Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
KATIA POLIDORI1 - IL BRINDISI DEI FINIANI: \"VOLEVANO CACCIARE NOI, ORA CACCIANO LUI\"
Carlo Bertini per \"La Stampa\"
Appoggiato al bancone del Bar Universale in via delle Coppelle, Fabio Granata, calice di vino bianco ghiacciato in mano e sorriso sulla bocca, è l\'immagine della contentezza fatta persona. «Sembra un brindisi di festeggiamento, è vero, meglio così», scherza uno dei più barricaderi tra i finiani, ricordando che l\'occasione conviviale di questo \"happy hour\" è la presentazione di un volume con una raccolta di scritti, il cui titolo di per sé è già tutto un programma: «In alto a destra. Attorno a Fini, tre anni di idee che sconvolgono la politica».
ITALO BOCCHINOSe la ride beato, Granata, mentre si fa scappare una sorta di morale della favola, perché «prima volevano cacciare noi e ora sono costretti a cacciare lui...». E\' un happening che la forza del destino trasforma in una festa della vittoria dunque, con frotte di giornalisti e telecamere, \"padrona di casa\" la direttrice del Secolo Flavia Ferina, dolcetti e buffet dal tono radicai chic di destra, un Fini abbronzato stretto nel suo completo carta da zucchero che piomba a sorpresa in sala seguito dalla sua signora in tubino nero.
ITALO BOCCHINO MARIO BALDASSARIE accanto alle belle donne non mancano i maitre-à-penser come Alessandro Campi, le battute sagaci, i conciliaboli con frecciate per lo sconfitto Cosentino e via dicendo. «Non ho letto ancora tutto. Cosa ha detto contro di me?», chiede Italo Bocchino in maniche di camicia un po\' trafelato dopo quella che per lui è anche una vittoria tutta personale di una sfida che va avanti da mesi. «Ah, mi attacca così? E\' un problema suo», si compiace sornione.
GIANFRY FINIAdolfo Urso è più compassato, cerca di mantenere un aplomb degno del suo gessato: «Noi indichiamo la strada e poi alla fine si arriva fì. Certo i problemi li devi affrontare prima che i nodi vengano al pettine. E\' stata una scelta . di buon senso, obbligata», allarga le braccia. E poi. prova a sbilanciarsi vestendo i panni della colomba: «Magari questa cosa, insieme aduna riflessione ulteriore che ci sarà sui testi della legge sulle intercettazioni, servirà a migliorare il clima».
GIULIANO COMPAGNOE non fa niente che dal quartier generale del Pdl tuonino i cannoni verso la \"casamatta\" dei finiani, qui si festeggia lo stesso in mezzo alle bombe, senza darlo troppo a vedere. Anche se Fini se ne va raggiante, dopo aver lanciato i suoi siluri in codice, parlando di questo libro che «non è un manifesto di chissà quale politica, ma solo il tentativo di mettere un po\' di sale nella minestra, di alzare la qualità complessiva del dibattito». E del progetto del Pdl «ambizioso, complesso, che determina momenti anche aspri di confronto».
IL BARMAN IN ATTESAMa prima della vittoria l\'umore era ben altro e le armi spianate, con Granata lancia in resta sul suo blog contro «questo girone dantesco che oscilla tra la Banda del buco e Romanzo Criminale. Mentre per i vertici del Pdl la questione morale non esiste e il problema gravissimo non è rappresentato da ciò che emerge, un quadro torbido di affari, logge, dossieraggi e associazioni a delinquere semplici, segrete o mafiose, il problema siamo noi!».
2 - LA RABBIA DEL CAVALIERE: \"GIANFRANCO LO DISTRUGGO\"
Amedeo La Mattina per \"La Stampa\"
Berlusconi lo vuole morto, dice di Fini cose inenarrabili, che è un killer, un traditore, un ricattatore, un amico delle toghe rosse, «che la pagherà cara», confida uno dei partecipanti al vertice che ha portato alle dimissioni di Cosentino, che però rimane alla guida del Pdl in Campania.
GIANFRANCO FINI UMBERTO CROPPI FABRIZIO ALFANOUna risposta del premier al presidente della Camera. Il quale voleva liquidare Cosentino da coordinatore regionale ma ha ottenuto l\'allontanamento dal governo dopo aver calendarizzato per la prossima settimana la mozione di sfiducia delle opposizioni. «Berlusconi capisce solo questo linguaggio ruvido», ha detto Fini ai suoi, soddisfatto di avere segnato un punto a suo vantaggio.
GIANFRANCO FINIIl linguaggio della pistola sul tavolo, dimostrando quanto male può fare dal più alto scranno di Montecitorio. Una rendita di posizione che va molto oltre il numero di parlamentari che lo seguono in battaglia. Un potere istituzionale capace di neutralizzare gli attacchi di Berlusconi che aveva minacciato di espellere dal partito i finiani che avrebbe votato la sfiducia a Cosentino.
Tranne poi fare marcia indietro fino a chiedere al sottosegretario di dimettersi per evitare di andare sotto alla Camera. Anche se poi la versione pilotata dai berlusconiani è stata un\'altra: il Cavaliere avrebbe chiesto a Cosentino di rimanere al suo posto per non darla vinta al nemico.
«Lui si riempie la bocca di legalità - si è sfogato il premier - ma pensa solo al potere personale, a logorarmi, a prendersi la leadership del partito, a piazzare quel mascalzone di Bocchino a vice coordinatore del partito. Ma se lo scorda. I coordinatori rimangono tre, Denis (Verdini ndr) rimane al suo posto e La Russa per me rappresenta la componente ex An. Adesso basta questo gioco al massacro di chi vuole far cadere il governo e spaccare il Pdl».
Se ci saranno cambiamenti se ne parlerà a settembre e si deciderà cosa fare ad agosto. Berlusconi ha precettato i dirigenti del partito per questo mese e infatti nessuno ha organizzato viaggi e ferie con le famiglie. Tutti in conclave a Roma a limare l\'ascia di guerra.
GIANFRANCO FINILa verità è che il premier si è trovato con le spalle al muro e l\'unica mossa che ha potuto fare è stata di rispondere alla coltellata di Fini con la contro-coltellata della conferma di Verdini e di Cosentino nelle loro cariche di partito. Sa pure che l\'avversario non si fermerà e continuerà a mettergli altre «pistole alla tempia», osservano a Palazzo Chigi. «Ma io lo distruggo - ha alzato la voce il presidente del Consiglio alla riunione di ieri pomeriggio - non mi faccio ricattare e se continua così lo porto davanti agli elettori perché non riesco a governare. Sulle intercettazioni non va bene mai niente, nemmeno al Quirinale».
UMBERTO CROPPI LUCABAR BARESCHIMa l\'inquilino di Montecitorio è una saponetta che gli scivola di mano. Fini avrebbe chiesto attraverso Gianni Letta un incontro con il capo del governo per la prossima settimana, ma il premier non sembra disposto a vederlo. Chissà se cambierà posizione pure questa volta o se accetterà il summit magari per rompere definitivamente. Certo è, spiega Osvaldo Napoli, che «dopo i casi di Scajola, Brancher e Cosentino, non si deve aspettare un\'ora di più per arrivare a fare chiarezza con Fini. Rottura o accordo, ma chiarezza va fatta in modo radicale e non episodico».
ROBERTO MENIA KATIA POLIDORIBerlusconi è furioso anche con i suoi fedelissimi che si sono messi a litigare. Con una parte che si organizza nella componente Liberamente e chiede il coordinatore unico. E gli altri che cercano di sbarrare la strada a Frattini, Gelmini, Carfagna e Prestigiacomo. Gli ex An La Russa e Gasparri che temono, o meglio temevano se è vero quello che ha assicurato loro lo stesso leader del Pdl, di essere sacrificati sull\'altare della pace tra i due cofondatori. «Dobbiamo rimanere uniti», ha spiegato il premier.
UMBERTO CROPPI EMANUELE EMMANUELEIl quale deve sopportare l\'ennesimo stop sulle intercettazioni, con voci che gli giungono dal Colle secondo cui è meglio rinviare tutto a settembre. Ma c\'è chi di fronte alla furia del premier cerca di farlo ragionare, suggerendo la strada del compromesso con Fini. «Ma io da quello lì non accetto lezioni di legalità, e poi lui la pace non la vuole, è una persona falsa».