Foto Dagospia
Francesco Persili per Dagospia
Ciak, si cambia. Scandali, tasse, una classe politica di burosauri attaccati alla poltrona. Che fare? Bisogna «dare fiducia ai giovani». Grande, grosso, Verdone. L'attore-regista parla con Dagospia al termine della seconda puntata di Ara Pacis, il format televisivo di Enrico Cisnetto, legato alla manifestazione RomaIncontra. Sul suo sito ha detto di detestare ormai il 70 per cento dei politici. Del restante trenta, chi salva? «Sicuramente Veltroni, da sindaco di Roma ha fatto molte cose buone per la città...»
Piergiorgio Bellocchio e Giovanna SalzaMentre Paolo Villaggio toglie la pelle ai bamboccioni viziati («dove cazzo eravate negli ultimi 10 anni?»), Verdone vede «molti giovani con le palle che cambieranno molto, tra non molto». Anche lei si iscrive al partito dei rottamatori? «Non so nemmeno se andrò a votare alle primarie del Pd. E comunque non parlo di chi è già arrivato, come Renzi, mi riferisco ai tanti ragazzi che stanno iniziando a fare politica».
Mario RescaDi cosa hanno bisogno? «Servono gli allenatori giusti che abbiano il coraggio di puntare su di loro». Ci vorrebbero, insomma, tipi alla Sergio Leone, il suo mentore cinematografico, che insieme ad altri, come Lucisano e Bertolucci, «rivitalizzò il cinema italiano in un periodo di crisi, alla fine dei Settanta, puntando su una nuova generazione di attori».
Letta SevergniniGià durante l'incontro sul tema («La crisi? Passerà»), con il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, l'ad di Vodafone Italia, Paolo Bertoluzzo e l'editorialista del Corriere della Sera, Beppe Severgnini, Verdone aveva parlato da antropologo della commedia, bracconiere di tic, difetti, personaggi in forza di «un contatto quotidiano e diretto con la gente comune» senza risparmiare strali nei confronti della classe dirigente italiana. «Non mi piace questo periodo: si parla di tagli e tasse, quando si parlerà di crescita?»
Auditorium Ara PacisDa Tangentopoli a Regionopoli, «gli ultimi 20 anni sono stati un lento e inesorabile scivolamento verso il baratro», scolpisce nel video-editoriale di apertura Enrico Cisnetto, in versione Maurizio Costanzo del terzismo, che per chiamare la pubblicità non usa la formula consigli per gli acquisti ma - Stefano Benni ci perdonerà - il più "tennico" «diamo una mano al Pil».
Cisnetto e VerdoneManca lo sgabello da teatro Parioli, non la cartellina che fa molto Daniele Piombi, da cui il padre fondatore e animatore per 10 anni di CortinaIncontra, prende in prestito l'espressione da prima Repubblica televisiva «parterre de roi» quando presenta la platea che annovera, tra gli altri, Sandro Parenzo, editore del primo Costanzo, di Funari, di Santoro e ora di Cisnetto, Mario Resca, ex direttore generale ai Beni culturali, Paolo Astaldi, vicepresidente dei costruttori europei, in mezzo alla premiata vipperia di ex ministri, dirigenti di impresa, manager e borghesia glamour.
Guja SospisioUn talk salottiero depurato dall'effetto pollaio. Info-tainment moderato, e manierato, al tempo dell'economia di guerra. Ci si muove tra l'orgoglio dell'export e il «mutato atteggiamento europeo» nei confronti dell'Italia su cui però continua a pendere «un sospetto di inaffidabilità». Del rischio ne accenna anche il superministro tecnico, fino a prova contraria («mi sono dato una regola: fino alla fine dell'anno non entro sul tema...») L'ex amministratore delegato di Banca Intesa, che risulta indagato per frode fiscale, punta l'indice sulla montagna del debito pubblico («sono 15 anni di evasione») e sulle «tante opportunità buttate nella fornace della spesa pubblica in questi ultimi 10 anni».
Paolo BertoluzzoDell'esperienza da ad delle Poste ricorda «l'enorme riserva di qualità presente nella PA e le responsabilità condivise», non i ventimila esuberi. Conciona anche di brand Italia e start up, Passera, che annuncia il piano per l'energia e sull'Ilva chiarisce: «chiudere l'impianto avrebbe un costo economico e sociale enorme ma non sempre capisco l'attitudine di una certa parte della magistratura...»
«Ridurre la pressione fiscale sui ceti più deboli e far ripartire i consumi: la crescita ha bisogno di un aumento della spesa privata interna», è la ricetta di Paolo Bertoluzzo mentre viene sottolineato come l'Italia sia tra i Paesi che spende di più per tablet e smartphone. Un popolo di smanettoni, il concerto di telefonini nel film Viaggi di Nozze oggi «è una scenetta ricorrente», ammette sconsolato Verdone. Ma non c'è solo quella che Cisnetto chiama «dittatura della mediocrità», ci sono anche tanti ragazzi che si danno da fare.
Rosalba GiugniL'Immagine simbolo dell'Italia che non si rassegna, per il regista rocker, è il teatro Valle «che rischiava di diventare un mega-store e grazie al coraggio di un gruppo di giovani (che presto andrò a trovare) è rimasto in vita». Passione e rabbia, soprattutto, per gli 870 schermi spariti dal 2001 (60 solo quest'anno), Verdone si fa paladino dei cinema storici (Quirinetta, Capranica, Roma) e delle sale del centro in cui la programmazione di film d'autore era sostenuta da un pubblico più colto, magari âgée, che con l'invasione dei multiplex è stato messo da parte («e questo lo trovo de ‘na cattiveria assurda»).
ParenzoIl regista romano, da poco consigliere d'amministrazione del Centro sperimentale di cinematografia, rileva la bulimia della politica («che non deve entrare nella gestione della cultura») prima di abbandonarsi all'elogio dell'assessore dell'Estate romana, Renato Nicolini e al memoir di una città che tornava alla vita tra le notti di cinema a Massenzio e la festa dei poeti a Castelporziano («io c'ero, mi hanno fregato anche la radio, un disastro...»).
Tiene la finestra sempre aperta su Roma, il malincomico Verdone, anche nel suo libro autobiografico «La casa sopra i portici». Il palazzo umbertino color vinaccia con «gli odori tipici di una casa vera», i personaggi (Alfredo il calzolaio, Santino l'elettrauto) del rione Regola, il racconto degli scherzi di infanzia ad Alberto Sordi, suo vicino di casa, e quel terrazzo che s'affaccia sul ricordo di «un'Italia in bianco e nero in cui c'era più dignità».
Verdone PasseraMentre oggi il sistema formativo è in crisi e anche la politica non sta messa meglio. Sceneggiature da Satyricon de'noantri, feste con le maschere dei maiali, dissipazione di denaro pubblico. Guardando er Batman, c'è da rivalutare il sottosegretario Valenzani di Compagni di scuola? «Oddio, quello tirava coca nel bagno ma almeno non si mascherava, non era così indecente. Certo oggi siamo messi veramente male, se siamo arrivati al punto di rivalutare addirittura Valenzani, pensa te...».
Bertoluzzo Passera Cisnetto e Verdone