Federico Ercole per Dagospia
EVE, la protagonista del videogame coreano Stellar Blade in esclusiva su PlayStation 5, è una giovane donna bio-meccanica fragile, algida e bella di una bellezza magnifica e oscena che parrebbe infrangersi dopo ogni violenta battaglia o essere schiacciata dalle tante discussioni moraleggianti in ambito “gamer” a proposito di natiche, seni e onanismo che hanno preludiato il lancio del gioco con una retorica spesso bigotta, quasi sempre virile, raramente intelligente e in questo caso espressa soprattutto da voci femminili.
Peccato che si sia quindi parlato soprattutto di “chiappe” elettroniche, quando l’esile e così poco sensuale EVE che appare provocante come un crisantemo, malgrado le sue forme alla Russ Meyer ma senza l’emancipata prepotenza delle sue straordinarie protagoniste, sia invece il corpo ideale in un mondo sgonfiato dalla vita, permeato nella sua qualità cimiteriale di un erotismo ambientale quasi necrofilo e a suo modo poetico.
Inoltre nel gioco l’unica nudità esplicita è quella dei peni delle statue, che è vero sono solo statue, ma non c’è differenza alcuna di materia laddove tutto è numerico. Peccato davvero e di nuovo, perché Stellar Blade NON deve essere ricordato per l’iperbolica e assai poco erotica rappresentazione di EVE proprio perché priva di carnalità anche quando la si può abbigliare con un costume da bagno, alimentando una indigeribile dissonanza estetica, ma per il suo tentativo, talvolta davvero riuscito, di discutere di post-umano e di nuovi misticismi sorti all’ombra di probabili apocalissi.
Inoltre Stellar Blade malgrado sia permeato da una malinconia quasi asfissiante, è un notevole gioco d’avventura e azione che muove uno sfrenato divertimento giocoso, pone sfide non elementari che si tratti d’azione o di enigmistica. Insomma, tanto rumore per un “culo” sempre coperto e sebbene sia discutibile la questione che la fredda beltà di EVE sia calcolata e proposta con astuzia per un certo pubblico maschile o sorga da canoni estetici tipici della Corea del Sud, mi sembra assai più inquietante il fatto che la pettoruta Lara Croft delle origini (e non di certo quella più umana e vera dei “reboot”) abbia vinto come icona assoluta dei videogiochi ai britannici Bafta, battendo persino Super Mario.
LANDE NON MORTE
Pubblicato da Sony Interactive Entertainment e sviluppato da Shift Up, Stellar Blade si svolge in un futuro prossimo e post apocalittico laddove il pianeta è stato parzialmente abbandonato dall’umanità in seguito all’invasione degli alieni Natyba. Forse, scopriremo, non è solo per questo. Nel corpo di EVE si scende sulla Terra per tentarne la liberazione, ma ella rimane l’unica della sua squadra così che la sua tetra avventura possa cominciare.
Ciò che differenzia Stellar Blade da tanti altri giochi così cupi e disperati è che non percepiamo mai un senso di solitudine, l’angoscia dell’isolamento, perché EVE si ritroverà a vivere in una comunità di sopravvissuti e sebbene le sue peripezie si svolgano in zone desolate ella è sempre in contatto con l’umano Adam, con il quale comunica per mezzo del drone che la accompagna. Quello della comunità, delle missioni secondarie spesso affascinanti affidateci dai personaggi secondari, è uno degli elementi più riusciti di Stellar Blade, interazioni già esperite in tanti altri videogiochi ma raccontate e gestite in maniera peculiare.
Trattandosi di un gioco d’azione risulta fondamentale il sistema di combattimento che qui è davvero appagante e spettacolare, a base di reazioni fulminee e schivate, mosse speciali e trasfigurazioni, attacchi di spada oculati e infine devastanti. Talvolta il gioco si arresta per via della risoluzione di enigmi o per le prove di abilità digitale necessarie al fine di aprire dei forzieri; risultano molto stimolanti i problemi matematici che obbligano a lasciare lo schermo per prendere penna e foglio, obbligando ad innumerevoli calcoli.
ARTE DELLA FINE
Il disegno complessivo di Stellar Blade è assai ispirato, sebbene le aree desertiche risultino troppo vaste e dispersive anche nella loro varietà panoramica. Tuttavia ci sono ambienti meravigliosi e luttuosi come la piovosa città iniziale, il sempre più popolato avamposto dei sopravvissuti di Xion, discariche immense di ruderi e rifiuti, fogne finalmente non uguali alle fogne di altri mille videogiochi per la loro dimensione tossica, verdeggiante e liquida insieme che non risulta pedissequa ma quasi incantata. Sono inoltre bellissimi nella loro mostruosità e cattiveria i numerosi nemici da affrontare, creature più o meno grandi e letali dalle forme orripilanti, imprecisabili e assolutamente aliene anche quando innestate con elementi meccanici.
Più che valida è la colonna sonora, sebbene durante i lunghi viaggi per le lande desolate possa risuonare talvolta monotona anche quando cangiante. La partitura è composta da Monaca, lo studio fondato da Keiichi Okabe, il grande compositore della serie Nier di Yoko Taro, capolavori che sono spesso accostati per toni ed esistenzialismo a Stellar Blade ma che appaiono prossimi in superficie quanto davvero distanti dal gioco coreano per “gameplay” e profondità filosofica.
Stellar Blade è un’ottima nuova esclusiva per Playstation 5 dopo il sottovalutato Rise of the Ronin proprio durante un anno in cui su questa console non sarebbe dovuto uscire nulla di “importante”; una fantascienza riuscita, anche quando confusa o proprio per questo, nella sua forse troppo prolissa sceneggiatura ingigantita da decine di documenti da leggere. Parole, parole, parole che sono tuttavia infine necessarie per comporre questo bizzarro, tombale e al contempo vitale affresco sci-fi.