Foto di Mario Pizzi da Zagarolo
1- ISABELLA SANTACROCE LA PERFORMANCE
Dal "Corriere della Sera" - Ieri presso la libreria Melbookstore di via Nazionale 254, c'è stata la performance di Isabella Santacroce, autrice di «Amorino» (Bompiani) accompagnata all' arpa da Tiziana Liperoti. Dj Set Madame Suxine Stereo. Danzatrici Gloria Dorliguzzo e Simona Pettinari. Ha presentato Federica Prado. «Amorino» ci porta a Minster Lovell, freddo e austero villaggio inglese. E al tempo stesso «paradiso terrestre» del romanticismo nero. Un luogo fatato che è già da solo un romanzo - un luogo, si direbbe, non troppo dissimile dalla brughiera selvaggia delle sorelle Brontë.
2- ISABELLA SANTACROCE: "CHI MI DETESTA È PERCHÉ MI TEME"
Salvatore Coccoluto per www.leiweb.it
È una delle scrittrici italiane contemporanee più enigmatiche e controverse. Su di lei il pubblico si è sempre diviso: c'è chi la venera e chi non la sopporta. Ma Isabella Santacroce si cura poco di queste chiacchiere. A lei interessa scrivere. E niente altro. In questi giorni è uscito il suo decimo romanzo, Amorino (Bompiani), ambientato in un "freddo e austero" villaggio inglese. Con discrezione, quasi in punta di piedi, siamo entrati nel mondo di Isabella Santacroce per capire meglio il romanzo e per scoprire qualche piccolo segreto dell'autrice romagnola.
Isabella, quanto c'è di lei, della sua vita reale, in Amorino?
«Della mia vita c'è tutto, ma soprattutto c'è la vita purificata dalla menzogna della realtà. Inoltre in Amorino per la prima volta entro con il mio nome e cognome nel libro, raccontando chi sono, senza nascondermi dietro a nessun personaggio, non più filtrata da loro, ma intera».
Anche in questo romanzo c'è un continuo muoversi tra erotismo, poesia e inquietudine. Quale di questi tre elementi ha maggiore influenza sulla sua creatività?
«Non saprei. Tutti, sommati a un mistero del quale mai conoscerò il nome. E questo mistero è il corpo della mia scrittura, un corpo dominato da una continua estasi mistica, sempre in attesa dello sguardo di Dio».
Nel suo libro fa dire a uno dei personaggi che l'amore è una "miserevole fandonia". In realtà, lei come considera l'amore?
«Lo considero come il mio sangue. Devo tagliarmi e soffrire per vederlo apparire. Tempo fa ho scritto che l'amore è un'operazione chirurgica senza anestesia, ora aggiungo che, nonostante l'enorme dolore che procura, è salvezza. E allo stesso tempo uccisione di questa salvezza».
Qual è il personaggio del libro al quale si sente più legata?
«A tutti, perché scrivere Amorino è stato partecipare a una seduta spiritica durata due anni. E tutti i personaggi, me compresa, mi hanno circondato con la loro presenza, rendendosi alla fine indistinguibili, divenendo un unico ectoplasma creato da ogni parola presente nel libro. Amorino è un libro spiritico».
C'è chi la adora e chi non la sopporta. Come spiega questi sentimenti così estremi e contrastanti nei confronti suoi e della sua scrittura?
«Non sono uno scrittore incompreso. Non credo nell'incomprensione. Sono convinta invece che tutti siano in grado di capire, ad esempio la mia ricerca. Chi mi detesta è perché mi teme. Lo spavento. E trova rifugio nell'odio».
In passato è anche stata minacciata. Ha mai capito perché ce l'avessero con lei?
«Perché si sono sentiti colpiti e hanno reagito. Per V.M.18 sono stata minacciata di morte. E da sempre c'è chi mi augura la morte, o spera di incontrarmi per farmi del male».
Negli ultimi anni lei ha firmato i testi di molti brani di Gianna Nannini. Come mai quando scrive le parole di una canzone esce fuori lo "sguardo" più solare di Isabella Santacroce?
«Perché Gianna è un sole potente, scrivere con lei è stare nell'estate».
Oltre alla collaborazione artistica, mi risulta che tra lei e la Nannini ci sia una lunga amicizia. Che lei sappia, la Nannini ha letto Amorino?
«Lo sta leggendo in questi giorni. Per ora ne è entusiasta».
In passato ha ammesso di aver bisogno di isolarsi per scrivere. Anche per Amorino è stato così?
«Sì, ho vissuto in estrema solitudine per due anni. Ho cambiato casa, ho scelto uno spazio giusto per scrivere, con una scaletta nel salotto che porta in una mansarda dalle grandi vetrate. E da quelle vetrate entrava la notte, era davanti a me. L'ho scritto tutto di notte, al buio. Due anni così. Io e Amorino, non altro. Non sono mai uscita, ho vissuto in lui, con lui a Minster Lovell. Tanti sacrifici, tanta disciplina, ma per ora è l'esperienza più importante e sconvolgente della mia vita».
Ascoltava musica mentre scriveva?
«Sì. Da Letum a Mozart. Da Chopin a Dustin O'Halloran. Dai Frozenthia Depresis a Wagner. Ho trascorso notti intere ascoltando Abstract dei Frozenthia Depresis, in loop. Chi la conosce sa quanto può essere devastante».
Se dovesse associare Amorino a un album o a una canzone, quale sarebbe?
«È difficile. Ha troppi suoni, e così diversi tra loro. Gemiti e grida, preghiere e imprecazioni, rumori assordanti e voci sussurranti, spettri e corpi nella lussuria. Preferisco associarlo all'Estasi di Santa Teresa d'Avila del Bernini».