\"I love the nightlife\" di Corrado Rizza e Marco Trani, con la prefazione di Roberto D\'Agostino, è in vendita, in esclusiva, presso il circuito delle librerie Arion (www.libreriearion.it)
nichi vendola e big laura
1- LA LUNGA NOTTE DEGLI ANNI OTTANTA
Repubblica.it - Erano gli anni in cui scoppiava la moda dei Paninari a Milano, Roma era invasa dalle star del mondo dello spettacolo e la Riviera Romagnola era l\'unica alternativa ad Ibiza. Dalla fine degli anni \'70 ai primi anni \'80 \'esplode\' la disco e nella capitale aprono locali leggendari come il Much More, l\'Histeria, il Gilda e i primi dedicati ad un pubblico gay, come l\'Easy Going. Un libro racconta quegli anni, i luoghi del divertimento e i suoi protagonisti: è \"I love the nightlife\" di Corrado Rizza e Marco Trani. Dopo quasi trent\'anni di distanza da quelle notti folli, i due dj si incontrano per ripercorrere gli anni d\'oro delle discoteche romane. Un dialogo tra esperti alla consolle, con la prefazione di Roberto D\'Agostino e alcune chicche: 700 fotografie, ritagli di giornali, gossip e memorabilia
2- PREFAZIONE: ALLA RICERCA DEL PARADISO PEDESTRE
di Roberto D\'Agostino
Viviamo in un\'epoca in cui, come scriveva Baudelaire, le cose non deformate non hanno volto. E la discoteca è lo specchio deformante di questa realtà. Uno spazio di sovrabbondanza, eccesso, prevaricazione, frastuono, colore accecante, esibizionismo, estasi. Malgrado gli stereotipi da rotocalco, questo modo diverso e \"fuoriorario\" di far oratorio ha prodotto nell\'ultimo tratto del Novecento una sottocultura fatalmente mutante, senza falsi bersagli, né falsi movimenti.
marina lante della rovere all histeriaUna mitologia attrezzata per accogliere tutto e il contrario di tutto, che si è rumorosamente alterata e trasformata e svuotata nel corso del tempo alla stregua di un codice egiziano, di un\'araba fenice, di un oleogramma. Se una notte dell\'estate \'78 un viaggiatore si avventurava nella nuova e accecante terra delle discoteche gli sarebbe capitato di imbattersi in uno scenario somigliante tantissimo a un bordello di colpi d\'anca, un fortilizio foderato di specchi, un \"Paradiso pedestre\", fuori dal quale il Tempo, la Società, il Destino, potevano tendere i loro legittimi agguati e la Vita ritirare le sue promesse. \"Fuori\", il dolore; \"dentro\", il piacere.
marina lante della rovere al gilda i miei primi quarantanniUn universo che non voleva più credere nella violenza, cariche di poliziotti e sfoghi di studenti, katanghesi autonomi e pariolini autosufficienti, Lotta Continua e \"da oggi prendo la spranga\", cantautore stonato e complessino scordato, eskimo e Inti Illimani, picchettaggio e volantinaggio, sballi e scazzi, la frittatina al topo nell\'osteria alternativa, militanza-a-tempo-pieno, \"il privato è politico\", \"vogliamo tutto\", \"checcazzo!\", viva l\'ago, camuffarsi da proletari o da ragazzo di riformatorio, immaginazione al potere e Parco Lambro, \'radio libere\' in modulazione di frequenza, Moro tra errore e terrore.
marco trani al tirrenoAltro che ballare: c\'è di che correre a Lourdes. (\"Dieci undici anni di lotte / Discorsi, dibattiti, discussioni / Attentati, ferimenti, uccisioni / Per mandar Castellina e Capanna / All\'assemblea di Strasburgo\". 1968-1978 secondo Alberto Arbasino).
Così, in quei complicati, violenti, tragici, oscuri, alla fine senza speranza anni Settanta, le disco-dance attivate dalle piroette de \"La febbre del sabato sera\" (1978) hanno rappresentato il segnale dell\'inizio di un decennio che rovescierà la vita di tutti. Gli Ottanta hanno incorniciato la \"starizzazione-pop\" profetizzata da Andy Warhol (quindici minuti di celebrità non si negano a nessuno), l\'ascesa rapida, nel cielo dei valori pubblici, delle nuove mitologie del successo e di una festevolezza un po\' irresponsabile, destinata a una gioventù che gettava con tutte le forze alle proprie spalle gli oltre duemila morti, Aldo Moro compreso, della guerriglia politica degli anni Settanta.
marco trani al pasciAria! Aria! la guerra è finita e la bella epoque è qui, sembrava dire quel popolo di \"notturbini\" che affollavano le piste da ballo dell\'Easy Going\" e del \"Much More\". Improvvisamente, volano nell\'aria certe sberle di ritmo che sono peggio delle revolverate. Il dialogo a due \"piatti\" tra i disc-jockey Marco Trani e Corrado Rizza è, in filigrana, il racconto di due protagonisti del \"Grande caldo\" che l\'esplosione del fenomeno disco-dance accese tra le nuove generazioni.
marco forlani e giuseppe de mita al gildaUn \"documento\" dal vivo del cambiamento, senza birignao socio-letterario, ma dialogo \'selvaggio\', amarcord in presa diretta, di due ragazzi che non vogliono portare il lutto di nulla ben consapevoli che si è chiuso il ciclo \"Settanta\" della politicizzazione, del protagonismo collettivo e della ricerca della felicità sociale, secondo l\'espressione coniata dal sociologo Albert Hirschmann, autore appunto del libro \"Felicità privata e felicità pubblica\" (che spiega come i pendolarismi della storia derivino dall\'oscillazione dei gusti del pubblico fra questi due poli).
Marco e CorradoMescolare le carte, dunque. Dal sinistrismo al narcisismo, dal Noi all\'Io, dalla sommossa delle Bierre alla mossa delle Pierre, da Lotta Continua al successo di breve durata, dai furgoni cellulari al telefonino cellulare, dal significato al significante, dalle fratte ai frattali, dal ciclostile al fax, dalla rivolta a Travolta. E\' stato un Pediluvio universale. \"Impara l\'arte e mettila nei party\" (Achille Bonito Oliva). Peperoncino dall\'inizio alla fine. Alè, conciliare l\'alto e il basso. L\'est e l\'ovest. La Storia e la scoria. La qualità e la quantità. Lo snob e il Blob. I Dik Dik e i Duran Duran. Le Botteghe Oscure e le boutique lucenti.
maradona laura melidoni e renatoLo scavalcamento dei ruoli, la sapienza combinatoria, il desiderio di sedurre, era ben rappresentato e legittimato dalle culture emergenti degli anni Ottanta: il Post-moderno nell\'architettura, la Transavanguardia nella pittura, il \"pensiero debole\" nella filosofia, la New Wave nella musica giovane, il miraggio del look nelle tribù giovanili, il computer come memoria istantanea, il video come operazione di smontaggio e rimontaggio della realtà. Se non si può opporre l\'avanguardia alla tradizione, né l\'avvenire al passato, contro gli opposti estremismi, il \"doppio-gioco\" è allora un tentativo positivo di mettersi in comunicazione con l\'astuzia del tempo e l\'ambivalenza del presente.
le sorelle melidoni laura e lisa al gildaE non è singolare che sia toccato proprio a Umberto Eco, uno dei più raffinati ed elitari intellettuali nostrani, di diventare con l\'intercontinentale e incontinente trionfo popolare del \"Nome della rosa\" il garante dello slittamento, della doppia identità. La cosiddetta \'febbre del sabato sera\' non è stata una voga stagionale.
L\'émpito da discoteca di Tony Manero, compreso quello spavaldo burinismo tamarro di stile ampiamente dileggiato dai comici dell\'epoca, non è stata una passione particolarmente graziosa: implicava crudezza, materialità, sesso, emozioni gettate senza garbo, un atteggiamento rubizzo e spavaldo. A partire, dal proprio abbigliamento, inteso a rappresentare non ciò che si è, ma ciò che si vorrebbe essere. La loro \'tragedia\' è che non possono permettersi altro sacrificio che il divertimento.
laura melidoni e brooke shields al gildaPer ritenersi unici, al di sopra di qualsiasi ritratto, si mettono in cammino da Cuneo, partono da Canicattì, sopraggiungono da Bitonto per stordirsi nelle discoteche adriatiche dove ridono, sorridono, sballano, come gli attori di un film horror che, durante una pausa delle riprese, si dimenticano di togliersi il finto coltello dalla schiena o di detergere il sangue finto. S\'imbottigliano in pista a mezzanotte, e si mettono a nanna alle otto del mattino, \"strippati\" e lessi.
laura melidoni con elena melidoni al gildaI dati Siae dimostrano che, nel \'78, le presenze nelle sale da ballo sono aumentate del 40-50 per cento rispetto all\'anno precedente. Così che la disco-music svuota palestre, supermercati, ex-cinema, retro-bar, sottoscala, club privées esclusivi, Cral ferroviari, portinerie, ex tendoni da circo, bagni pubblici, per riempirli di specchi e piste girevoli, tempestarli di luci psichedeliche, fecondarli di fasci stroboscopici, inondarli con bolle di sapone.
la toya jackson e alessandra del dragoDa Ibiza a Mykonos, da Riccione a Manhattan. E\' nata per lo scrittore Tom Wolfe la \"Me Generation\"; per il sociologo Christopher Lasch trattasi di \"cultura del narcisismo\"; per gli intellettuali italiani \"la disco è una multinazionale del rimbecillimento di massa\". Non riuscivano a scorgere, i nostri geni del pensiero, la doppia vita che scorreva sotto la pista da ballo.
Da una parte c\'era un locale, un ambiente concreto, legato ai fatti, come un qualsiasi altro prodotto di consumo per il tempo libero. Dall\'altra scorreva un fiume incontrollato di desideri feroci, solitari, romantici, una concentrazione di estasi e violenza che era il vero sogno di ogni ragazzo.
la lignani e la sassoneIl proletario Manero-Travolta, di giorno sfigato commesso in un negozio di vernici, di notte irresistibile ballerino-bellimbusto in discoteca, sanava una contraddizione profonda della cultura giovanile post \'68. Metteva d\'accordo due cose che erano già entrate in pesante conflitto fra di loro. Quel desiderio di successo, quella voglia, quel \"bisogno\" di scavarsi una identità forte che nessuna ubriacatura ideologica riuscirà mai a liquidare, da una parte.
keith richards anita pallenberg e dado ruspoli al gildaE dall\'altra, il terrore della competizione, dura, ingrata, inutilmente lacerante. Ecco: in quanto vissuta come attività \"espressiva\" e non \"competitiva\", la danza permetteva questo miracolo. \"Ingrottarsi\" in una discoteca, del resto, non nasce da un bisogno di ribellione ma piuttosto da un bisogno mistico, biologico di calore umano, di \"camaraderie\", di fratellanza, di solidarietà.
Eccoci tutti in pista; spazio che diventa antro, grotta, rifugio, guscio, terra di nessuno. Che cos\'è la gioventù, se non un popolo, un mondo, un continente che sviluppa ombrosamente i propri valori, disvalori, gusti, disgusti, sapori, abitudini di abbigliamento e, attraverso la musica, il suo particolare sistema di comunicazione?
E\' la \"sofferenza\" di diventare grandi il punto di partenza; un frenetico modo di riempire i buchi della vita, sia quelli del dolore sia quelli della noia. Si va alla ricerca del piacere non come fine, ma come terapia. Così entriamo nel più intrigante (e disturbante) aspetto della discoteca: è edonismo privo di individualità, ricerca di un piacere collettivo, bambagia baluginante che ci protegge da un mondo smorto.
jovanotti e corrado rizza al gildaIn altri tempi, il tipo di piacere e ricerca di abbandono, di cui la discoteca è espressione, fu condannato e temuto dalle autorità - avventurarsi in uno speakeasy, spaccio clandestino di alcolici, assumeva un carattere di sfida al Proibizionismo degli anni Venti - perché era un atto di ribellione individuale contro quella autorità, un ostinato isolamento dal gregge.
jerry cala e marco trani allarea di cortinaLa discoteca, invece, non possiede nessuna individualità - la sua anonimità è la quintessenza del suo fascino. Chi balla non manifesta, ma si manifesta. E\' una \"ribellione\" senza volto, un big-bang nella testa, motivato da sentimenti di alienazione, di angoscia, dalla necessità di scaricare la depressione quotidiana.
inaugurazione make upBallare in una discoteca può non sembrare un atto di rifiuto, ma lo è quando rivendica la danza, e la musica, come il significato reale della vita. Per dire: ecco, niente è più certo dell\'incerto. Al verticale, i fanatici della discoteca preferiscono l\'orizzontale, si appassionano al pavimento, che almeno il loro precario Paradiso Pedestre ingombri lo spazio, che ci si inciampi dentro, che impedisca la solitudine.
La cosiddetta \"democrazia del frivolo\", infatti, portava con sé i valori della creatività individuale e del pluralismo, riconciliava la tecnologia con il gioco, il potere politico con la seduzione, il sesso con il piacere, il divertimento con la vita: la sua incoscienza favoriva la coscienza, le sue follie il rispetto dei diritti e della libertà di tutti.
Estratti del libro DagoSedotta da un menù a ideologia zero che preferiva l\'immagine alla cosa, la copia all\'originale, la rappresentazione alla realtà, la gente mostrava di amare le grandi riunioni di gruppo, aveva bisogno dei suoi momenti \"confusionali\", dove ognuno poteva non tanto far confusione, quanto \"confondersi\" con gli altri.
Aveva bisogno dei suoi momenti di \"edonismo popolare\", di \"contagio affettivo\", di \"logica passionale\"; aveva bisogno insomma di un\'orgia: in questo senso panico, confusionale, emozionale. E ottiene sulla piste da ballo, anche se in forme mascherate da un Kitsch sfrenato, il suo momento di massimo \"orgiasmo\".