Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
Cronaca della serata a cura di Rachele Gonnelli per www.unita.it
1 - TEATRO STRAPIENO, UNA SERATA PER RIFLETTERE INSIEME
Alle 21.15 all\'Ambra Jovinelli a roma entra Cecilia Strada, presidente di Emergency. E\' la serata che presenta la rivista e che serve a riflettere. Il teatro romano è stracolmo, con una lunghissima fila fuori di persone che volevano entrare ma sono rimaste all\'esterno: purtroppo i posti sono esauriti. Cecilia Strada parla dell\'attività dell\'associazione che ha finora curato 4 milioni di persone, ne cura una ogni due minuti nel mondo, dalle zone di guerra e di carestia, dal Ciad all\'Afghanistan.
2 - GINO STRADA: LA GUERRA NON SI UMANIZZA - IL PARLAMENTO DELINQUE: VIOLA LA COSTITUZIONE
«La guerra non si può umanizzare, l\'ha detto Einstein. Finché non viene bandita dall\'orizzonte della storia è la possibilità più breve e più stupida». Così Gino Strada dal palco dell\'Ambra Jovinelli. La risoluzione dell\'Onu sulla Libia è del 18 marzo, - ha continuato il fondatore di Emergency- ma già il 10 febbraio Sarkozy aveva detto di voler attaccare. La risoluzione inizia dicendo che cerca una soluzione mentre i caccia erano già in volo, non è stata data una possibilità diversa e come al solito il Parlamento italiano delinque contro la Costituzione violando l\'articolo 11.
3 - DON CIOTTI: INDIGNARSI NON BASTA - NO A PRIVATIZZARE L\'ACQUA E AL NUCLEARE
Don Ciotti: «Non basta indignarci, bisogna ricordare che il primo testo antimafia è la nostra Costituzione. Domani, (oggi, ndr) 22 marzo, è la giornata mondiale per l\'acqua. Noi festeggiandola ricordiamo che la prima cosa fatta dalla mafia in Sicilia è stata controllare l\'acqua. Non è possibile privatizzarla perché è alla base della vita. Ci sono tre miliardi di persone nel mondo senza fogne. E ogni anno in Italia viene fatta una colata di cemento pari a 251 campi di calcio.
Bisogna inserire i delitti ambientali nel codice penale e, così come dice la Cgil, inserire il caporalato nel codice civile. Votiamo sì per fermare il nucleare. E la riforma della giustizia è in realtà il sequestro della giustizia, non basta indignarsi per questo. Bisogna ricordare che la cultura è ciò che dà lo stato di salute di un paese, perciò i tagli non sono casuali. E l\'unico mercato col segno più in Europa è quello delle armi: 43,3 miliardi di euro l\'anno e Finmeccanica è all\'ottavo posto nel mondo».
4 - GIANNI MURA, EDITORE DI \"E\" - SARÀ UN MENSILE SU DIRITTI, LAVORO, CULTURA
Gianni Mura, già giornalista di Repubblica e ora editore del mensile, incassa gli auguri di Ezio Mauro: \"Facciamo questo giornale - spiega - che uscirà on line e su carta il primo mercoledì di ogni mese: 128 pagine a colori a 4 euro. Si baserà sul Manifesto di Emergency di Firenze, sul mondo che vorremmo. Racconterà anche storie piccole, avrà inchieste, reportage dall\'Italia e da fuori, ricorderà un po\' Diario. La redazione è ereditata da Peace reporter con 12 giovani dall\'età media di 30-31 anni. Avrà molte rubriche fisse: una sui morti nelle guerre, una sui morti sul lavoro, una sulla violenza alle donne in ambito domestico, una rubrica sui libri di Neri Marcoré, una della poetessa Patrizia Valduga sulla lingua italiana. \"E\" si occuperà di diritti civili, sanità, mondo del lavoro, scuola e cultura come un\'unica cosa anche se la Gelmini non è d\'accordo.
5 - FIORELLA MANNOIA: ITALIA DA SANZIONARE PER AFFARI CON GHEDDAFI
Fiorella Mannoia legge una ninna nanna della guerra, in romanesco, una poesia di Trilussa del 1914. «Con i dittatori non si dovrebbe scendere a patti, se dovesse succedere a noi cosa vorremo che gli altri facessero? Credo che l\'Europa dovrebbe sanzionarci e non impedirci di fare affari con questa gente che traffica. Se si diceva di non fare affari con Gheddafi anche a costo di razionare l\'acqua calda la gente ci sarebbe stata. Vedo solo un grande affare in questa guerra e del popolo non gliene frega niente a nessuno». Applausi in sala.
6 - EZIO MAURO: SOGNO UN MONDO PER VINCENTI E PERDENTI
Parla Ezio Mauro, direttore di Repubblica: «Mi piacerebbe vivere in un mondo - è il tema della serata, ndr - che riesce a conciliare capitalismo, lavoro, welfare state e democrazia. Che consenta di tenere insieme vincenti e perdenti della globalizzazione. L\'elemento che mette insieme tutto, cioè la felicità individuale e le speranze collettive è la cittadinanza informata e consapevole».
7 - VAURO: STAVOLTA SONO PESSIMISTA
Vauro: sono pessimista stavolta, dopo che tante volte alla vigilia di guerre come l\'Afghanistan, l\'Iraq, l\'ex Jugoslavia ho chiamato a raccolta molte persone, alcune sono le stesse sul palco con me. Mi sono chiesto cosa andiamo a fare? A ripetere il rito del no alla guerra senza se e senza ma? L\'Afghanistan è una guerra che dura più del secondo conflitto mondiale, è partita per salvare i civili dalla tirannide dei talebani e le donne dal burqa, l\'Onu ci dice che quest\'anno le vittime civili lì sono raddoppiate.
E l\'Iraq per liberare il paese da un feroce tiranno è diventato un mattatoio dove ci siamo addirittura assuefatti alle continue stragi che finiscono in una breve sui giornali. E che dire del Kossovo, dove l\'intervento è stato deciso da un governo di centro sinistra, ancora una vola per salvare i civili? E l\'Onu dopo ci ha detto che l\'apice della pulizia etnica è stato subito dopo l\'intervento della Nato.
FIORELLA MANNOIA8 - ERRI DE LUCA: VORREI FOSSIMO UN PAESE D\'ACCOGLIENZA
Erri De Luca, lo scrittore napoletano, segue a ruota dal palcoscenico. Intorno ai 30 anni - racconta - lui lavorava nei cantieri edili in Francia, non c\'erano più italiani ma magrebini e slavi. L\'Italia è stata rappresentata a lungo dagli emigranti e da un cinema che era forse il più bello nel mondo, poi negli anni 80 dalle vetrine: era qualcosa di meno colto però era sempre opera di ingegno. Ora ci rappresentano nel mondo le battute sulle prestazioni sessuali di qualcuno. \"L\'Italia - continua - è diventata un paese ridicolo all\'estero. Quando ero piccolo diceva era come uno stivale, a me piace di più pensarla come una spalla e un braccio con una mano aperta nel Mediterraneo, con la Sicilia come un fazzoletto che saluta. Vorrei che fosse rappresentata nei suoi sforzi d\'accoglienza e non come una facile pista da cui decollano bombardieri\".
9 - CECILIA STRADA: QUALE MONDO VOGLIAMO
Ora, ricorda Cecilia Strada, l\'associazione si occupa anche dell\'Italia perché la guerra è anche qui nel senso di sopraffazioni, rifiuto del diverso. A Firenze l\'anno scorso Emergency ha stilato un manifesto \"Il mondo che vogliamo\". Siamo qui - segnala la presidente - all\'Ambra Jovinelli per confrontarci con il problema: che mondo vogliamo.
10 - LA NUOVA RIVISTA DI EMERGENCY. \"ITALIA IMBARBARITA\"
Lavorare «per impedire che anche in Italia i diritti essenziali di tutti, come il diritto a ricevere cure gratuite e d\'eccellenza, il diritto a una scuola pubblica di qualità e il diritto a una pubblica informazione, diventino privilegi di pochi». È uno degli impegni che Emergency conferma e si riassume in occasione dell\'uscita del suo nuovo mensile «E», presentato in un ciclo di incontri itineranti nei teatri italiani.
I motivi che hanno spinto Gino Strada, fondatore di Emergency, a lanciare la rivista, diretta da Gianni Mura e Maso Notarianni e in edicola dal 6 aprile, «potrebbero essere duecento». Tra questi spiccano «la rabbia, la delusione, il vedere lo schifo che è l\'Italia, la voglia di reagire». «Non so - osserva Strada in una chiacchierata online con Mura - se ci sia ancora uno spazio, una possibilità di recupero per un discorso culturale. Forse abbiamo aspettato troppo tempo e dire che il Paese s\'è imbarbarito è come offendere i barbari». In Italia, aggiunge, «non si insegna il bello della diversità, del fare il bene, dell\'aiuto agli altri. E non c\'è da stupirsene, in un Paese governato da uno sporcaccione e con un Parlamento pieno di delinquenti condannati, di papponi, di soubrette. Sarebbe strano il contrario. Ecco perché non si può restare a guardare».
ERRI DE LUCADurante gli incontri nei teatri con esponenti della cultura e della società civile e con i cittadini - si legge in una nota - viene discusso anche il manifesto di Emergency, che ribadisce il «ripudio della violenza, del terrorismo e della guerra come strumenti per risolvere le contese tra gli uomini, i popoli e gli stati» e chiede «un mondo basato sulla giustizia sociale, sulla solidarietà, sul rispetto reciproco, sul dialogo, su un\'equa distribuzione delle risorse». Con questo ciclo di incontri, Emergency «continua un impegno assunto sin dalla sua fondazione: all\'attività di cura delle vittime della guerra e della povertà, l\'associazione ha sempre affiancato la promozione di una cultura di pace e di rispetto dei diritti umani».