Giulia Cerasoli per "Chi"
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"Fatto a botte? Non abbiamo mai litigato Mario e io. Ci conosciamo dalla prima media e sono stato suo compagno di classe, sempre al Leone XIII, fino alla maturità. La nostra è un'amicizia salda, per la vita. Anche se non ci vediamo ora, ci sentiamo sempre. Anzi, mi sono reso conto di avere ancora la sua tesi di laurea, qui in casa».
A parlare del presidente del Consiglio Mario Monti, dalla sua prima giovinezza fino alla maturità e oltre, è Carlo Ortolani, il suo amico del cuore, ora ordinario di combustione e sicurezza presso il Politecnico di Milano. Quel Carlo che con Mario ragazzo era tra gli "accademici di italiano" del liceo classico, con lui tra i più assidui nei dibattiti al cineforum, al suo fianco nelle frequenti gite a perdifiato in bicicletta, quasi più "secchione" di lui, visto che era pure capoclasse.
montiDel professore, nato a Varese nel 1943 da Giovanni, direttore di banca tornato dal Sudamerica, e dalla bionda Lavinia, casalinga (genitori anche di Claudia, la maggiore), Ortolani sa molto, se non tutto. Dopo il trasferimento a Milano, Mario viene iscritto alle elementari nell'istituto della Milano che conta, dai gesuiti. «Frequentavo la sua casa e i miei genitori conoscevano i suoi. Notai subito che il suo papà era molto più vecchio della mamma», racconta Carlo, che, come Monti, frequentava la scuola a tempo pieno.
«Il nostro istituto era formativo. Lo studio era centrale, ma facevamo lì tutte le attività, dallo sport ai dibattiti. Eravamo obbligati a scrivere articoli sul giornale della scuola. Mario era bravissimo nelle materie umanistiche e adorava il cinema. Ma la sua vera passione era la bicicletta... Ricordo quella volta, al liceo, in cui pedalammo da Milano a Sankt Moritz: impiegammo due giorni, ma le nostre famiglie lo sapevano».
«Era imbranato in educazione fisica, non troppo portato per la matematica, ma un numero uno nato», lo descrive un altro compagno, padre Umberto Libralato, ora missionario, che sottolinea: «Mario era umile, ma orgoglioso, garbato, tutto d'un pezzo e sempre pronto ad aiutare gli altri, anche passando i suoi compiti durante le esercitazioni».
montiÈ del 1959 un articolo scritto da Monti sulla rivista della scuola Giovinezza nostra, intitolato Neve, baldoria e spumante a Canazei, in cui il futuro premier descrive una gita di fine anno con precisione, grazia e un sottile umorismo, tale da somigliare a un soggetto di Pupi Avati. «Secchioni noi? C'era molta selezione. In prima media partimmo in 35 e alla maturità ci arrivammo in 20... Però il sabato ci vedevamo alle festicciole in casa di amici, con le ragazze», riprende Carlo Ortolani e aggiunge: «La scuola era maschile, ma lì vicino c'era l'Istituto femminile delle Marcelline... E poi le amiche delle sorelle... Durante una festa per i 18 anni Mario conobbe Elsa, che poi divenne sua moglie».
montiElsa giovanissima la ricorda anche padre Uberto Ceroni, 92 anni, insegnante di religione di Monti: «Mario ed Elsa si conobbero negli anni del liceo. Mario era competente, ma non straordinario, però con una moralità a prova di bomba». Monti e la sua terza B (ne faceva parte anche il giornalista Maurizio Mosca) conseguono la maturità nel 1961. Il futuro premier si iscrive alla Bocconi e si laurea a pieni voti in economia. «Scommettemmo che Mario sarebbe stato il primo a laurearsi. E infatti si laureò a 22 anni», racconta Libralato.
Mentre frequenta la Bocconi, Monti esce con Elsa, più giovane di un anno e iscritta a scienze politiche (lascerà a un passo dalla laurea per seguire lui negli Usa), vede spesso Carlo Ortolani e conosce Carlo Secchi, che diventerà rettore della Bocconi dopo di lui. Prima di laurearsi, nel 1964, Monti fa uno stage a Bruxelles, quindi parte militare, nell'aviazione. «Lo andai a trovare mentre era ricoverato a Firenze, all'ospedale militare, per una febbre», ricorda Ortolani. È il 1967. Le nozze con Elsa, suo grande amore, saranno nel 1970 e subito dopo la partenza per gli Usa. L'apprendistato è finito. Monti sta per spiccare il volo.