l'altro è anch'essa poligonale così come i “dungeon”, sebbene la prima appaia inevitabilmente più scarna e visivamente obsoleta.
Questa miscela di stili e tecnica non nega comunque l'organicità di un mondo di gioco che brilla per la sua arte, che risulta vitale grazie alla verbosità e alle storie dei suoi abitanti e per la sua fauna mostruosa e non, che compone un bestiario ricchissimo così che le centinaia di incontri marziali non risultano noiosi ma sempre stimolanti non solo per un sistema di combattimenti a turni eccellente.
CLASSE E CLASSI
La peculiarità strategica degli scontri in Bravely Default è fondata su una dinamica di attesa o azione immediata: possiamo decidere se difenderci per la durata di tre turni per poi scatenare insieme una serie di azioni offensive o difensive concatenate o se agire subito e poi attendere pazientemente e pericolosamente di tornare in grado di farlo. Un sistema che diviene motore di complesse decisioni tattiche, anche perché Bravely Default non è facile neppure a modalità “normale”(sconsiglio quella facile perché sottrae profondità ludica) e gli scontri con i “boss” risultano sempre ostici.
A rendere i combattimenti ancora più appassionanti c'è uno straordinario sistema di classi, procedendo nell'avventura possiamo scegliere se essere maghi neri o bianchi, arcieri, monaci combattenti, cacciatori di mostri e altre innumerevoli categorie, ognuna con le sue abilità da apprendere e le armi idonee. Non c'è classe che non sia davvero necessaria, perché in ciascuna di queste c'è almeno un'abilità che risulta fondamentale o utile in una determinata situazione. Per dominare ogni classe sono necessari molti combattimenti e in questo caso, per non gonfiare troppo il tempo di gioco, possiamo aumentare la velocità delle battaglie fino a quattro volte.
Gioco di nicchia, ma per una nicchia alquanto grande, Bravely Default 2 eredita i fasti ludici, artistici e narrativi dei Final Fantasy prima del settimo episodio, nonché la loro “stimmung” perduta, ribadendo il valore fiabesco, epico e avventuroso delle origini di questa storica serie di videogiochi così mutata -e non è una cosa negativa- nel corso del tempo.
Giocate Bravely Default 2 se non temete ore di sbattimenti che tuttavia premiano con una giuliva soddisfazione, se amate un'epica pop-giapponese che malgrado i suoi luoghi comuni (che sono comunque quelli dell'epica da secoli e quindi i pilastri che la definiscono) risulta comunque sia ancestrale che umanista. Se pensate che valga ancora la pena salvare un altro fittizio mondo virtuale di pupazzetti quando bisognerebbe tentare di risanare questo, perché un buon immaginario aiuta ad edificare una buona realtà.