Federico Ercole per Dagospia
Il “picchiaduro” è dialettica; si può esperire anche in solitudine contro l’intelligenza artificiale che gestisce gli avversari, talvolta è persino necessario giocarlo da soli. Ma i videogame di combattimento sono soprattutto confronto, dialettica appunto, quando si lotta uno contro l’altro, si vince, si perde, si ride e si soffre.
Così, come uno scontro poco marziale e assai più amichevole, è nato questo articolo, da ore di botte virtuali e dalle innumerevoli parole scambiate con il disegnatore Jacopo Tagliasacchi, avversario e coautore di periodi e folgoranti dissidi virtuali, dove quasi sempre, vince.
Guilty Gear Strive -ultima opera di Ark System Works e nuovo capitolo della storica serie di combattimento “metallara” per PlayStation 4/5 e PC iniziata negli ormai lontani anni '90- cattura e avvolge alla primissima occhiata, grazie all'utilizzo di un motore grafico in cell shading (tecnica che permette ai modelli tridimensionali di assumere i connotati di figure disegnate a mano) tra i più raffinati e corposi mai sfruttati in ambito videoludico.
La seduzione visiva continua con la sfrontata sensualità dei personaggi utilizzabili: dal regale e fascinoso Ky Kyske, alle bronzea ed enigmatica Ramlethal, passando per la procaci forme della new entry Giovanna e gli esibiti ed esplosivi muscoli del protagonista Sol Badguy; i partecipanti di questo brutale festival del combattimento sfoggiano con genuino orgoglio le proprie beltà, in controtendenza con un intrattenimento che vuole coprire sempre di più, in un impeto perbenista impensabile fino a pochi anni fa.
C'è anche spazio alle stranezze tipiche del gusto giapponese: nel carnet di combattenti infatti troviamo giganteschi energumeni meccanici come Potemkin, l'assurdo dottore horrorifico Faust, il samurai vampiro nero Nagoryuki, la giovanissima piratessa May dotata di una titanica ancora come arma, il ninja occidentale Chipp, il tenebroso e mistico Zato-1, lo sfuggente teppista Axl Low direttamente teletrasportato dalla “nostra” Inghilterra ed infine I-no, maliziosa strega chitarrista.
Oltre l’arte del suo disegno Strive delizia inoltre anche le orecchie con musiche tutte cantate che esplorano molteplici ed antitetici aspetti del genere rock, proponendo ballate metal, pezzi pop da classifica giapponese e distonici brani punk che risuonano in testa oltre gli scontri pirotecnici vissuti nel videogioco.
UN BUON PUNTO DI PARTENZA PER I NEOFITI CHE NON ABBASSANO LA GUARDIA
Strive tenta di allontanarsi dalla complessità delle meccaniche dei suoi predecessori, abbandonando le infinite stringhe di combinazioni per dispute più serrate, dove il singolo colpo ben piazzato può pregiudicare il risultato della battaglia e la pressione ai limiti degli “stage” viene scongiurata dalla scenografica meccanica del “wall break”, che comporta lo spostamento dei contendenti in un nuova porzione di livello dopo svariati colpi subiti.
Se si vuole tuttavia avere qualche chance nelle caotiche lobby per lo scontro online è necessario allenamento e dedizione, poiché determinati tecnicismi come le “Roman Cancel” (comandi che permettono di cancellare gli attacchi lanciati per concatenare, o potenziare, i colpi successivi) permangono anche in questo capitolo e necessitano di svariate ore di gioco per essere dominati.
L'EPOPEA DI SOL BADGUY, A CAVALLO FRA MAGIA E SCIENZA
Gulty Gear è un picchiaduro che si discosta da altre serie di combattimento anche per il complesso e surreale tessuto narrativo che ammanta la saga. Il mondo, dopo il devastante millenium bug avvenuto in un remoto passato, si è allontanato dallo sfruttamento delle macchine per appoggiarsi alla scienza magica, in un assetto geopolitico straniante, dove l'Europa è suddivisa in regni pseudo-medievali e un paese come l'India vive sotto regime militare su una gigantesca isola volante.
E' in questo contesto fra fantasy e fantascienza che prendono vita le avventure dell'immortale cacciatore di taglie Sol Badguy e degli altri eccentrici personaggi, intrecciandosi in racconti epici che trattano di viaggi nel tempo, scontri con creature divine, realtà parallele e disorientanti intrighi politici. Strive racconta la sua storia in maniera peculiare, attraverso un lungo film di quattro ore e mezza senza alcuna interruzione giocata e facendo leva sull'innegabile magnetismo dei suoi protagonisti.
Il tono è quello melodrammatico e potente dell'animazione giapponese più sfrontata, graziato da scene di combattimento altamente coreografiche e da una regia attenta e di pregio. Per chi si approccia per la prima volta alla serie, Ark System ha preparato una vera e propria enciclopedia che racchiude un glossario consultabile in qualsiasi momento durante la visione dei filmati e una puntuale schematizzazione delle relazioni fra personaggi.
C'è infine la sezione “gallery”, dov'è possibile collezionare bozzetti e musiche dei precedenti guilty gear grazie alla valuta interna conquistabile negli scontri.
Guilty Gear Strive è in sintesi un titolo ricco e costruito con perizia artigianale, adatto sia all'appassionato smaliziato che vuole gettarsi nella “pugna” multiplayer gestita da un'impeccabile infrastruttura online, sia per il giocatore occasionale che può cullarsi nell'estetica straripante del gioco, magari organizzando tornei sul divano di casa insieme agli amici, proprio in questo periodo di ritrovata socialità fisica e “reale”.