Francesco Bonazzi per il Secolo XIX
Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
La sequenza più struggente scivola via nell'oscurità del portico di Palazzo Wedekind, in piazza Colonna, mentre già passano i titoli di coda sulla presentazione dell'ennesimo libro di Bruno Vespa. Il presidente dell'Inps, il patibolare Antonio Mastrapasqua, si china all'orecchio di Maddalena Letta e con l'aria di parlare a una persona che ha il marito in rianimazione e le bisbiglia: "Guarda, ne ho parlato anche con Giampaolo (figlio di Gianni e Maddalena, amministratore delegato di Medusa), lui non merita tutto questo, lo so che l'altro giorno si è sentito quasi scaricato, che è tanto stanco e magari tu... ma il Paese ha bisogno di lui!".
La moglie dello storico braccio destro di Berlusconi ascolta e fa sì con il capo, ma ormai è afona. E soprattutto, non fornisce alcuna speranza. Allora il custode delle pensioni degli italiani, ancora più avvilito, si congeda così: "Comunque tutto questo presto sarà finito. Ancora 12 ore e sapremo". Sì, bisognerà aspettare domani mattina, quando Mario Monti salirà al Quirinale con la lista dei ministri, per sapere se la Roma post-andreottiana e post-berlusconiana, dopo oltre quarant'anni, perderà davvero Gianni Letta. Ovvero il suo ultimo campione, mentore, tutore, padre protettore, stratega e - Dio non voglia - esecutore testamentario.
ROBERTO MARONIBastava andare ieri sera nella storica sede del ‘Tempo', per respirare lo psicodramma del Generone romano e dei suo immortali mandarini, in ansia per le sorti di Letta come per le proprie poltrone. La scusa era quella della presentazione di "Questo amore", firmata dal mezzobusto Rai Bruno Vespa. Una specie di edizione rilegata di "Novella 2000" (ma senza le foto), comprensiva di edificante capitoletto dedicato alle ultime gesta amorose del Cavalier Berlusconi. In una sala dove l'età media sfiora i settantacinque anni, e con le prime file che grondano botox e cerone, il gestore della cosiddetta "Terza Camera" del Parlamento mette dietro allo stesso tavolo Roberto Maroni, Rosy Bindi, Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini. Di solito, per lanciare i libri del conduttore di "Porta a Porta", non mancano mai né Berlusconi né Letta. Ma si sa, il momento è grave.
ROBERTO MARONI ISABELLA VOTINOIn platea, questa Roma che sopravvisse perfino al sedicente governo tecnico di Lamberto Dini ("Non esistono governi tecnici, quando un Parlamento gli vota la fiducia", ricorda il saggio Casini) schiera come suo rappresentante più alto in grado la maschera giapponese della moglie di Letta, che subisce impassibile perfino il baciamano di Maurizio Gasparri.
Tutt'intorno, si baciano e si toccano Melania Rizzoli, Augusta Iannini in Vespa, Sandra Carraro con l'amica Raffaella Leone (assistente di Paolo Scaroni, numero uno dell'Eni), l'ex segretario generale del Quirinale Gaetano Gifuni, il presidente-poeta dell'AgCom Corrado Calabrò, l'ex "agente Betulla" Renato Farina.
RELATORIPiù in disparte resta il senatore e barone Antonio D'Alì, che racconta "quanto piacciono a Vespa le cassatine che gli porto dalla Sicilia". Sembra davvero lo sbriciolarsi di un'epoca, visto che per oltre un'ora nessuno osa nominare la parola "Berlusconi" (l'incantesimo viene rotto dal leghista Maroni) e perfino Alfano, che passa tutta le sera a mandare sms, quando Vespa gli chiede "che ruolo politico avrà Silvio Berlusconi in futuro", galleggia sul vago della domanda e parla di "un ruolo da protagonista".
Al termine della presentazione, che non prevedeva domande dei giornalisti, proviamo per tre volte a chiedere al segretario del Pdl se "Berlusconi sarà ancora il candidato premier alle prossime elezioni". Alfano non risponde, la sua scorta strattona e la portavoce urla: "Non dichiara! Non dichiara!".
PIPPO MARRA ISABELLA VOTINOE' un peccato che, mentre nasce il governo Monti, non si riesca a sapere dal "delfino" Alfano che fine farà il fondatore del Pdl. Perché Bruno Vespa invece ha passato tutta l'ora e mezza del suo simposio a fare ossessivamente la stessa domanda sul futuro di Gianni Letta, dipinto come un "uomo delle istituzioni" che andrebbe a bilanciare al governo la presenza di Giuliano Amato, messo invece brutalmente in quota al Pd. La buona novella che il pubblico aspettava avrebbero dovuta darla la Bindi e Casini, ma da loro non s'è cavato nulla di più che ripetuti elogi "all'uomo di grande valore" eccetera eccetera. Tutta roba che va bene anche in caso di commemorazione.
MELANIA RIZZOLI GAETANO UNI