1 - «AHO, E CHI È?» FAN, COATTE E IL DJ BOY GEORGE...
Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"
Poi arriveranno i cinefili neri. Intanto c'è la solita esilarante emozione del red carpet romano.
Transenne.
Folla.
Passa Luc Besson, maestro assoluto. «Aho... e chi è 'sto panzone?».
Passa Michelle Yeoh, magnifica diva cinese-malese: «Ammazza che cassettone...».
Poi compare Patrizia Pellegrino (attrice da anni inspiegabilmente ignorata sia da Ettore Scola che da Nanni Moretti) lo sguardo tirato ma sorridente, tutti merletti, un enorme collo di volpe sintetico, un vestitino rosa che, tra qualche istante, cederà. «A Patrì! Amore mio... A bella! Vie' qua, famose 'na foto...».
Ovazione per Michele Placido.
Gli unici politici che si avvicinano alla gente sono il sindaco Gianni Alemanno e la governatrice del Lazio Renata Polverini (sorprendentemente in abito nero e non in jeans). Gianni Letta a passo veloce. Come Piero Fassino (inseguito dal grido di un ex comunista: «A Pierooo! Facce sogna'!»). Fabrizio Cicchitto, colonnello pdl, rasente il muro, testa china.
ADDOBBI FLOREALI
Il muro sotto al quale passa Cicchitto è stato «reso unico - recita così il comunicato del Festival - dall'istallazione dell'artista Simon J. Lycett, da anni collaboratore della famiglia reale inglese». Un fuoriclasse. Che ha tappezzato cento metri di parete con migliaia di mele rosse e centinaia di verze (varietà di cavolo a foglie eduli che i romani adorano saltare in padella con aglio, olio e peperoncino). La domanda è: quanto dureranno simili decorazioni?
FESTE E FESTONI
Cominciata la sarabanda. Poco fa Boy George (che nonostante quello che s'è fumato e bevuto gode di ottima salute) è venuto a fare il dj in uno stand subito preso d'assalto da plotoni di bori e coatte. Nella notte, cena di gala ai Mercati di Traiano. Mille invitati. Con il tradizionale colpo d'occhio: amici degli amici, imbucati, zie, cugini, commesse, sciampiste, attricette, papponi, avvocati, notai, portantini.
2 - BOY GEORGE PORTA BRIO AL FESTIVAL
Claudia Alì per "Il Messaggero"
Arrivato all'aeroporto, in borghese tutto vestito di nero, con cappotto lungo nero, occhialoni scuri e tatuaggi in bellavista, con il suo manager e con due truccatori, proprio per il party inaugurale della sezione del Festival Focus, quest'anno dedicata alla Gran Bretagna, Boy George, ha evitato orde di fotografi, sino a che il suo trucco non fosse perfetto. Tempo impiegato: due ore in un camerino nascosto dell'Auditorium. Mentre suonava le sue hit anni ‘80 remixate in chiave moderna, in consolle sorseggiava solo acqua. In platea, scatenata, Valeria Solarino.
3 - BOY GEORGE TRA CAVOLI E SIGARETTE...
Silvia Fumarola per "la Repubblica"
1 - Boy George, sempre più somigliante all´ex ministro Bondi, non delude mai: porta un cappello verde acido, giacca nera ricamata con rose rosse e un teschio sulla schiena tempestato di strass. Look ironico, ma scarso sense of humour: abbandona il photo call infastidito dallo scherzo delle "Iene" e se ne va.
2 - Royal red carpet con le creazioni del floral designer Simon Lycett, che ha curato anche gli addobbi delle nozze di Kate e William. In onore del cinema inglese bandiere della Union jack con cavoli e mele, patriottismo ecologista.
3 - Ecologici i centomila posacenere tascabili per i fumatori del Villaggio del cinema, «così 600 mila filtri di sigaretta al giorno non verranno dispersi nell´ambiente». Chi li avrà contati?
AURORA COSSIO4 - VERDONE: GALAN DIVENTA IL MINISTRO DELL'AGRICULTURA
Mario Ajello per "Il Messaggero"
«Galan è stato ministro dell'agricoltura, ma andando avanti così rischia di diventare il ministro dell'agricultura». Carlo Verdone lo dice con tono sobrio, si concede giusto un piccola battuta, in un discorso preoccupato.
DE LAURENTIIS CON I SUOI CINESIChe cosa la preoccupa, Verdone?
«Mi preoccupa vedere la cultura italiana non trattata con la sensibilità e l'amore che meriterebbe».
Non le piace Galan?
«Non ce l'ho con lui. Dico soltanto che l'esempio va dato dall'alto, e i ministri, specie se sono ministri dei Beni culturali, non devono considerare la cultura come un normale problema di bilancio. O muovercisi dentro in maniera poco attenta».
A che cosa si riferisce?
«Per esempio, alla Biennale di Venezia. Non conosco personalmente Paolo Baratta, ma perché rimuoverlo contro il parere di tutti, a destra e a sinistra, nonostante abbia operato bene? E perché sostituirlo con Giulio Malgara, che è una figura professionale diversa, ha altre attitudini, è un pubblicitario?».
E Pompei?
«Intanto parliamo di Roma. Questa città è il fulcro della storia del mondo. Non bisogna trattarla con superficialità e pressappochismo. Ha bisogno di avere un ministro dei Beni culturali molto forte. Noi campiamo di rendita, sulle antichità romane, sul Barocco, sul '700, sull'800, sulle avanguardie artistiche e architettoniche del '900, ma la custodia di questa rendita e il suo sviluppo sono doveri di primaria importanza, a cui dedicare tutte le energie e tutte le risorse. E invece, che cosa vediamo? Una sorta di derby fra Venezia e Roma, su quale delle due merita più dell'altra di essere la città del cinema».
Lo merita più Roma o più Venezia?
«Sono due città diverse, hanno due manifestazioni cinematografiche diverse: ma perché mai Galan le ha dovute mettere in competizione? Il mio comunque è un discorso generale. Noi sulla cultura ci giochiamo tutto, o almeno ci giochiamo quel minimo di credibilità che c'è rimasta. Non può essere trattata come...».
Agricultura?
«Come l'ultimo dei nostri problemi. Dev'essere il primo. In Europa, dove tutti hanno meno tesori storici rispetto all'Italia, non conoscono la parola degrado. Qui cade un pezzo di Pompei al giorno, e si fa finta di niente».
Che cosa serve?
«Io chiedo a Galan di battersi. Vediamo sparire teatri, cinema, biblioteche, siamo all'evaporazione di un patrimonio incommensurabile di memoria storica e culturale, e lì dentro non c'è solo il nostro passato ma anche il nostro futuro».