Lea Mattarella per \"La Repubblica-Roma\"
Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo alla vernice con party della mostra di Francesco Clemente
L\'armonia degli opposti: è questo che la pittura di Francesco Clemente mette in scena da sempre. Maschile e femminile, ombre e luci, trasparenza e materia, linee curve e morbide, accidentate e rette, realtà e sogno, spazi chiusi e grandi vuoti, avanguardia e tradizione, mitologie orientale e fiabe occidentali: nelle sue tele si scontrano, combattono, ma infine si arrendono all\'unisono per trovare insieme una nuova, misteriosa sintesi carica di suggestione.
TEODORA FRIENDLA MOSTRA
Altra ossessione dell\'artista è l\'identità. Per questo il suo volto è un soggetto che esplora senza sosta, sintetizzando la vita e l\'energia in uno sguardo luminoso e acceso. \"Un autoritratto - afferma - è un modo di registrare la costante comparsa e scomparsa dell\'io\". Succede così anche nella mostra che inaugura venerdì prossimo alla galleria Lorcan O\' Neill intitolata Winter Woman Summer Self.
Qui sono raccolti 11 oli su tela di lino: 5 autoritratti e 6 immagini femminili. I primi sono collegati al sole, espressioni che sembrano il frutto di un\'estate destinata a durare in eterno. Gli occhi celesti di Clemente, la sua barba bianca magari hanno anche attraversato il buio ma adesso sono sfolgoranti di luce e di caldo. Le donne inquadrate in questa occasione abitano invece un eterno inverno, oscurità e tenebre, un mondo di profondità.
PAULO VON VACANOLe accompagnano attributi che ne rivelano la complessità, la fragilità, ma anche le potenzialità della loro condizione: forbici, scimmie, specchi, barbe, mosche... In questo universo di segreti e di simboli la cosa di cui siamo certi è che i due gruppi di quadri si nutrono a vicenda. Non esisterebbe l\'uno senza l\'altro. Inoltre, a ispirare queste fanciulle al buio è stato il confronto con alcuni momenti chiave della pittura di tutti i tempi, un dialogo a distanza con Pablo Picasso, nella fase delle donne giganti e monumentali più che in quella cubista, e Caravaggio.
PAPILLON SHIMON HAGGIAGQuest\'ultimo fa parte del bagaglio, quasi del Dna di Clemente. L\'artista è infatti nato nel 1952 a Napoli, la città dove il pittore lombardo in fuga ha interpretato in modo sempre più drammatico il suo celebre chiaroscuro. Dopo si è formato a Roma e infine, passando per l\'india, è approdato a New York dove vive. La sua cosmogonia è un universo circolare in cui l\'ordine, la vitalità, il senso delle cose nascono dalla contraddizione, dalla libertà di frugare con la stessa intensità abissi e altitudini, materiali preziosi e miseri. Tutto è tessuto, ricomposto. Ma lo sappiamo pronto a deflagrare ancora.