DAGOGAMES BY FEDERICO ERCOLE - “EDEN TOMORROW” DI SOULPIX È UN’ESPERIENZA FANTASCIENTIFICA CHE CI PRECIPITA IN UN PIANETA OSTILE, FACENDOCI VIVERE UN’AVVENTURA MISTERIOSA, DOVE L’AZIONE È SUBORDINATA ALLA CONTEMPLAZIONE - IL GIOCO COMINCIA CON UN NAUFRAGIO, PRECIPITIAMO A BORDO DI UNA CAPSULA D’EMERGENZA IN UNA GROTTA SABBIOSA, RISCHIANDO DI ESSERE PREDATI… - VIDEO

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Federico Ercole per Dagospia

 

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La realtà virtuale è una tecnologia che va oltre la categoria del ludico, essendo le sue applicazioni utili in campi che spaziano dalla medicina al turismo, dalla divulgazione culturale all’architettura.

 

Tuttavia il potenziale di immedesimazione che la VR aggiunge al videogioco è immenso e ancora quasi inesplorato, sebbene negli anni siano uscite opere elettroniche di valore che ne hanno saputo valorizzare le squisite facoltà alienanti, soprattutto Resident Evil VII che pone il giocatore al centro dell’orrore come attore, videogame teorico e sperimentale come lo fu per il cinema Blair Witch Project. Oppure Tetris Effect, la matematica astrazione  nella sfera di una logica superiore.

 

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Tra i visori per la realtà virtuale il più impegnato sul fronte ludico, ma non solo, è quello di Sony per la Playstation 4, che si spera trovi spazio anche nel futuro della multinazionale giapponese e non venga abbandonato all’estinzione, perchè, sebbene questo caschetto per la VR abbia venduto più di quelli della concorrenza, gli scettici sul suo valore sono ancora molti e malgrado tanti siano i software disponibili è raro che la grande industria dell’intrattenimento produca videogiochi esclusivi. Ma ci sono gli indipendenti, più inclini alla sperimentazione, ecco dunque Eden Tomorrow di Soulpix, esperienza fantascientifica che ci precipita in un pianeta ostile, facendoci vivere un’avventura misteriosa, dove l’azione è subordinata alla contemplazione.

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UNA PORTA PER L’ALTROVE

Indossare il caschetto della VR di Sony, soprattutto quando è trascorso qualche tempo dall’ultima volta, è sempre un momento straordinario della visione: lo spazio della realtà attorno a noi si annulla, gli auricolari mettono a tacere i suoi suoni e rumori, un altro luogo si apre e noi siamo al suo centro sperimentando un “transfert” totalizzante che convince i sensi, parzialmente la ragione, ma non il corpo che resta ancorato nella sua dimensione fisica, ricordandoci che non siamo davvero altrove.

 

E’ questa dicotomia tra l’illusione sensoriale e la fisicità che può causare inizialmente un variabile senso di nausea, ma basta poco per abituarvici e molto dipende dalla dialettica con la propria immaginazione, da quanto si è disposti a impegnarsi per entrare nel ruolo che ci impone un’alterazione del presente così immersiva.

 

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Eden Tomorrow comincia con un naufragio, precipitiamo a bordo di una capsula d’emergenza in una grotta sabbiosa, rischiando di essere predati da un grande drago alieno. Non abbiamo memoria, le nostre corde vocali sono danneggiate e possiamo solo annuire e negare muovendo la testa, mentre un piccolo robot sferico e logorroico tenta di rimetterci in sesto e di allontanarci dal periglioso luogo dell’impatto.

 

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Durante l’avventura potremo talvolta controllare la sferica macchinetta senziente, alternandola al protagonista (che una foto spiegazzata rivela straordinariamente somigliante al Bruce Campbell di Evil Dead) e questo doppio punto di vista si rivela efficace per abbandonarci ancora di più ad una narrazione ambientale, condotta da ciò che restituisce lo spazio che attraversiamo. Vivremo talvolta dei flashback, oppure troveremo dei messaggi audio lasciati dagli altri sventurati precipitati sul pianeta e sulla sua superficie periti, tuttavia sono soprattutto il panorama, le architetture e la fauna a restituirci l’idea di una storia, suggerendola, lasciandocela intravedere tra le nebbie dell’inesplicabile.

 

AZIONE RAREFATTA

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C’è chi dice che si gioca poco in Eden Tomorrow, perchè soprattutto si viaggia, esplorando luoghi suggestivi e maestosi che stanno precipitando in un surreale, disordinato collasso. Eppure non è vero, a meno che per giocare si intenda solo “sparare”. Non si tratta di un videogame che necessiti di virtuosismi o di chissà quale pensiero strategico, ma ci sono alcuni curiosi momenti enigmatici da risolvere e l’alternanza uomo-macchina garantisce al gioco una varietà tale da non annoiare mai per le sei ore necessarie al suo completamento, che possono essere di più se si procede lentamente, come qualsiasi naufrago dello spazio farebbe, d’altronde.

 

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Ci sono momenti di pura vertigine durante i quali osserviamo abissi spalancarsi sotto i nostri piedi mentre camminiamo sull’orlo trotuoso del precipizio, altri di suspense mentre ci immergiamo nei tunnel abitati da orripilanti vermi giganti o tentiamo di non far rumore per non svegliare la bestia che dorme, altri di puro piacere visionario, come quando guardiamo uno stormo di spaventose viverne disperdersi di fronte ad un colossale spaventapasseri metallico.

 

FANTASCIENZA DA DENTRO

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Quello di Eden Tomorrow non è il più originale dei racconti sci-fi, ma la spinta emozionale della realtà virtuale lo trasforma in un’esperienza a tratti travolgente, illudendoci con una rara forza di convinzione. Se i videogiochi in generale hanno già portato i generi del fantastico verso una nuova dimensione della partecipazione ad un racconto, la VR stravolge ulteriormente la maniera in cui lo si esperisce, stregandoci, ponendoci con una malia ipnotica in altri tempi e in altri spazi mai così avvolgenti e “veri”. 

 

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Sarebbe eccezionale, in futuro, vedere adattato alla realtà virtuale quel contenitore di quasi ogni sci-fi possibile che è l’incompreso No Man’s Sky, nel mentre Eden Tomorrow (ma non dimentichiamo i notevoli Farpoint, Firewall Zero Hour e il fantasy estremo dell’immenso Skryrim VR) è una concisa, valida trasferta in un altrove fantascientifico possibile, dove viaggiare attoniti come se sognassimo le pagine di un vecchio Urania animarsi e divenire la materia onirica di una lucida, innocua allucinazione. 

 

 

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