Giorgio Meletti per \"il Fatto quotidiano\"
Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
A Milano hanno il Piccolo Teatro e La Scala, a Roma il Colosseo e l\'Auditorium Parco della Musica. Per dire, paese che vai, cultura che trovi. E così lunedì sera, mentre a Milano si festeggiava per strada la liberazione del comune dai berlusconian-leghisti, a Roma un pezzo di classe dirigente celebrava a modo suo un peculiare \"Sette Colli Pride\". Protagonista Francesco Gaetano Caltagirone, detto Franco dagli amici e \"l\'ingegnere\" dai deferenti, costruttore, editore e finanziere, l\'uomo più ricco della Capitale e tra i più liquidi d\'Italia.
PIERFERDINANDO CASINI FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONEIl proprietario del Messaggero, celebre per una riservatezza quasi ossessiva, è salito su un palcoscenico dell\'Auditorium, di cui è vicepresidente, e si è esibito davanti a un migliaio di persone come presidente della giuria popolare incaricata di sentenziare nientemeno che su Giulio Cesare. Appassionato cultore di storia romana, l\'imprenditore ha deciso di regalarsi una serata diversa.
MYRTA MERLINOSi è capito subito che lo statista capitolino sarebbe stato assolto: il capo d\'imputazione, in sostanza l\'accusa di golpismo ai danni delle buone regole repubblicane di Roma antica, era debole in partenza per la smaccata cadenza veneziana del pubblico ministero Carlo Nordio. Ma soprattutto era destinato a infrangersi contro il clima a metà strada tra l\'iniziativa culturale e lo scherzo tra amici.
MYRTA MERLINO ANNA MARIA MALATO ECaltagirone in toga anziché in grisaglia tutto sommato non fa tanta impressione, come pure siamo abituati a vedere in divisa professionale Nordio e il difensore di Giulio Cesare, Paola Severino, principessa del foro (romano e italiano), che nella vita reale è l\'avvocato di Caltagirone stesso. Ma l\'eurodeputato David Sassoli vestito da Giulio Cesare, con toga e tutto, e il romanissimo senatore veltroniano Raffaele Ranucci, in divisa da senatore antico, somigliavano troppo ai gladiatori in affitto per le foto turistiche sotto il Colosseo per non strappare al pubblico sincere risate.
LA COMPAGNA DI FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE MALVINADifficile capire dalla platea se si reciti un copione o se ciascuno abbia messo in campo la propria personale cultura storica. Fatto sta che per tre ore buone il pubblico ha assistito a un duello surreale fatto di citazioni dotte e battute da pizzeria. Il testimone Ranucci, dovendo spiegare il problema della guerra ai Parti (gli antichi persiani) che era nei programmi di Cesare quando fu ucciso, si rivolge al presidente del tribunale e lo fulmina con un \"No Cesare, no Parti\". Caltagirone si scompiscia dal ridere, il pubblico con lui.
IL CITTADINO ROMANOMa il prodotto di maggior successo è la battuta anti-nordista. Basta un nulla per scatenare l\'applauso. A Caltagirone è sufficiente ricordare che, oltre il Rubicone, \"la Padania era una provincia romana\". Ovazione. Il popolano Nevio, per spiegare la popolarità di Giulio Cesare presso le plebi urbanizzate, non trova di meglio che \"era un po\' il nostro Pupone\", e incassa l\'ovazione.
Sassoli-Cesare, maneggiando senza sosta la tunica rossa e imitando con zelo l\'oratoria dalemiana, se ne esce con un imperdibile: \"Se oggi si è votato a Mediolanum è perché io ho dato loro la cittadinanza\" (risate molto intense). E a proposito di Mediolanum ce n\'è anche per Berlusconi. Marco Giunio Bruto, l\'accoltellatore, alias il manager Stefano Dominella, accusa Giulio Cesare della cattiva abitudine di farsi portare a casa ragazzini e ragazzine da un manager (allusione, risate).
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONEMa alla fine è chiaro che Giulio Cesare va assolto, \"ci ha fatto grandi nel mondo\", dice il popolano Nevio, come Totti, appunto. E quindi la morale è automatica. Cesare non ha smontato la democrazia romana, ma al contrario, varcando il Rubicone, ha sì violato le legge formale della Repubblica, ma lo ha dovuto fare per sventare le manovre veramente golpistiche di Pompeo. E che faceva Pompeo?
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONEL\'accusa viene dal senatore Ranucci: \"Riceveva i senatori fuori dalle sedi istituzionali, a casa sua, in località Plebiscitus\" (allusione, risate). Il presidente Caltagirone è visibilmente contento, e con lui tutta la sua famiglia in platea, compreso il genero Pier Ferdinando Casini.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONEDi tanto in tanto dà un saggio di come conduce le riunioni di lavoro: assegna a Giulio Cesare dieci minuti per le sue dichiarazioni spontanee e, quando l\'estasi recitativa di Sassoli supera i limiti del sopportabile, lo placca con fermezza: \"Giulio Cesare, sono venti minuti che parla!\". Anche la requisitoria di Nordio è troppo lunga. Il presidente protesta. Poi a bruciapelo obietta: \"Pubblico ministero, non ha quantificato la pena richiesta\".
AZZURRA CALTAGIRONE PIERFERDINANDO CASININordio annaspa, è impreparato, non sa se davanti al Tribunale della Storia le pene si misurano in anni o altro, e poi quello non è Giulio Cesare, è Sassoli. Il clima da recita di Natale diverte talmente i protagonisti che vanno lunghi. È quasi mezzanotte quando Caltagirone si rivolge al pubblico: \"Prima che votiate, vi richiamo i principali punti...\".
Dalla platea si leva un ululato. Il pragmatico capitano d\'industria non fa una piega: \"E allora votate senza che vi richiamo...\". Applauso liberatorio. Vince l\'assoluzione, in nome del \"avevamo l\'impero e i milanesi erano i nostri schiavi\". Il tutto per 12 euro di biglietto. Sono le iniziative culturali della Fondazione Musica per Roma.