Foto di Mario Pizzi da Zagarolo
Antonio Laudazi per http://www.recensito.net/pag.php?pag=7992
Il Teatro è sottosopra, letteralmente. File di sedie le une sulle altre e un gran baccano. Al centro e tutto intorno alla platea uno stuolo di personaggi che fanno baldoria, suonano, cantano, ballano mischiandosi alle persone, non al pubblico, alle persone. A guardarli questi soggetti bizzarri e carnevaleschi, a seguirli nella bolgia fumosa e stordente, si viene come colti da un piacevole spaesamento.
SPETTATORICi si scopre a osservare gli attori così da vicino, indossare ognuno la sua maschera, scostarla appena il tempo di un ammiccamento, poi toglierla e indossarla ancora, riducendo drasticamente la distanza ieratica del teatro borghese.
Li avevamo già visti poco prima nel foyer, quando ancora non sapevamo cosa aspettarci. Una sfilata ammiccante e sfacciata, o una vetrina, come quelle della zona rossa di Amsterdam che hanno suggerito al regista Luciano Melchionna l\'idea alla base del format elaborato insieme a Elisabetta Ciancini, e da cui è tratto lo spettacolo - doveroso ricordarlo - interamente autofinanziato.
SPETTATORISpettacolo che inizia in una veste da varietà smagliante, dove i protagonisti si susseguono dimostrando di sapersela cavare molto bene nelle diverse discipline dello spettacolo. Una sorta di presentazione programmatica con chiari riferimenti etici e politici alla situazione dell\'artista mortificato da una progressiva svalutazione del proprio ruolo sociale e costretto dunque a vendersi per sbarcare il lunario. Ma è un baccanale fiero e gioioso quello che si consuma, dove l\'attore può finalmente esprimere sé stesso, libero dai compromessi del mercato.
SPETTATORILe regole del gioco sono semplici. Nel teatro/lupanare si aggirano decine di personaggi, prostitute e prostituti, ciascuno con la propria \"pillola d\'arte teatrale\" da offrire. Per pagarsi il servizietto occorre disporre dei dollarini, conio di monopoliana memoria inizialmente incluso - in quantità ahimè ridotta - nel biglietto d\'ingresso, ma che poi sarà possibile riacquistare dalle maîtresse che gestiscono gli artisti e con le quali ci si può divertire a contrattare (anche perché altrimenti si rischia di spendere davvero un patrimonio).
SPETTACOLOUna volta ingaggiato il personaggio si viene attirati in uno degli spazi offerti dall\'edificio: camerini principalmente, ma anche stanze di servizio, toilette, sottotetti e sotterranei, fino ad arrivare in una macchina parcheggiata per strada.
SPETTACOLOMa a dispetto del clima chiassoso da spazio autogestito, quelli che si consumano fuori dalla bolgia - negli ambienti soffusi, periferici, spesso molto angusti, sempre raccolti e silenziosi - sono amplessi di inaspettata intensità e di una drammaticità densa. Brevi monologhi, per la maggior parte firmati da Malchionna ma anche estratti da opere di autori quali Dostoevskij, Shakespeare e Pirandello, che raccontano frammenti di vita, psicologie a nudo, piccole tragedie quotidiane, dove il corpo trasparente dell\'attore è espresso fin dalla fase d\'immedesimazione nel personaggio, in un teatro dell\'intimità assolutamente innovativo.
SPETTACOLOE si va avanti così, fino a tarda notte, girovagando in lungo e in largo ad assoldare i caratteri che più ci incuriosiscono, e interagendo in modo del tutto inconsueto tanto con gli attori quanto con gli altri visitatori, mentre tutto intorno è esperienza.
SPETTACOLOIl gran finale la butta un po\' in caciara e, dall\'atmosfera certamente festosa ma consapevole della propria condizione di ricerca, si vira verso una baraonda (in parte) farsesca mista di canzoni, avanspettacolo, cabaret e musical. Nonostante la stanchezza (fuori sono quasi le due) il circo riesce comunque a coinvolgere la gente fino in fondo, accompagnandola poi all\'uscita con un cordone di saluti e strette di mano.
SPETTACOLOCerto, rientrando a casa ci si rammarica di non aver potuto godere di tutte quante le pillole che la comitiva aveva da offrire, vuoi per il tempo, vuoi per il costo eccessivo che avrebbe comportato. Ma la qualità della messinscena sta anche in questa parzialità della fruizione, nella moltiplicazione dello sguardo spettatoriale e nel conseguente avvicinamento alla sostanza viva della rappresentazione.
SPETTACOLOUno spettacolo in divenire, da vedere, rivedere e consigliare agli amici.