Foto di Franco Cavassi per Dagospia al Forex di Milano
VICTOR MASSIAH UBI BANCA
\" ...Diego Della Valle... Molto del suo tempo lo spende per accattivarsi le simpatie dei giornalisti, un\'attività che gli riesce particolarmente bene, visto che non c\'è inaugurazione di una sua boutique che non veda schierati quasi tutti i direttori dei giornali in deferente ammirazione...\"
(Paolo Madron, \"Il lato debole dei poteri forti\", Longanesi)
DAGOREPORT
Dopo il \"Patto di Giuda\" consumatosi mercoledì 16 febbraio nei saloni dell\'Rcs, dove erano riuniti i \"pattisti\", e il successivo round celebratosi nel board delle Generali a Roma, venerdì scorso nel nella sede di Mediobanca è stata siglata (discretamente e con le consuete smentite) la \"Pax di Caino&Abele\" tra Dieghito El Dritto e il Capatosta Cesare Geronzi. Anche se poche ore dopo i due contendenti, abbandonate le daghe, hanno ripreso a duellare sulle pedane di carta (giornali) con lo spadone.
SAMUELE SORATO BANCA POP VICENZA copia
Tanto da rendere ancora più fragile la tregua (armata) raggiunta a piazzetta Cuccia tra il focoso Scarparo (a pallini) e lo scaltro banchiere di Marino, colli laziali. Un invito da parte degli altri Poteri Marci coinvolti nel duello al\'arma bianca ad abbassare le armi e, soprattutto, i toni. Del resto Mediobanca non poteva restare all\'infinito \"neutrale\" dopo le sgangherate intemerate del Dr.Hogan & Mr.Tod\'s nei confronti del presidente di Generali e dell\'\"unto del signore\", Abramo Bazoli. Definiti entrambi, senza mezzi termini, due \"arzilli vecchietti\".
Così, gli ex ragazzi di Cipresso Maranghi, Alberto Nagel e Renato Pagliaro, dopo aver assistito silenti (e goduto non poco) alle scorrerie del Capitan Fregnaccia delle Marche nelle loro riserve privilegiate (Rcs e Generali), di cui sono i principali azionisti, si sono resi conto che non potevano farla solo da spettatori. Sia pure con incolpevole ritardo. E che forse qualcuno, soprattutto il loro amichetto di Casette d\'Ete, era andato ampiamente fuori dalle righe del campo di gioco. O del gessato d\'ordinanza.
ROBERTO NICASTRO GIUSEPPE GHIZZONI
L\'iniziativa di tentare uno stop alle devastanti polemiche, è stata affidata dal duplex Nagel-Pagliaro al solito finanziere bretone, Vincent Bollorè. Il \"figlioccio\" ingrato di Antoine Bernheim, ex presidente di Generali (trombato a suo tempo a Trieste), che nel suo libro di memorie (\"Le parrain du capitalisme francais\", Grasset) parla, non a caso, del \"tradimento\" in Italia come \"un fenomeno istituzionalizzato\".
RAFFAELE JERUSALMI BORSA ITALIANA
Il giorno dopo la \"Pace di Caino&Abele\" in piazzetta Cuccia, arrivando al Forex di Verona, il Sor Cesare ha rilasciato dichiarazioni a dir poco soavi sul ribaldo Dieghito El Dritto: \"Della Valle? Stimo moltissimo l\'imprenditore marchigiano\". Quanto al clima da suburra determinatosi ai vertici di Rcs e Generali, Geronzi ha parlato (bontà sua) di \"clima d\'armonia e di dialettica cruciale\" tra i soci.
Apriti cielo! Domenica sera Capitan Fregnaccia dettava una nota per definire le affermazioni di Gero-vital \"inopportune\" e \"senza nessun senso logico\". E ancora: \"i rapporti tra me e lui non sono la questione centrale... è centrale invece il rispetto che di deve avere alla governante di Generali...\".
RAFFAELE JERUSALMI BORSA ITALIANA
Una ripresa di ostilità, dunque, che tiene sulle spine direttori di giornali e cronisti di cose economico-finanziarie. Quando i Poteri Marci litigano in pubblico come lavandaie di ringhiera, infatti, per la stampa sono giorni di passione e di grande sofferenza.
Negli ultimi quindici giorni sullo scontro Geronzi-Della Valle si è assistito a uno spettacolino mediatico a dir poco imbarazzante.
Un teatrino di carta (straccia) scandito da silenzi (inquietanti) e smentite (ridicole); di notizie (mancate e soffiate) e di scese in campo (a piedi uniti).
Sui grandi giornali, ad esempio, non è stata pubblicata una riga sul frontale di Geronzi a Della Valle in Rcs sulla visita della coppia Della Valle & Montezemolo a palazzo Chigi. Indiscrezione (mai smentita) rivelata da Dagospia. Con il tentativo di \"golpe\" dello Scarparo&C. al \"Corriere della Sera\" per far fuori il presidente dell\'Rcs, Piergaetano Marchetti, e il direttore Flebuccio de Bortoli (informato a suo tempo dei fatti).
MARIO DRAGHI
Eppure ben tredici erano i presenti a quella movimentata riunione in via San Marco. Qualcuno avrebbe potuto accertare su com\'erano andate davvero le cose tra i \"pattisti\". Ma quando si tratta dei Poteri Marci le penne (dei giornalisti) perdono le piume. E usano l\'inchiostro simpatico.
Prendiamo il rapporto tra i media e Vanitas Fay, alias Diego Della Valle. Lo Scarparo accusa i \"cuochi romani\" di preparare polpette avvelenate (anche per Dagospia) e poi si concede, senza accettare un vero contradditorio, alle tv e ai magazine amici. E cosa esce dai fornelli bollenti di Dieghito El Dritto?
MARIO DRAGHI
Il Dr.Hogan&Mr.Tod\'s prima dà del rincoglionito a due banchieri di sistema del calibro professionale di Bazoli e Geronzi, poi dichiara all\'Espresso (ultima intervista: \"Rottamiamo Geronzi&C.\"), di \"essere rimasto esterrefatto\" per le dichiarazioni al \"Financial Times\" di Gero-vital Cesare.
E cosa avrebbe detto di così stupefacente l\'ex numero di Mediobanca? Che Generali potrebbe avere un ruolo da banchiere nel Paese? E dove sarebbe la novità? Da tempo, Giulietto Tremonti e Berlusconi sono convinti che il Leone di Trieste possa avere un ruolo nel rilanciare le infrastrutture. Proprio in favore di quel made in Italy, che tanto a cuore sta allo Scarparo.
MARIO DRAGHI
Nell\'intervista all\'Espresso, Vanitas Fay si abbandona pure ai ricordi. A cominciare dalla privatizzazione della Comit negli anni Novanta. I tempi della conquista dello storico istituto guidato dal laico Raffaele Mattioli da parte di Banca Intesa (ancora Abramo Bazoli). Impresa che vide il giovane Dieghito protagonista. E che, quando la fortuna ti assiste, fruttò a Mr. Tod\'s ben 50 milioni di guadagni netti (ma questo non l\'ha detto all\'intervistatrice, Denise Pardo). Per pudore?
IGNAZIO VISCO BANKITALIA
Un\'incorporazione realizzata in assenza proprio di quei principi aziendali che oggi, Dieghito El Dritto, rivendica con forza in Rcs e Generali. Tutto, infatti, fu deciso fuori dagli organi sociali. I consigli d\'amministrazione di Comit ebbero soltanto un ruolo di \"notai\" nella nascita del nuovo agglomerato bancario. Ma lui, a dare ascolto ai suoi ricordi canaglia, si spendeva, insonne soltanto \"per il bene della Comit\" (e magari anche il suo).
IGNAZIO VISCO BANKITALIA
E altre notti in bianco deve aver passato a metà del 2000 lo Scarparo dal cuore tenero di tomaia. Nel pieno della guerra delle Opa su Bnl, scatenata da Unipol, dai contro pattisti di Caltagirone e dai \"furbetti del quartierino\" di Ricucci. Giornate su cui deve ancora pronunciarsi la magistratura. E sapete quale ruolo occupava Dieghito El Dritto - azionista forte di Bnl insieme a Generali nel patto parasociale -, nell\'istituto romano presieduto dal suo sodale Luigino Abete? E cioè del suo compagno di cantate all\'Anema e Core di Capri insieme allo Smontezemolato, Paolino Mieli, Enrico Mentana e Carlito Rossella. Incredibile, ma vero: Dieghito figurava tra gli azionisti in qualità di \"amministratore indipendente\"!
GREGORIO DE FELICE INTESA SAN PAOLO
Ma per il codice di autodisciplina delle società quotate in Borsa possono essere considerati \"indipendenti\" soltanto gli amministratori che \"non sono titolari, direttamente o indirettamente\" di partecipazioni azionarie. E questo non era il caso né di Della Valle né di Giovanni Perissinotto-regolino delle Generali. Quisquiglie da legulei, sosterrebbe Totò-Della Valle.
GIUSEPPE GHIZZONI UNICREDIT
Alla fine di quell\'immonda bagarre su Bnl, Dieghito El Dritto incassò - attraverso un veicolo finanziario in Lussemburgo -, quasi 300 milioni di plusvalenze. Qualche anno dopo (giugno 2007) Capitan Fregnaccia dichiarò a Corriere: \"Niente finanza, farò più made in Italy\". E si mise a studiare in Borsa eventuali scalate al quotidiano di via Solferino. Forse, allora, Vanitas Fay ha un problema non risolto: quello di correre dietro ai giornalisti (compiacenti) in cerca della verità, ma quando la vede spuntare se la dà a gambe elevate. Neppure fosse il fantasma di Cesare Geronzi.