Federico Ercole per Dagospia
Navigo su un veicolo tondeggiante chiamato Neo-Uno seguendo la rotta di binari invisibili che attraversano boschi primaverili, i piccoli laghi e le cascatelle di un luogo ameno e pullulante di fauna favolosa d’ogni forma e tipo, così viva e libera nel suo habitat. C’è un Beautifly che mi ronza attorno con le sui ali di farfalla gialle rosse e blu, lo fotografo mentre si avvicina curioso e non se na va più, sebbene ci siano tanti fiori colmi del polline del quale questa graziosa creatura è ghiotta; “vattene ora” penso, perché per quanto il coleottero sia affascinante disturba il mio campo visivo con la sua invadenza.
Le fronde mi rivelano d’improvviso un maestoso e pigro Slaking, un grande primate che giace sdraiato su un fianco, reggendosi il capo come una donna etrusca, ho pochi istanti per fotografarlo. Ma il il Beautifly torna a sfarfallare davanti all’obiettivo della macchina e quando scatto cela parzialmente lo Slaking: l’immagine rubata alla natura risulta così insignificante. Non posso fermarmi, trasportato, dalla Neo-Uno e quindi proseguo, troverò altre meraviglie, sperando che il Beautifly si stanche di me e sfarfalli altrove.
Ecco Pokémon Snap per Switch, gioco non convenzionale sulle celeberrime bestie di Nintendo, che non ce le fa catturare e neppure combattere tra di esse in lotte di allenatori, ma solo osservare nel loro habitat per fotografarle. Non si tratta di un simulatore vero e proprio di fotografia, perché non c’è nulla di “tecnico”, ci limitiamo a scattare o a muovere la Switch traite il groscopio, tuttavia questo videogame ha il pregio di restituirci l’idea di una “promenade” non invasiva e solo contemplativa attaverso una natura selvaggia abitata da centinaia di creature, in una missione che diviene etologia del fantastico.
E’ proprio questa impronta di biologia comportamentale a rendere l’opera sviluppata da Bandai –Namco affascinate e così rilassante e meditativa, la possibilità di limitarsi a osservare e lasciare che i pokémon interagiscano tra loro, vivendo una serie di attimi fuggenti selvatici con l’anelito di fissarli in un’immagine, di conservarli oppure solo di ricordarli.
IL BIOMA STRAORDINARIO
La premessa narrativa è minimale: siamo nella regione di Lentil dove il professor Speculux ci incarica di fotografare con la nostra Ricercamera, e così classificare, i pokémon dei diversi biomi dell’arcipelago. Visitiamo quindi le rosse spiagge di Rosiride, le barriere coralline di Opuleo con i loro “canti soavi”, il fiammante vulcano Magmag, l’algida isola di Petreo con le sue profonde grotte, le brumose foreste del Bosco Quattroclimi, incontrando innumerevoli creature in percorsi obbligatori che durano quasi cinque minuti per essere navigati in una rotta prestabilita che non possiamo eludere.
Non abbiamo neppure la facoltà di fermarci, sostare per ammirare la bellezza del panorama, della sua flora e della fauna che lo abita, tuttavia possiamo guardare, direzionare lo sguardo attraverso la fotocamera, un occhio libero in una natura liberata che ci illude di trascorrere oltre la nostra percezione visiva. Guardare i pokémon “vivere” non avviene mai nei giochi convenzionali della serie, e ci vorrebbe nei prossimi, perché queste creature sono troppo affascinanti per essere solo “incontri casuali”.
Durante ogni gita per gli straordinari biomi chi gioca ha a disposizione un rullino che consente settandue scatti, che si consumano tutti alla ricerca della foto più suggestiva e vera, molte potranno inizialmente risultare persino brutte, ma con la pratica si giunge a realizzare capolavori di fotografia animale nello stile di un National Geographic impossibile.
Ecco dunque un gruppo di pseudo-pinguini Piplup sfilare sul ghiaccio nero sullo sfondo di un cielo notturno, un possente lupo Mightyena osservare solenne le stelle, l’azzurino drago-tartarugha Lapras nuotare sulle acque arancioni del tramonto, il tenero e volpino Vulpix di Alola scivolare per le nevi, uno spaventoso e sinstro Gengar fissarci malevolo dalle tenebre, il pietroso Onix levarsi serpentiforme dalle sabbie desertiche, Mew ardere di una luce rosa nella quale immaginiamo vi sia ogni pokémon possibile.
Ci sono tantissimi pokémon, comuni, leggendari o misteriosi e guadagnando punti esperienza con le nostre fotografie più ispirate tanti altri saranno aggiunti, componendo un immenso testo didattico fantasy, un fenomenale libro di bestie fatto delle nostre immagini e memorie.
PER TUTTI
Imprescindibile per chi ama già e qualsiasi età le invenzioni ormai venticinquennali di Satoshi Tajiri e dei suoi epigoni, Pokémon Snap è consigliabile anche a chi non li conosce per la quiete interiore che anima, ma sarebbe importante soprattutto per chi li disprezza o addirittura li odia a priori, considerandoli una moda deprecabile, cose brutte e non educative che distraggono i bambini dalle figurine dei calciatori che “almeno piacciono anche a papà o se devi per forza videogiocare fai Fortnite”, o personaggi ridicoli su carte costose che come dice la nonna, “vuoi mettere rubazzetto! Se lasci in giro ‘sta roba la butto”. Pokémon Snap serve proprio a ribadire il valore di questo smisurato bestiario immaginario e lo fa con il linguaggio fanta-realista di un fanta-documentario.
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