Foto di Mario Pizzi da Zagarolo
1 - I MILLE AMICI DEI MILLE ANNI...
Germana Consalvi per \"Il Messaggero\"
Accompagnati dalle note di Nicola Piovani, gli spettatori entrano nella Sala Petrassi dell\'Auditorium. È subito chiaro che settecento posti non bastano per contenere tutti. Non per tutti quelli che ieri sera avrebbero voluto esserci e rappresentare, con la presenza e con la voce, le radici di un sentimento forte come l\'amicizia con Pietro Calabrese, indimenticabile giornalista, indimenticabile direttore, indimenticabile amico.
GIANCARLO SANTALMASSIA un mese dalla prematura scomparsa di Calabrese, ieri sera all\'Auditorium si è svolta una presentazione del suo libro \"L\'albero dei mille anni\" che in realtà è stata una toccante testimonianza di quel sentimento, l\'amicizia, che è stato cardine della sua vita e della sua personalità esuberante e costellata di passioni.
Non è retorico sottolinearlo, e meglio di tutti lo spiega uno degli spettatori-amici in platea, don Filippo Di Giacomo, intellettuale di rango o, per dirla proprio con le parole di Calabrese, «un giornalista prestato al sacerdozio».
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE E COMPAGNADi Giacomo ricorda la partecipazione massiccia e trasversale all\'ultimo saluto a Calabrese e in particolare: «Del suo amato \"Messaggero\" c\'erano tutti: c\'era il \"Messaggero\" di oggi, di ieri e dell\'altroieri, c\'erano anche le cosiddette maestranze, quelle persone che non sono dei \"personaggi\", e che di solito non rientrano nelle mailing list delle case editrici per i grandi eventi. La presenza di quelle maestranze sta a significare quale compagno di lavoro sia riuscito ad essere Pietro per tutte quelle persone».
La serata si apre con un video. È Pietro Calabrese, parla del suo libro. Un\'emozione forte pervade tutta la Sala Petrassi. «Nel libro - interviene Di Giacomo - che è una lunga cerimonia degli addii, Pietro si è espresso con estremo realismo ma anche con molta speranza e pietas, come dono a tutti quelli che hanno avuto diritto a una porzione della sua vita o dei suoi sentimenti.
FRANCESCO RUTELLI CON BARBARA PALOMBELLIPietro si è coscientemente imposto lo stesso esercizio morale di Simone de Beauvoir (autrice del celebre \"La cerimonia degli addii\" nel quale narrò gli ultimi anni di Jean-Paul Sartre, ndr) ma in lui ha vinto la spiritualità che aveva dentro, molto più forte di quella che gli veniva accreditata». Vengono salutate con molto calore Barbara e Costanza, moglie e figlia di Calabrese, quest\'ultima giornalista del Tg5.
All\'Auditorium quel mondo \"trasversale\" si mostra in una chiave inedita, mettendosi concretamente al servizio dell\'amicizia e dell\'affetto per Calabrese, vera calamita, professionista di indiscutibile autorevolezza, uomo libero, di grandi passioni e curiosità, personalità tanto forte da poter anche mettere in soggezione, amico sempre generoso e leale. Per esempio, c\'è la famiglia Malagò al completo e per una sera Giovanni diventa il \"conduttore\".
ENRICO VANZINA E GERMANA CONSALVINon è solo: salgono sul palco uno dopo l\'altro testimoniando cari pensieri e un legame forte, come le radici di quell\'albero senza tempo: Gianni Letta, Renato Zero, Luca di Montezemolo, Lorenza Foschini, Giuseppe Di Piazza, Grazia Volo, Walter Veltroni, Enrico Mentana, Alessandra Ravetta, Giuseppe Sottile, Enrico Vanzina, Paolo Liguori, Giuseppe Ayala, Corrado Passera, Giuseppe Tornatore. Strappa sorrisi Renato Zero, che esordisce così: «La cultura mi fu ostile dai primi giorni di vita, per questo ho dovuto ripiegare sulla musica...». Eppure l\'intesa con il colto e mai saccente Pietro è stata forte, fatta anche del piacere di assaporare «la mitica pasta e fagioli a casa sua».
DINO ZOFF E MOGLIEMa è Tornatore a scuotere la platea con un breve, straordinario filmato girato a Sabaudia a Pasqua, in un giorno di pioggia. Il regista scherza con Calabrese e quest\'ultimo, con tono leggero dice verità amare: «Tutti a ridere quando il Cavaliere Silvio Berlusconi mise una cosa, una retina davanti all\'obiettivo, e poi disse \"questo è il Paese che amo\". Tutti a ridere... I giornalisti non hanno saputo capire che il Paese stava cambiando». Il video termina con Calabrese che guarda l\'obiettivo e saluta così: «Vi voglio bene, godetevi la vita, finché potete».
COSTANZA CALABRESE E GIUSEPPE TORNATOREGli spettatori-amici che restano seduti in platea hanno volti e nomi di prestigio, dalla politica all\'imprenditoria all\'informazione allo spettacolo alla cosiddetta buona società. Da Francesco Gaetano Caltagirone, presidente dell\'omonimo gruppo ed editore che per primo ha creduto in Calabrese direttore (la sua prima direzione fu proprio al \"Messaggero\", nel 1996) all\'amministratore delegato di Rcs Antonello Perricone, da Raffaele Ranucci con la moglie Anna Maria, da Piero Fassino a Giovanna Melandri, a Francesco Rutelli con la moglie Barbara Palombelli e il figlio Giorgio.
E poi Giulio Anselmi, Marcello Sorgi, Giampaolo Letta, Cesare Romiti, Beppe Severgnini. Ci sono anche Margherita Buy, Fabiano e Lilli Fabiani, Carla Fendi e il marito Candido Speroni, Lucia Granati, il generale Baldassarre Favara, Gianni Borgna, l\'oncologo Enrico Cortesi, Stella Pende, Giorgio Rastelli, Giuseppe Consolo e Bruno Cagli. Non mancano gli amici di una vita Guya e Ricky Sospisio, arrivano anche Giovanni Minoli e la moglie Matilde Bernabei, Paolo Ruffini, Mauro Leone, Melania Rizzoli, Silvia Sinopoli, Dino Zoff, Giancarlo Santalmassi con la moglie Diana De Marco, Monica Guerritore e Roberto Zaccaria.
CESARE ROMITI IN COMPAGNIAC\'era questo, c\'era quello. Questa pagina più di ogni altra racconta in punta di penna e con orgoglio di appartenenza la serata dedicata a Calabrese: perché \"Giorno & Notte\" l\'ha inventata lui.
1 - CALABRESE, L\'ULTIMO GRAFFIO IN UN FILMATO DI TORNATORE...
Rita Sala per \"Il Messaggero\"
«Godetevi la vita finché potete». Con questa esortazione Pietro Calabrese, in un breve filmato di Giuseppe Tornatore, girato la Pasqua scorsa a Sabaudia, ha datto addio sorridendo, davanti al mare, alle persone care, agli amici, ai colleghi. Che erano tutti presenti, ieri sera alla Sala Petrassi dell\'Auditorium Parco della Musica, alla riunione d\'affetto organizzata per accogliere nel modo migliore, dandogli il gran valore che ha, il libro di Calabrese pubblicato postumo, L\'albero dei mille anni (edizioni Rizzoli).
DIAMARA PARODI E GIANCARLO LEONEPietro, nato di maggio a Roma, a Roma si è accomiatato dalla vita un mese fa, precedendo d\'un soffio l\'autunno. Da buon siciliano tali erano le sue radici ha preferito la stagione della calura, quella durante la quale ha probabilmente concepito le parti più toccanti del suo lavoro. Nell\'adieu au monde girato da Tornatore, gioca a interpretare il ruolo di un intellettuale di sinistra deluso da come sono andate le cose in Italia.
COSTANZA CALABRESE E MARITOLa voce del Regista interroga, il Personaggio risponde. E giù mazzate. Il ricordo degli inizi del «cavalier Silvio Berlusconi»: «Mise una retina davanti all\'obiettivo della telecamera e disse \"questo è il Paese che amo\" senza che nessuno si preoccupasse. Tutti a ridere, \'sto buffone. Un partito di plastica e invece la plastica, come si sa, è indistruttibile, galleggia, non la puoi recuperare, affondare. E intanto inquina».
DIAMARA PARODI E LUDOVICA ANDREONIAncora: «Berlinguer poteva dire \"noi abbiamo le mani pulite\" e veniva osannato, oggi lo prenderebbero a pernacchie. Mi commuove perchè era vero. È stato l\'ultimo che se lo è potuto permettere. Noi giornalisti non abbiamo capito un cavolo della realtà. Prima del voto non ci azzecchiamo mai. Ci occupavamo delle mozzarelle di bufala di casa De Mita... A poco a poco il Partito comunista ha perso la visione del Paese, per stanchezza». Infine: «Ragazzi, vi voglio bene a tutti, statemi bene e comportatevi bene. Godetevi la vita finchè potete».
ANNAMARIA E RAFFAELE RANUCCICon la sapienza che gli conosciamo, Pietro ieri sera si è direttamente e indirettamente autorecensito. Come persona, come giornalista e come scrittore. Ha raccontato di sé, dell\'impeto di una vita corsa al galoppo, del coraggio sfoderato per affrontarne l\'ingiusto epilogo, della verità con la quale (prezioso, in questo senso, un altro contributo filmato, realizzato dalla Rizzoli, nel quale Calaberse parla dell\'Albero dei mille anni) ci ha lasciato pagine che, una volta lette, è impossibile dimenticare.
SILVIA CAPPELLINI SINOPOLIHanno parlato in molti. Nessuno è voluto mancare. Ci sono state le testimonianze private, professionali e \"politiche\". Voci sommesse si sono succedute a voci squillanti e viceversa. Il dolore quieto è contato, pensando all\'assente-non-assente, quanto il dolore pubblico. L\'evento, al protagonista sarebbe piaciuto: impetuoso, autoconcessivo, familiare, persino popolare, pieno di significati e di futuro. Pietro ha sempre calato nella concretezza la sua poesia segreta, i suoi pudori.
ROBERTO ZACCARIA E MONICA GUERRITOREMai ha fatto a meno della storia, quella minima e quella con la lettera maiuscola. Gli artisti, presenti nella sua vita con fedeltà (rimane un pezzo di grande giornalismo l\'articolo da lui scritto in morte di Eduardo De Filippo), hanno prestato la loro voce \"educata\" alla lettura di brani dell\'Albero dei mille anni. Carlo Cecchi, toscano assuefatto alla vocalità partenopea, e Monica Guerritore, modellata da tanto teatro all\'intensità contenuta.
PIERLUIGI TOTILe due facce del libro di Pietro: da una parte il siciliano nato a Roma, ma con il cuore rimasto nell\'isola; dall\'altra l\'uomo di mondo capace di combattere battaglie diverse, vincendo quasi sempre.
Ha certamente amato, Pietro, il mélange riunito all\'Auditorium per festeggiarlo. Ha certamente approvato i politici accanto agli intellettuali, i giovani accanto ai vecchi, gli adulti \"di dentro\" vicini agli eterni ragazzi, schiera alla quale, dopotutto, in questo mondo anch\'egli è appartenuto.
PERRONEHa apprezzato l\'affetto di Gianni Letta («Non è una serata luttuosa, Pietro ha voluto un plebiscito d\'amore intorno a sé»), la chiarezza di Mieli, il pathos di Renato Zero (per il quale andava pazzo, tanto da commissionare i pezzi sul cantautore ai più passionali fra i suoi giornalisti), la vicinanza di Giuseppe Di Piazza, la musica di Nicola Piovani (il Kaos del maestro romano ha accompagnato l\'ingresso degli invitati e del pubblico all\'inizio della serata, sulla proiezione di immagini di Calabrese), il sorriso esistenziale di Enrico Vanzina, la lucidità, intenerita dall\'occasione degli imprenditori, l\'encomio dei colleghi, la presenza degli economisti. E tanto altro. I presenti e gli assenti, il detto e il non detto, i fondi di ogni animo, che lui spesso, da negromante del terzo millennio, aveva la pretesa di leggere, a volte, come quelli del caffè.
MELANIA RIZZOLI E TERRY ROBERTSCon la schiettezza che adorava, in certi casi spinta fino a una maieutica brutalità, Pietro si è congedato in modo struggente e sarcastico. Ci ha rammentato che occorre lottare sempre e comunque. Ha ricusato di persona, nei filmati e con le parole del libro, la vita patetica alla quale i più si rassegnano, sottolineando che forse è proprio questo, al di là delle retoriche, il piccolo/grande eroismo di chi se ne va prima e diversamente da come dovrebbe.