1- \"CIAK\"! IN EDICOLA SBARCA \"MUTANDE PAZZE\", IL DAGO-FILM CHE PREVIDE VALLETTOPOLI - 2- CORREVA L’ANNO 1992 QUANDO CI VOLLE UNA PELLICOLA \"ULTRASH\" PER RACCONTARE IL PASSAGGIO TRASH DAL POST-MODERNO AL POST-TRIBOLO, DALL’ETICA ALLA COTICA, DALL’ETà DEL JAZZ ALL’ETà DEL CAZZ, DAL TERRORISMO DEGLI ANNI ’70 ALL’EDONISMO DEGLI ’80, DALLE BOTTEGHE OSCURE ALLE BOUTIQUES LUCENTI, DALLA RIVOLTA A TRAVOLTA, DOVE IL SESSO DIVENTA IL GRIMALDELLO PER APRIRE LE PORTE DEL SUCCESSO E DEL \"CIUCCESSO\", DOVE L’UTERO SI UNISCE AL DILETTEVOLE E PRENDE POSSESSO DELLA SCENA UN \"NUOVO MOSTRO\" CAPACE DI QUALUNQUE MISFATTO MORALE, PRONTO A QUALSIASI SORTILEGIO ANALE, DISPOSTO A \"VENDERSI LA VITA\" E TANTO CHE CI SIAMO, A DAR VIA ANCHE FIANCHI, COSCE, CHIAPPE, TETTE -

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1- \"MUTANDE PAZZE\", VENT\'ANNI DOPO, ACCADDE DOMANI...
Piera Detassis per \"Ciak\", in edicola domani

mutandemutande pazze roberto dagostino

Nel marasma trash di una festa romana con ospiti impresentabili una bottiglia centra la tetta siliconata di un\'invitata e il mondo va in pezzi come per un\'esplosione nucleare. Volano stracci, libri, addobbi e l\'intero cascame dello show business d\'accatto: è il finale in stile Zabriskie Point de\' noantri che, nel 1992, sigla \"Mutande pazze\", opera prima e unica di Roberto D\'Agostino, non ancora Dagospia, ma già ben noto nel panni del lookologo dandy-demenziale di \"Quelli della notte\".

Ci voleva un film per la \"cara amica\" del produttore Mario Cecchi Gori, Eva Grimaldi, e, su consiglio di Enrico Lucherini, dietro la cinepresa ha il coraggio di mettersi solo il dilettante di cinema D\'Agostino, che con innocente cattivo gusto, fotografa il sottobosco di politica e tv. Se non un cult, di sicuro uno stracult, dunque avversato dalla critica ma preciso nella profezia.

Tutto ruota attorno al sesso come moneta di scambio: indecenti quiz e talk show, ragazze che si vendono per un ruolo con I\'appoggio di mamma, conduttrici carrieriste per dirigenti Rai segretamente sadomaso, politici cattolici che adottano starlette generose e relativi famigliari, un sosia di Sgarbi che pontifica tra tette e culi, un finto Tinto Brass col chiodo fisso. E il vero Aldo Busi che irrompe nudo nella festa, sovrano narciso di un mondo che volge incosciente e arrapato al cupio dissolvi.

MUTANDEMUTANDE PAZZE Ciak di Marzo

Vent\'anni fa, sottotitolo \"Accadde domani\". Come chiosa D\'Agostino (occhio alla sua intervista negli extra del Dvd) nel pezzo a fianco: \"Mutande pazze, nel suo piccolo, prova a raccontare Ia grande mutazione, sbirciando dietro le quinte di viale Mazzini, Cinecittà, Cologno Monzese, dentro e fuori le segreterie dei partito\".
Come dire: giochi senza frontiere.

2- LA FINE FU ALL\'INIZIO
Roberto D\'Agostino per Ciak (testo integrale)

Ad un certo momento degli anni Ottanta, ecco apparire sul palcoscenico del Costanzo Show la figurina esile ma con faccia bronzea di Carla Liotto. Una bionda fanciulla milanese di ventuno anni che \"vuole sfondare\". Come? Sposando un miliardario. Ecco la sua strategia: \"Con gli uomini amo recitare. So fare la buona e l\'aggressiva, l\'ingenua e la sapientina, la bambina e la donna di mondo. Di solito, indosso un abito lungo bianco o nero di seta, tacchi a spillo e collier di brillanti regalato da un miliardario. All\'inizio ascolto e non parlo mai. Ma osservo ogni minimo particolare. Colpisco sempre per il mio esserci e non esserci. Mentre parlo col padrone di casa, distribuisco con eleganza occhiatine furtive ai presenti. Sì, con lo sguardo riesco tranquillamente a sedurre. Poi comincio a fare domande. A fine serata dono il mio numero di telefono al più ricco della compagnia\".

MUTANDEMUTANDE PAZZE MONICA GUERRITORE SEDUCE IL DIRIGENTE RAI

Ad un certo momento degli anni Ottanta, festa d\'estate in una discoteca sulla spiaggia di Fregene. Come su una passerella di moda, sfilano tutti: il parrucchiere delle dive, il divo col parrucchino, lo scrittore dalla penna svenuta, la cantante di piano-bar che si crede Mina, il nuovo politico con la vecchia fregola, l\'aristocratico col blasone ubriaco, il bulletto pariolino, il mezzobusto televisivo con la mezzacalzetta cinematografica, l\'immancabile pornostar col codazzo di gay aggiornati, l\'intellettuale triste accompagnato dalla moglie tristissima, la tardona famosa che dopo l\'ultimo accidentato lifting ha cominciato a tossire con le orecchie. Ma su tutti svetta lei, la starlet rampina in minigonna a fil di gluteo.

MUTANDEMUTANDE PAZZE GUERRITORE

Come certe banane col bollino, si riconosce subito: luccicante come un\'incarciofata di viados, sventola la chioma bigodinata sul piatto, sfarfalleggia con le posate, sgallina le cosce nude mentre gli occhioni percorrono predaci il potente di turno (regista, presentatore, funzionario tv). Lo titilla, lo ammicca, lo ammacca. E\' capace di qualunque misfatto morale, è pronta a qualsiasi sortilegio anale, è disposta a tutto pur di essere accettata, notata, flashata dai paparazzi \"in compagnia di\".

Sa bene che non ha tempo da perdere, altre cavallette incalzano più audaci. E più zoccole di lei. A vent\'anni, la scadenza della vita è quella del latte fresco, 48 ore. Ha capito che deve capitalizzare velocemente il suo corpo, trasformare la sua bellezza in un pasto nudo proposto per una sorta di cannibalismo per uomini; quindi assalire e molestare \"chi conta\", usando il sesso come un \"piede di porco\".

Con una chiappa a destra e un\'acchiappata a sinistra, Favolose Nullità che non hanno ideali, non provano emozioni, non si fanno illusioni. Amministrano con freddezza da Bancomat il loro volto e il loro corpo. Entra il pene, esce la fattura. Il successo è la migliore vendetta a una vita da mille e duecento euro mensili, giustificazione finale di tanto tirar giù mutande. E se non si conclude niente, magari parte la denuncia per atti di libidine o istigazione alla prostituzione o scodella tutto al settimanale \"familiare\" e diventa famosa lo stesso.

MUTANDEMUTANDE PAZZE EVA GRIMALDI

Ad un certo momento degli anni Ottanta, Silvio Berlusconi deve aver pensato: adesso ve la faccio vedere io il nuovo \"mostro\" che dilaga nel sabato del villagggio! Tra i siparietti di \"Drive in\", tra un comico e una televendita, sbuca la \"ragazza fast food\": ha le poppe decappottabili di Lory Del Santo, il popò giunonico di Nadia Cassini, il labbro extra-large di Eva Grimaldi. Aggiungere Carmen Russo con mini al pube, tanga al pari di un filo interdentale, bustini stringi vita e tubini solleva-protesi, rimasugli di gonna stretti sulle ondulazioni dei suoi fianchi, e ogni reliquia glorificatrice dello smutandamento.

MUTANDEMUTANDE PAZZE EVA GRIMALDI IN UNA SCENA FETISH

Nasce così, secondo antiche regole dettate dai calendari dei camionisti, l\'estetica \"Miss Fininvest\". Un colpo deciso di mannaia all\'immagine femminile degli anni Settanta: quella delle vergini cristiane prima del supplizio, certe Cosette abbandonate da Servire il Popolo, certe Piccole Fiammiferaie consunte dalla Lotta Continua, certe femministe turbate da drammi interiori che nascondevano le forme come se si trattassero di fanatiche islamiche.

MUTANDEMUTANDE PAZZE EVA GRIMALDI E DAGO REGISTA

\"Proprio negli anni in cui le italiane ottenevano il divorzio, la pillola, l\'aborto, un nuovo diritto di famiglia, la parità salariale, la cancellazione del delitto d\'onore, in televisione iniziava a circolare l\'immagine di una donna sempre pronta a denudarsi, a sorridere, ad ammiccare e a tacere\", ha notato furibonda Natalia Aspesi su \"Micromega\".

MUTANDEMUTANDE PAZZE DAGO E BUSI

Da allora, il diluvio: ogni programma di varietà ha il suo scollacciato siparietto \"Drive in\": Schedine, Veline, Bustarelle, Letterine e Letteronze e via smutandando. Anche la Rai accetta la \"regola\": gran gnocche spigliate e mezzechiappe spogliate. Massì: ha vinto il \"Forza Gnocca\" del Cavaliere: apporta adrenalina alle ragioni dell\'Auditel, ottiene indici di gradimento record, raccoglie gli applausi dalla parte più attiva dei pantaloni.

MUTANDEMUTANDE PAZZE DA CIAK

A bocce ferme, la più grande e pericolosa invenzione del Reuccio di Arcore non è mica di essere sceso in campo ma di aver fatto salire su tutti gli schermi l\'immagine dominante della \"carne fresca\", che trionfa ovunque, fino a raggiungere gli scranni del governo.

Vent\'anni prima era un\'altra storia: per una Loren o una Cardinale, per una Schiaffino o una Milo, il non plus ultra consisteva nell\'agganciare come bamboline un po\' audaci un Ponti o un Cristaldi, un Bini o un Morris-Ergas. Tutti produttori che hanno fatto il bello e il cattivo tempo nel cinema italiano. E dovevano, le stelline di ieri, nascondere accuratamente il loro lato di oscura avidità e intraprendenza per non spaventare gli uomini che, cattolicamente, ritenevano che solo le sciocchine potessero diventare mogli perfette.

MUTANDEMUTANDE PAZZE Ciak di Marzo

Acqua passata. Capitolo chiuso. Gambe aperte. Dall\'etica alla cotica, dal postmoderno al post-tribolo, dalle Botteghe Oscure alle Boutiques lucenti, la \"devoluzione\" prende possesso della scena, incarnandosi in un avanzo di discoteca, una Favolosa Nullità euforica e decisa, pronta a dar fuoco a tutti, alla conquista di un proprio posto al sole; altro che accontentarsi della fede al dito, o lasciarsi manipolare come una Barbie.

La libidine del successo, nella sua forza, è diventato il loro Fato Debole. Un destino cinico e \"boro\" che la costringe a sbattersi come un Moulinex per una posa cinematografica, ad agitarsi come un Pastamatic per una cena con uso di \"vippaio\", più voluttuosa di un rasoio Braun davanti al politico in auge, più centrifugate di una lavatrice Candy dietro al funzionario televisivo. Il mondo per loro diventa come una segheria dove gli esseri umani possono essere trattati con lo stesso rispetto degli alberi.

MUTANDEMUTANDE PAZZE IL CULO DI BUSI

E\' il 1992 quando queste invasate dal successo-polpapronta, dette romanescamente e volgarmente \"arrampicazzo\", fanno il loro ingresso su grande schermo. \"In virtù di quell\'istinto depravato che ci fa talvolta mettere il naso sotto le coperte per sentire l\'odore di un peto\" (Gustave Flaubert), \"Mutande pazze\" - il titolo nasce come variazione degradata (a livello di coatteria) di \"Femmine folli\" di Stroheim (che dio ci perdoni) - prova a raccontare, nel suo piccolo, sbirciando viale Mazzini dietro le quinte, Cinecittà dal buco della serratura, su e giù per i camerini di Cologno Monzese, dentro e fuori le segreterie dei partiti, la grande mutazione antropologica che dagli anni Ottanta galoppa insieme a noi. Un \"film-tragedia\"? Certo: del resto che cos\'è una commedia se non una tragedia vista di spalle?

 

 

 

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