ALL'ARCAVOLO ZAVOLI IL MONTANELLI: MA IL VERO VINCITORE è PIZZI, ABUSIVO A MILANO - DA FLEBUCCIO DE BORTOLI A PAOLINO MIELI, BACI E ABBRACCI (DOVE HA SBAGLIATO PIZZI?) - IN PRIMA FILA ANCHE I POVERI RESTI DI QUELLA CHE FU LA BELLISSIMA ORNELLA VANONI -

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  • Foto di Franco Cavassi per Dagospia

    ANERI SORGI MIELIANERI SORGI MIELI

    (Ansa) - Al giornalista e presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai, Sergio Zavoli, è andato il premio 2009 alla carriera intitolato a Indro Montanelli. La cerimonia della consegna del premio si è tenuta nella sede della fondazione Corriere della Sera, dove accanto a Zavoli ha ricevuto il riconoscimento nella categoria giovani il giornalista free lance Stefano Liberti, collaboratore del Manifesto, che ha meritato il premio per un reportage sui migranti dall'Africa.

    Zavoli MoizziZavoli Moizzi

    Presenti, tra gli altri, il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, Paolo Mieli, il direttore del Manifesto Valentino Parlato, la cantante Ornella Vanoni e il filosofo Emanuele Severino che ha dedicato a Zavoli un dotto elogio per la sua capacità di interpretare il ruolo del giornalista.

    Del resto Zavoli ha ottenuto il premio Indro Montanelli per aver raccontato "con massima attenzione - questa la motivazione - il corso della vita culturale, sociale e politica dell'Italia e di altri parti d'Europa dal dopoguerra a oggi".

    ZAVOLIZAVOLI

    Zavoli ha ricevuto il premio senza nascondere insieme un sentimento di lusinga e di imbarazzo: "Se fosse qui Montanelli - ha detto Zavoli - mi direbbe: 'non darti delle arie, noi lavoriamo per i contemporanei'".

    Nel suo discorso il presidente della Vigilanza ha sottolineato da una parte l'importanza del mestiere del giornalista nell'età contemporanea e dall'altra la necessità per le giovani generazioni a non essere preda della disaffezione e dell'indifferenza. E proprio per questo ha voluto citare la lettera che un giovane partigiano liberale di Parma scrisse ai suoi genitori alla vigilia della sua fucilazione, sei giorni prima che finisse la seconda guerra mondiale: "la cosa pubblica è noi stessi".

     

     

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