Federico Ercole per Dagospia
Tell me Why è una fiaba, tuttavia non una di quelle edulcorate di grigi e neri da una timorosa e censoria pedagogia, perché invece recupera l’orrore e la spaventosa presenza della morte che striscia all’ombra quando più arde la luce del meraviglioso.
Nell’ultima opera di DontNod in esclusiva per XBox e Microsoft Windows, già autori di quell’interattivo romanzo sentimentale e apocalittico sul tempo e la giovinezza che è Life is Strange, ci sono l’inquietudine, la tragedia e l’orrore delle fiabe dei fratelli Grimm e nel contempo la loro tenerezza, il sorgere della speranza laddove tutto volge al nero, la confusione tra uno spietato realismo e un favoloso, dolce sognare.
Si tratta di una fiaba per adulti o forse no, soprattutto per adolescenti, perché veicola messaggi che risultano positivi e vitali in un panorama sociale e culturale ancora sospeso tra la ferocia solo talvolta incosciente o radicata nella tradizione di razzismi, sessismi, omo-transfobie e il sorgere di una nuova consapevolezza umanista che tende a scardinare il concetto di minoranza, di genere binario inteso come unico naturale, lottando per i diritti universali e una pari dignità per ogni essere umano.
Tell me Why introduce un protagonista transessuale, una bimba che sa di essere un maschio e tale vuole essere oltre il suo corpo. Sebbene il nuovo DontNod non sia il primo videogioco con un personaggio principale che nega il proprio sesso e con tematiche legate alle dinamiche di transizione (basta ricordare The Missing di Hidetaka Suehiro, il fondamentale Dys4ria di Anna Anthropy e tante opere così indipendenti da essere Pietro considerate marginali) lo fa con rispetto e coerenza, soprattutto considerando la sua dimensione commerciale di grande produzione e quindi la diffusione e il richiamo mediatico al quale è e sarà sottoposto.
Proclamare Tell me Why il “primo videogioco con un protagonista trans” come molti hanno scritto, influenzati dal marketing o ignari della più recente o occulta storia del medium, è fuorviante e ingiusto, ma soprattutto mette in ombra, e chiude nella sua identità di genere, un personaggio tratteggiato con innumerevoli sfumature, plausibile e “vero” entro i suoi limiti numerici. Tyler non è “solo” un trans, il simbolo del suo genere ai fini di una rappresentazione inclusiva e politicamente corretta, perché sebbene ciò sia centrale e debito, egli è un essere umano con la sua volontà, i sogni, i ricordi belli e terribili.
RITORNO A DELOS CROSSING
Ambientato in un algido e fittizio paese dell’Alaska, Tell me Why comincia con la riunione di due gemelli dieci anni dopo un matricidio commesso per legittima difesa. Ecco dunque gli ormai ventenni Alyson e sua sorella Ollie nel frattempo divenuta, dopo una terapia di ormoni, il fratello Tyler.
Tornati alla casa della loro infanzia, solo per rivenderla e lasciarsi alle spalle il terribile passato, la coppia rivivrà il trauma del delitto, scoprendo tuttavia che la madre cercò di uccidere Ollie NON perché sconvolta dalla scoperta della sua volontà di transizione. Comincia così un’indagine fraterna tra passato e presente, tra realismo magico e favoloso sfrenato, per rivelare cosa accadde davvero quella fatidica notte, nella volontà di riabilitazione di una madre dura ma amorevole; vivremo giocose memorie incantevoli e angosciose inquietudini.
Si gioca poco, almeno secondo il concetto di un videogame inteso come fluente dinamica, nella tradizione di un’avventura grafica vecchio stile ma modernizzata proprio dalla meditativa lentezza dei suoi tempi, suddivisi tra esplorazione di spazi minimi ma illustrati con perizia e arte, lunghi dialoghi, segmenti filmici non interattivi (straordinario il lungo ralenti senza suono e quasi alla Antonioni dell’inizio del secondo capitolo) e puzzle elementari da risolvere. Si tratta di enigmi semplici, che non negano il procedere della narrazione, ma assai riusciti e ispirati quando connessi al libro delle fiabe dell’infanzia dei gemelli, importante oggetto di gioco e cornice fantastica di Tell me Why la cui affascinante lettura è indispensabile.
A dettare la ritmica ludica e diegetica c’è la dinamica paranormale che connette i pensieri di Allyson e Tyler, nonché la possibilità che questi rivivano i ricordi soggettivi e li condividano per reinterpretarli insieme.
Suddiviso in tre episodi, già tutti disponibili, Tell me Why si consuma in una decina di ore scarse, ma il suo tempo interiore è diverso, più espanso e incalcolabile, quello della memoria.
ALLA RICERCA DEI RICORDI PERDUTI
Malgrado nel corso dei suoi tre episodi Tell me Why si risolva in maniera sorprendente, quieta e persino esemplare, realizziamo che avremmo voluto esperire altre derive e dilungarci in una espansione narrativa e spaziale più ampia con Tyler, Allyson e i notevoli e mai superficiali, anche se rari, personaggi che abitano Delos Crossing o il suo substrato fantastico.
Può sembrare implausibile la reazione così conciliante nei confronti di Tyler e la sua nuova mascolinità da parte di nerboruti montanari alcolizzati o fanatici religiosi, tuttavia non dispiace questo mondo ideale e così illuminato, dunque forse incredibile per chi ha vissuto sulla propria pelle emarginazione, violenza e discriminazione, ma è un luogo auspicabile e confortante, giusto.
Scivolando con grazia dall’horror al più lirico intimismo, dal thriller paranormale ad un affettuoso lessico famigliare, Tell me Why è un prezioso non-gioco, un didascalico ed educativo manifesto sull’essere se stessi e sull’impossibilità di definire l’amore e le sue ragioni, soprattutto quando rinnega le braccia luminose di Psiche per rifugiarsi tra quelle mortali di Thanatos.