Federico Ercole per Dagospia
Il 15 luglio del 2016 Pokémon Go giungeva in Italia, spopolando da “noantri” come in quasi tutto il mondo. Per qualche settimana le creature inventate da Satoshi Tajiri durante gli anni ’90 furono l’argomento del giorno sui quotidiani, alla tv, sui social e ovunque si radunasse gente, soprattutto in vena di polemica, perché in moltissimi non persero l’occasione di esporre il loro parere critico e apocalittico sull’applicazione ludica di Niantic.
Nacquero leggende metropolitane sulla pericolosità del gioco, tipo “finisce sotto un treno per catturare Pikachu; gli sparano perché è sconfinato in una proprietà privata per prendere un Magikarp selvatico; ucciso dalla fidanzata perché ha catturato il Pokémon prima di lui; non vede un escremento di cane cercando Pokémon, vi scivola sopra, batte la testa e muore…”.
Ogni incidente o fattaccio di cronaca nera sembrava essere connesso alle favolose bestie.
Uomini veri e duri, immuni a tanta esplosione ludica, pontificavano al bar o in coda al supermercato sul rimbambimento collettivo di adulti maschi che invece di andare “a caccia di tette come facevo io ai miei tempi oggi preferiscono catturare mostriciattoli”.
“Sono meglio le figurine dei calciatori” diceva la zia. I genitori si preoccupavano, il clero temeva, il complottista accusava, gli educatori avvertivano: questi mostri uccideranno la fantasia di tuo figlio.
Su una cosa tuttavia tutti i detrattori di Pokémon Go erano d’accordo: “tra qualche tempo non ci giocherà più nessuno”. E parve davvero che così avvenisse, perché dopo poche settimane i curiosi della prima ora persero l’interesse per delle creature numeriche delle quali fino ad allora, comunque, non avevano mai saputo nulla e Pokémon Go passò finalmente di moda con l’inizio del nuovo campionato.
E’ davvero andata così? Assolutamente no, Pokémon Go é trascorso dai giocatori casuali agli appassionati e continua ad essere giocato pressoché globalmente da milioni di persone; in Italia non c’è città o paese che non abbia una comunità più o meno folta di giocatori, l’applicazione di Niantic cresce diventando sempre più appagante ed elaborata e dalla prima generazione di creature siamo ormai giunti alla quarta contando circa 500 meravigliose, inquietanti, tenere e solenni creature.
IL GIOCO DEL CAMMINARE E DELLA SCOPERTA
Camminare non è più bello se si gioca a Pokémon Go, o può essere anche che lo sia, ma di sicuro è più sorprendente poiché il suo utilizzo non ci esclude dalla realtà ma ci fa intrattenere con questa un rapporto ludico intimo e spettacolare, introducendo elementi fantastici da un ecosistema coerente nel tessuto del vero.
Sappiamo sempre dove siamo quando giochiamo Pokèmon Go (lo sapranno anche i poteri occulti, dirà il complottista) grazie al suo continuo processo di mappatura satellitare, ma non è solo una questione di posizione poiché i numerosissimi Pokéstop, ovvero punti raccolta dove trovare risorse, e le palestre in cui competere o allearsi , ci indicano luoghi di interesse urbani e non che possono essere riconoscibili come monumenti storici, oppure inconsueti come murales o dimenticate targhe commemorative.
A suo modo Pokémon Go è una minimale guida turistica innestata con il favoloso che ci spinge oltre i percorsi abitudinari stimolandoci a prendere nuove strade, a scoprire nuovi panorami e facendoci inoltre percorrere chilometri a piedi, diventando per questo anche un utile strumento contro la sedentarietà.
AMICI PER I POKEMON
Pokémon Go ha continuato a mutare drasticamente dai tempi del suo lancio trionfale e chi vi giocò solo allora oggi non lo riconoscerebbe. Niantic è riuscita a fidelizzare gli appassionati, riuscendo anche a introdurne progressivamente di nuovi grazie soprattutto all’invenzione dei raid leggendari che obbligano i giocatori a trovarsi in una determinata palestra e all’ora corretta per sconfiggere e potere sperare di catturare creature potentissime e rare.
il pokemon drao introvabile per johnson
Per organizzare i raid è necessario creare delle chat apposite su Whatsup o Telegram per darsi un appuntamento in gruppo ed il bello in tutto ciò è che ci si incontra davvero, non virtualmente, si gioca vicino e insieme, si parla e alla lunga si fa amicizia condividendo un gioco che ha assai poco di “video” se non si fondasse sul telefono. Le comunità di Pokémon Go sono davvero variegate, composte da ragazze e ragazzi, donne e uomini, bambini con i genitori, anziani e pensionati. Ci sono ricchi e poveri, operai e impiegati, liberi professionisti e commercianti, studenti e disoccupati, professori e punkabbestia, fricchettoni e metallari.
Si è poi aggiunto il sistema di “amicizie” interno al gioco, fatto di utili doni reciproci, di scambi di Pokémon, di sfide amichevoli o agonistiche. In definitiva i rapporti che possono nascere con Pokémon Go, proprio perché fondati sull’incontro, sono assai più umani di quelli quasi sempre illusori ai quali ci ha abituato l’era di Facebook.
Se invece siete misantropi o vivete in luoghi isolati o paesi senza giocatori è possibile catturare i Pokémon leggendari senza partecipare ai raid ma completando una serie di missioni settimanali, un’aggiunta doverosa e giusta di Niantic al suo gioco, perché chi non può o non vuole fare parte di una comunità possa comunque ottenere le creature più potenti .
SCINTILLANZA
Gli “shiny” o Pokémon “cromatici” sono diventati nei mesi l’oggetto dei desideri della maggior parte dei giocatori. Si tratta di creature dal colore diverso da quello consueto che compaiono assai raramente e casualmente, tranne durante i Community Day mensili dedicati a un Pokémon particolare: durante le tre ore dell’evento è più facile trovarne una.
Questa mania per lo “shiny” dimostra come il collezionismo sia uno dei motori principali della passione mai sopita che anima i giocatori di Pokémon Go, e spiega anche come mai un’applicazione simile, creata dalla stessa Niantic, e dedicata all’affascinante e celeberrimo mondo di Harry Potter, non abbia avuto presa sul pubblico che già gioca con le creature Nintendo: non c’è nulla di interessante da collezionare.
QUANTO DURERA’?
E’ probabile che Pokémon Go sarà giocato e condiviso ancora per anni, sebbene sia difficile che Niantic continui ad introdurre nuove dinamiche ludiche con la frequenza di questi suoi primi tre. Ci sono ancora la quinta, la sesta e la settima generazione di mostriciattoli da lanciare, presumibilmente una all’anno e l’ottava debutterà quest’autunno nel videogame per Switch dal titolo Pokémon Spada e scudo.
Quindi centinaia di nuove creature sono prossime, “ombre nere” da inseguire al lucore elettrico dei lampioni, sotto il sole,con la neve o la pioggia, nelle tenebre. E noi allenatori di Pokémon in questo gioco di ruolo con noi stessi, con gli altri, con l’alieno e con il vero non possiamo che augurare all’immensa applicazione di Niantic un futuro fecondo, per continuare a catturare numeriche bestie fantastiche tra le trame della realtà, a conoscerci, a sfidarci e ad amarci sospesi tra due mondi.
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