Mario Ajello per \"Il Messaggero\"
Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
Fiducia, responsabilità, coscienza individuale, sguardo lungo e aperto sul mondo, lotta alla solitudine, coraggio di aprirsi a tutte le sfide della post-modernità, senza rinchiudersi in quello che Giuliano Amato chiama il «gerontocomio europeo», dove i rimpianti per il passato si mescolano ai rancori sul presente e ai timori sul futuro. Sulla base di questi valori, l\'uomo spaesato può ritrovare la bussola, e può cercare di capire «Dove andremo a finire».
PIETRANGELO BUTTAFUOCO E PAOLO REPETTIQuesto è il titolo del bel libro di Alessandro Barbano (per Einaudi-Stile Libero), intorno al quale ieri si sono riuniti a discutere, come in un simposio aperto sull\'avvenire e ospitato al Tempio di Adriano, e come in una adunata di veri sapienti che non pensano solo col cervello ma anche col cuore, Giuliano Amato, Giuseppe De Rita, Paolo Mieli. Oltre all\'autore, a un giovane studioso, Francesco Spano, e al sindaco Alemanno che non era previsto, ma eccolo qua.
PAOLO MIELI PIACIONEIl merito di Barbano, vice direttore del nostro giornale, è quello di spingere tutti a mettersi in gioco senza rete, senza rispettare modelli ideologici (il \'900 li ha spazzati via, ed evviva), intrecciando saperi e conoscenze in maniera nuova, rincorrendo tutte le tracce possibili del «Dove andremo a finire». E la presentazione di ieri, in una sala gremita con in prima fila Francesco Gaetano Caltagirone e il ministro Tremonti, rispecchia in pieno l\'animus creativo e libero di questo volume.
GLI STIVALI DI GIOVANNASe Amato insiste su un approccio disincantato e \"movimentista\" ai problemi della società globalizzata dove le possibilità e le speranze crescono e anche l\'Italia ha tutti i numeri per poterle cogliere, De Rita si concentra sulla «solitudine». Spiega il sociologo: «Con il \'900 sono finite le due appartenenze. Quella del vivere collettivamente (nei partiti, in parrocchia, nei sindacati); e quella del vivere individualisticamente (il mi metto in proprio). Resta un paesaggio di solitudine, che non deve spaventare.
GIUSEPPE DE RITALa vita è l\'esperimento che l\'uomo singolo fa su se stesso, come dice il cardinale Scola». Il quale è uno degli otto intellettuali intervistati da Barbano, e due sono seduti al tavolo dei relatori - Amato e De Rita - mentre gli altri sono Simona Argentieri, Nicola Cabibbo, Umberto Eco, Sergio Romano, Umberto Veronesi.
GIUSEPPE DE RITA GIOVANNA MELANDRIAlemanno è tutt\'altro che fuori luogo in questa discussione sul come saremo e sul come vivremo, anche nelle grandi città e tramite nuove forme di scambio culturale e esistenziale. «Il primo obiettivo - spiega il sindaco di Roma - è quello di vincere la tentazione di chiudersi nel frammento e nel particolare. Anche dal punto di vista delle conoscenze.
GIULIO TREMONTI MANICURENel senso che i messaggi che arrivano sono una moltitudine, e continui, e diseguali: occorre accettare la sfida di questa complessità e starci dentro con una visione complessa e plurale». Alemanno sta parlando dell\'identità non come totem intoccabile, ma come qualcosa che viene plasmata e trasformata dagli stimoli che arrivano via via. «L\'apertura al mondo globalizzato - avverte - non deve diventare omologazione».
GIULIO TREMONTI MANICUREQuesto schema il sindaco lo applica anche alla politica. «Restano le differenze fra destra e sinistra - spiega - perchè ognuna ha un proprio modo di percepire la realtà. Ma queste appartenenze, invece di restare ferme nei rispettivi recinti ideologici, devono essere capaci di comunicare fra di loro».
GIULIANO AMATOEcco poi Paolo Mieli. Loda lo «stile asciutto e spiritoso» del libro e, come è tipico del \"mielismo\", estrae da queste pagine una serie di brillanti paradossi. Uno glielo ha suggerito la lettura dell\'intervista a Simona Argentieri: «I padri hanno imparato a fare le mamme, ma non c\'è più chi fa il padre, cioè dice i \"no\" e assume il comando». Un altro lo prende da Umberto Eco, e riguarda le «colpe dei figli»: «Nel futuro, si arriverà alla caccia al vecchio. Una minoranza di giovani che darà l\'assalto a una maggioranza di vecchi».
GIOVANNI SABBATUCCI PAOLO MIELIIl non pessimismo è la cifra comune e spiazzante degli intellettuali che piacciono a Barbano e che lui ha chiamato a raccolta. Anche se non è semplice uno sforzo di lucidità illuministica di fronte ad alcuni dei dati choc, che fin dalle prime righe il libro propone nella loro crudezza: tra il 2025 e il 2030 l\'Europa rappresenterà solo il 15 per cento del Pil mondiale; i due terzi degli scambi commerciali si faranno nel Pacifico; la Cina e l\'India saranno rispettivamente la seconda e la terza potenza economica del mondi, dietro agli Stati Uniti; emergeranno altre nove potenze: l\'Australia, il Brasile, il Canada, la Corea, il Giappone, l\'Indonesia, il Messico, la Russia, il Sudafrica.
GIULIANO AMATO GIANNI ALEMANNOPiù che dove andremo a finire, come andremo a finire: malissimo? Se si scade nel disfattismo, uno come Amato - il riformismo è il contrario del disfattismo - proprio non ci sta. Nè come italiano nè come europeo. «Ci vuole fiducia», insiste il Dottor Sottile: «Non dobbiamo raggiungere il massimo della soddisfazione parlando male di noi. Questo è un atteggiamento da perdenti, da provinciali e da chi non s\'è emancipato da secoli di servitù».
GIOVANNI MARIA FLICK GIOVANNA MELANDRIParole dure. Vere. Come la notazione che segue: «I nostri giovani spesso vanno a studiare e a lavorare all\'estero, perchè qui non hanno possibilità. Però all\'estero si fanno valere, eccellono nelle loro professioni. Ciò non significa che il nostro sistema educativo funziona? E che abbiamo preparato bene i nostri ragazzi?».
GIOVANNA MELANDRIFra Amato e Barbano si vede a occhio nudo che c\'è un\'intesa intellettuale ben sperimentata. Tipica di due a cui piace ragionare delle cose del mondo spaziando senza paraocchi e quasi giocando pur tenendo alto il livello del confronto. Che Amato sia di origini siciliane, come ha ricordato anche ieri parlando di identità e di appartenenze, magari non conta più di tanto.
GIANNI ALEMANNOMentre la \"meridionalità\" di Barbano è un dato saliente del suo lavoro. Ha un approccio \"caldo\", affettuoso o - come, si dice a Napoli, \"azzeccoso\" - con le materie di cui tratta e con le persone con cui entra in contatto. Sarà per questo che Barbano, prendendo ieri la parola, comincia raccontando commosso del suo rapporto con Nicola Cabibbo. «E\' uno degli autori del mio libro, purtroppo è appena scomparso, ma l\'incontro con quest\'uomo è stato toccante, affascinante e molto delicato, com\'era lui».
GIANNI ALEMANNO PAOLO MIELIDescrizione perfetta, per chi lo ha conosciuto, di questo fisico che ha sfiorato il Nobel. Resta il domandone: «Dove andremo a finire»? «Io non lo so», risponde Barbano, «e non lo voglio sapere». Quest\'ultima è chiaramente una bugia.
PAOLO MIELI PIETRANGELO BUTTAFUOCO