Federico Ercole per Dagospia
Sono trascorsi undici anni dall’ultimo episodio bidimensionale dedicato all’idraulico baffuto, a suo fratello e a tutta la compagnia di Fungolandia. Ecco dunque uscire durante il sempre più glorioso tramonto dell’inossidabile Nintendo Switch e sulla scia del successo clamoroso dello sperimentale e teorico lungometraggio giunto la scorsa primavera al cinema, un nuovo “platform” in 2D che si è rivelato un ordigno di invenzioni e fantasia, uno di quei videogame del quale anche un solo livello dei tanti che lo compongono possiede il materiale creativo per sostenere giochi interi.
Si tratta di Super Mario Wonder, ovvero “meraviglia”, non solo quella che si desta ad ogni passo del baffuto eroe nel nuovo Regno dei Fiori ma sostanza iridescente e pollinica mai troppo occulta che trasforma ampie porzioni di livelli in maniera drastica, visionaria e sorprendente, modificando così spazi, forme, suoni, tempi e modi di giocare.
Si tende a riferirsi sempre e solo a Mario, d’altronde la stella più fulgida è lui, ma qui è possibile selezionare sin dall’inizio innumerevoli personaggi per utilizzarli al posto del mattatore: Luigi, Peach che questa volta non è rapita, Daisy, Yoshi, Toad e il Ruboniglio, alcuni dei quali utili soprattutto per i meno esperti e in grado di tollerare i danni inflitti dai nemici. Ogni personaggio si può cambiare a volontà prima di cominciare uno dei livelli che compongono i molteplici e vari mondi e c’è inoltre la facoltà di giocare, oltre che online, in una cooperativa locale con altri tre giocatori, un’esperienza esilarante.
Si avvicinano le blasonate -senza dubbio effimere e roboanti ma indicative- premiazioni dei Game Awards 2023 e Nintendo sarà in lizza per il “migliore gioco dell’anno” con il suo sublime Legend of Zelda Tears of The Kingdom; ma sarebbe insensato e miope se non partecipasse anche con Super Mario Wonder o se con questo vincesse solo il consueto “contentino” del “meglio gioco per famiglie”, cosa che in effetti questa meraviglia in due dimensioni è anche, riuscendo tuttavia ad essere molto, molto altro e non solo per i nuclei famigliari con la buona abitudine del videogame condiviso.
Super Mario Wonder è una fonte di sorrisi e stupore, qualità balsamiche rare nei videogiochi di oggi, adombrati dalla realtà e dall’orrore che dal presente spira nei loro mondi virtuali inducendo ad una riflessione e alla consapevolezza tramite allegorie e metafore ma non alla rimozione spesso necessaria, per qualche ora di dolce svago, del brutto assoluto emanante dalla quotidianità globale. Talvolta è cosa salvifica fuggire dall’oggi, sognare il bello per distrarsi durante rari momenti di sollievo e Super Mario Wonder è una potente medicina contro gli incubi.
IL NUOVO MONDO
La combriccola di Mario si reca in visita del Regno di Fiori, accolta dal semino/vermino Principe Florian. Arriva subito il cattivo Bowser che invade questo mondo di petali e assorbendo il potere della Meraviglia ne muta la morfologia. Quindi si parte: nella verde Piana dei Tubi Rocciosi inseguendo strane marmotte dette Smammoli, cavalcando il dorso dei bisonti Biceratopi, rotolando sugli ippopotami Rotopoppo fino al Monte Puff Puff dove “osano gli Attaccondor” e si scivola tra gli Scalciotti. Viaggeremo inoltre per Cascate Dorate, per gli ancestrali monumenti del Deserto Solleone, per le piovose Miniere Fungispora dalla musica così misteriosa e avventurosa, per la bruciante foresta di Magmascuro.
Malgrado ritorni qualche elemento del bestiario storico di Mario, quasi in ogni livello ci si imbatteremo in creature novelle che implicano nuovi modi di eluderle o sconfiggerle, quindi di giocare, mentre recuperiamo i semi necessari per proseguire nell’avventura.
Giocare è anche suonare in Super Mario Wonder, toni che mutano con l’intervento lisergico e drastico della Meraviglia, con le metamorfosi di Mario e compagnia in forme pachidermiche, focose, ferrose e liquide o saltando, strisciando, atterrando sulle diverse superfici, planando e sostando. Questa volta i livelli possono per lo più essere completati senza la tiranna del tempo e così l’esplorazione risulta più rilassata e meditata, gratificante nel consentire anche una dilatata ammirazione delle ambientazioni dalla squisita realizzazione grafica.
UN MARIO ACCESSIBILE, MA SE SI VUOLE ANCHE ARDUO
La difficoltà media di Super Mario Wonder non è elevata neanche se non si scelogono quei personaggi che lo facilitano ulteriormente. Tuttavia ci solo livelli, spesso opzionali, che risultano in sfide davvero impegnative, soprattutto quelle da veri virtuosi che si sbloccano nel segreto mondo speciale.
Novità assai interessante è la possibilità di ottenere, o acquistare dai vari mercanti sparsi per i mondi, delle spille speciali indossabili, una alla volta per la durata del livello, dai vari protagonisti. Sono accessori che determinano scelte strategiche. Ci sono spille connesse all’azione come quelle che trasformano il cappello di Mario in paracadute, che consentono scatti subacquei o il lancio di viticci tipo ragnatela di Spider-Man, che prolungano il salto o permettono di farne un secondo appoggiandosi ad una parete. Inoltre ci sono le spille potenzianti con le quali si comincia un livello privilegiati dal potere di un fungo o che rivelano utili blocchi invisibili; si possono anche trovare le spille da professionisti, ovvero quelle che rendono usufruibile il complesso salto a molla o l’invisibilità.
Super Mario Wonder è il migliore “platform” degli ultimi anni, con il bellissimo Celeste e Rayman Legends, un’opera che sarebbe assai sciocco considerare puerile o rivolta solo ad una giovanissima utenza, perché si tratta di un videogame universale e purissimo, fanciullesco solo nell’accezione incantata e senza tempo di Peter Pan.