Federico Ercole per Dagospia
Sono rari i videogiochi che esprimono la giovinezza e persino la sua “rabbia giovane” come la psicanalitica serie di giochi di ruolo giapponese intitolata Persona; e sebbene questa sia pensata e sviluppata da adulti non vi si percepisce quell’astuzia, la tensione educativa e la piaggeria verso il cosiddetto pubblico “young-adult” presente in tante opere cinematografiche o televisive.
Nei videogame di Persona c’è invece un sentore di gioventù che se esperito da adulto fa quasi male, causando nostalgie, irritazioni e qualche volta paternalismo, inducendoci a osservare e vivere le azioni dei ragazzi con l’atteggiamento di un genitore, ormai lontano da tanta selvaggia libertà di pensiero, da tanta ribellione.
Giocando Persona nell’oggi pandemico risulta quindi ancora più evidente quanto le pulsioni e le esigenze di giovani e i bambini siano subordinate più di quelle di chiunque altro all’emergenza economica e sanitaria, avversate, censurate e che per questo esse si muovano solo nel sottosuolo, sempre vive, rischiando tuttavia di esplodere in maniera traumatica e incontrollata, addirittura come territorio di un’insofferenza se non un odio crescente per gli adulti e gli anziani che non comprendono i sacrifici ai quali le nuove generazioni sono state sottoposte, che non capiscono il loro altruismo e il loro eroismo durante la crisi.
Bambini e giovani si stanno comportando in maniera esemplare, considerando che si ammalano molto poco e avrebbero anche il giovanile, immaturo diritto di esercitare lo stesso disinteresse per gli altri che si riscontra in tantissimi adulti più egoisti e insensibili dei ragazzi; se non riconosciamo i loro sforzi e la loro forza morale ma continuiamo ad indicarli come irresponsabili, a dire che “se fossero in guerra però...”, creeremo un divario terrificante tra generazioni che potrebbe rivelarsi incolmabile.
Tutta questa lunga introduzione, forse confusa dalla forza ribelle e lisergica di Persona, ma senza dubbio sentita, non solo per elogiare il coraggio e il valore dei giovani fino ai venti anni durante questa piaga, ma per giungere al nuovo Persona Strikers per Playstation 4 e Nintendo Switch, seguito dello straordinario quinto episodio, opera che ancora una volta ci pone nel corpo virtuale di un manipolo di studenti che lotta contro gli orrori e le ingiustizie di un sistema di adulti.
UN’ESTATE RIBELLE
Strikers si svolge circa un anno dopo gli eventi di Persona 5, tornano dunque personaggi amati e lasciati con mestizia dopo le loro straordinarie imprese. Desta commozione rivederli, sentirli esprimersi, raccontarsi i mesi trascorsi, ricordare le gesta riuniti ancora una volta nella stanza del protagonista, uno vicino all’altro, senza distanziamenti perché qui in questa Tokyo dentro lo schermo non c’è una pandemia, sebbene ci siano minacce universali e apocalittiche. Sono ragazzi che programmano una vacanza estiva, felici e speranzosi, ed è bellissimo.
Ovviamente l’orrore e l’ingiustizia si presentano dopo poco, e la compagnia di amici tornerà a vestire i panni dei “ladri fantasma”, per viaggiare tra questo e l’altro mondo, quello di un altrove dove si ergono prigioni metafisiche edificate dalla psiche contorta e criminale di adulti orrendi e organizzati per privare le persone dei loro desideri e assoggettarli alla loro volontà.
Questa volta tuttavia, almeno in superficie, cambia tutto; perché Persona 5 Strikers non è un gioco di ruolo “classico” con i combattimenti a turni come il suo predecessore ma fa leva sull’azione pirotecnica e visionaria del “musou”, una tipologia di giochi d’azioni fondata su pirotecnici combattimenti contro centinaia di nemici. Ma Persona 5 Strikers non è nemmeno un “musou” convenzionale, perché più ridotto e segmentato nei suoi incontri marziali, assai poco ripetitivo nella sovrabbondanza di situazioni, un “musou” minimalista e per questo meno noioso e pedissequo di tanti esemplari di questo genere, più un gioco di ruolo d’azione che altro.
Inoltre Strikers è sublimato dalla stessa arte del gioco che lo precede, musicato con lo stesso stile magistrale da Meguro Shoji e scritto con la medesima coerenza e profondità. I combattimenti permettono di trasformare in azione sfrenata le dinamiche strategiche di Persona 5, evocare le mostruose e meravigliose Persona, usare armi da fuoco o da taglio, lanciare magie e sfruttare le debolezze dei nemici, e questa volta possiamo approfittare degli elementi dello scenario per scatenare attacchi nuovi e spettacolari.
Omega Force, che ha sviluppato Strikers per Atlus, dimostra (così come già fatto ma in maniera diversa nello zeldiano Hyrule Warriors L’era della Calamità) di essere un motore rivoluzionario per la categoria dei “musou”, a rischio di estinzione forzata per una banalità ludica che l’affligge purtroppo ormai da anni.
MA GIOCATE PRIMA A PERSONA 5 SE NON LO AVETE FATTO
Persona 5 Strikers potrebbe essere godibile e divertente anche per chi non ha vissuto gli eventi a cui esso consegue, ma questi giocatori si perderebbero davvero troppo della sua forza narrativa; molte emozioni si smarrirebbero nell’indifferenza se non nella noia. Esperire questo seguito anomalo senza sapere nulla dei suoi protagonisti condannerebbe il gioco stesso nelle regioni dell’incomprensione e dell’astruseria.
Per chi ha già navigato e amato Persona 5 o la sua versione Royale uscita l’anno scorso, Strikers è invece un oggetto ludico imprescindibile, un’occasione per salutare ancora una volta dei personaggi virtuali, ma indimenticabili, ai quali si credeva di avere detto un triste addio.