SOLVY STUBIN E CARLO GIOVANELLI
1- DUE LIBRI E L\'ALTA SOCIETÀ, PRESENTATORE CARLO ROSSELLA
Lilli Garrone per Corriere della Sera - Roma
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Nel salone più bello del Grand hotel, sotto le volte affrescate, il presidente di Medusa Carlo Rossella ha presentato due libri \"cult\": \"Il debuttante\" di Carlo Giovanelli e \"Cocaina a colazione\" di Marina Ripa di Meana e Costanzo Costantini. Due libri in contemporanea, entrambi di Maretti editore e \"insieme\" perché \"il finale dei due volumi si incrocia nella Roma degli anni Sessanta\", come ha detto Carlo Rossella.
Una serata tutta un po\' sul filo della nostalgia, ricorando sia il \"debutto\" di Carlo Giovanelli che la passione dell\'allora duchessa Lante della Rovere per il gruppo dei \"pittori di piazza del popolo\", come Mario Schifano, Tano Festa e Franco Angeli.
SIGNORA CON PENDAGLIUna serata organizzata con attenzione da Glo.Mar, ovvero Gloria Porcella e Marzia Caltagirone, che ha visto la presenza cospicua di personaggi del mondo di allora come Marisela Federici e Mario D\'Urso, che ha sintetizzato così il suo intervento: \"Non mi sono mai divertito tanto come con Carlo e Marina\" . Si ricordano le belle e ruggenti serate di quegli anni e Carlo Rossella, forse con un po\' troppo entusiasmo, definisce \"una penna quasi proustiana\" quella di Carlo Giovanelli.
SCARPETTA DA PARATA2- LO SCOOP NEL LIBRO DI CARLO
Tratto da \"Il debuttante\" di Carlo Giovanelli (Chrtistian Maretti editore)
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In poche sintetiche frasi qui la nonna riassume gli ultimi atti del dramma Savoia che ebbe inizio l\'8 settembre del 1943 alle ore otto di sera quando l\'EIAR trasmise il discorso del generale Badoglio con l\'annuncio dell\'armistizio. Da quel momento «le truppe italiane reagiranno con le armi contro chiunque oserà attaccarle».
Era il caos generale tra manifestazioni di giubilo per la pace, lo sconforto di chi invece non la voleva, l\'incredulità di tutti che non riuscivano più a capire chi fossero gli alleati e chi i nemici. Il re quella sera si trovava ancora al Quirinale, si dice che camminasse avanti e indietro nel suo studio, perplesso, mentre la regina con alcune Dame di Palazzo tentava di distrarlo e di condurlo a cena.
PREOCCUPATODi solito di poche parole e frugale a tavola quella sera fu a dir poco laconico. Umberto, chiamato \"Beppo\", era arrivato d\'urgenza da Anagni, la regina Elena, che aveva con sé i figli di Mafalda spedita in Bulgaria dalla sorella Giovanna per i funerali di re Boris, li consegnò alla badante e si ritirò con Vittorio Emanuele in un salottino per le ultime decisioni.
MIRIA VICINI MARETTI E GLORIA PORCELLAVestiva un abito secondo la moda di questo periodo che seguiva anche la nonna Marianna, cui devo la descrizione di quest\'ultimo atto dei sovrani al Quirinale prima della fuga. Elena indossava una gonna lunga fino a terra, un cappellino con veletta e aigrettes, un\'ampia borsetta di cuoio nero con molte medicine, guanti alla moschettiera. È la mise con cui andò in esilio.
MARISELA FEDERICI E CARLO GIOVANELLIIntanto tutti attendevano nervosi che qualcuno prendesse qualche decisione per partire. «Sire, è necessario lasciare subito Roma», disse il generale Puntoni entrando nel salottino allarImatissimo e senza farsi annunciare. Non si poteva perdere neppure un secondo, da un momento all\'altro i fascisti fedeli a Mussolini e le SS avrebbero scatenato una spietata caccia ai traditori.
MARISELA FEDERICI«Vittorio, ti aiuto io, si deve partire, partire!», prese a dire la regina. Sapeva quanto il re fosse incerto nel lasciare Roma in balia dei fascisti e dei tedeschi. «Andate, andate pure, vi prego, io resto qui», implorava il principe ereditario, fermo a non voler partire e ad affrontare qualsiasi conseguenza, persino la morte. Nessuno però lo prendeva in considerazione nella convinzione che fosse troppo inesperto per avere le idee chiare sul da farsi e che comunque proprio lui doveva essere messo in salvo prima di tutti. Non era quello il momento adatto per mettere in luce le sue aspirazioni eroiche.
MARINI RIPA DI MEANA ROSSELLA«Prego le vostre maestà di non perdere più tempo per il bene di tutti», insisteva il generale inviato da Badoglio. «È necessario lasciare urgentemente Roma per ricostruire un governo altrove, protetto dalle forze alleate».
Questo era il perentorio consiglio del generale in campo. Alle cinque e dieci del mattino del 10 settembre 1943 una carovana di auto, fra cui una \"2800\" Fiat, lasciò la capitale dirigendosi verso Pescara: nel porticciolo di Ortona la corvetta Baionetta aspettava per portare in salvo la famiglia reale ed il suo seguito di generali e funzionari di corte.
MARINA RIPA DI MEANA CHRISTIAN MARETTIDopo quarantatre anni fu l\'ultimo vero giorno di regno di Vittorio Emanuele III e della regina Elena. Il 9 maggio 1946, dopo che da Brindisi il governo nel \'44 si era trasferito a Salerno, (come dice nei suoi ricordi nonna Marianna), gli alleati ordinarono a Vittorio Emanuele di abdicare in favore del figlio Umberto. Il re non poté fare altro e su un foglio di carta bollata da 12 lire, alla presenza di un notaio, in forma laconica scrisse: «Abdico alla corona del Regno d\'Italia in favore di mio figlio Umberto di Savoia principe di Piemonte».
MARILENA PISTILLILa sera di quello stesso giorno l\'ex coppia reale s\'imbarcava per l\'Egitto, dove li attendeva il re Faruk: il sovrano egiziano non aveva dimenticato che l\'Italia aveva offerto ospitalità al padre Faud in un momento di crisi politica nel loro Paese. L\'anno successivo alle ore 14.20 del 28 dicembre 1947 Vittorio Emanuele III moriva ad Alessandria d\'Egitto a settantotto anni appena compiuti.
Carlo Giovanelli - il debuttante