1. RENZI FA IL BULLO TRA I DIVI DI HOLLYWOOD
Danila Fedi per Il Giornale.it
Contento del terzo sì incassato dall'Italicum? “Contento di quel che ha fatto Armani” risponde Matteo Renzi al terzo piano del Silos in cui lo stilista imprenditore inaugura il suo nuovo spazio espositivo per Milano. Poi il premier ci gratifica di un bel pernacchio alla Totò cui fa seguire una frase da gran piacione: "Mi mancano le sue domande da rompiballe al Pitti".
Vorremmo sparargliene subito un'altra magari di tipo politico, ma lui incalza indicando re Giorgio che fra parentesi lo chiama presidente con deferenza: "Ha detto lui la cosa più giusta: questo evento e' come una scintilla per l'Expo. Armani ha fatto un grande dono alla città e all'intero paese”.
Il siparietto continua con commenti sugli abiti indossati dal premier - cravatta e orologio Armani, dichiara lui tacendo sul resto - dalla moglie Agnese - gonna nera lunga e camicia di pizzo bianco di Scervino - oltre che dalla figlia Ester, otto anni, in vestitino-tutù bianco e piccolo cardigan.
saverio costanzo e alba rohrwacher
"Lei è qui perché i fratelli sono al campo scout" racconta Matteo ?staiserenopapà aggiungendo che la piccina sa già come deve comportarsi con i giornalisti: non dire una parola. Andrà lei con la mamma al concerto in piazza Duomo mentre il premier si ritira in buon ordine per evitare le probabili critiche alla sovraesposizione mondana.
serena autieri e enrico griselli
Oggi, infatti, taglierà il nastro dell'Expo e domenica sera sarà all'inaugurazione della fondazione Prada: della serie ?matteostaibuonino perché la troppa mondanità logora chi non ce l'ha. Certo sarà dura rivedere una simile parata di stelle in giro per Milano.
La prima ad arrivare e' Claudia Cardinale, bella e rugosa come dovrebbero essere tutte le donne di una certa età e invece la maggior parte oggi si fa trasformare in una chirurgica imitazione di un quadro di Picasso. Seguono a ruota tre belli e possibili del nuovo cinema italiano: Luca Argentero, Pierfrancesco Favino e Giorgio Pasotti.
roberta armani, leonardo dicaprio, tina turner e giorgio armani 1
Pare che Pisapia sia venuto con la moglie Cinzia Sasso nel suo Armani d'ordinanza, ma noi non l'abbiamo visto. In compenso abbiamo scambiato due battute con Letizia Moratti elegantissima nel suo smoking rosso, un inedito armaniano di grande effetto. "Sono felice che Giorgio abbia fatto un simile regalo all'Expo e a Milano" dichiara l'ex sindaco che è la vera paladina di questa operazione da cui - il premier dixit - può ripartire l'Italia.
La signora in rosso non è certo l'unica che per la serata ha voluto i pantaloni, o meglio quei completi maschili riletti al femminile che sono una delle tante specialità dello stilista. Glenn Close, per esempio, ha uno smoking bianco che non nasconde la sua linea appesantita mentre Cate Blanchett e' divina con un tailleur candido decorato da un grande fiocco nero tra giacca e calzoni.
Sophia Loren ha scelto invece un abito nero con nastri di tulle magistralmente intrecciati sul celebre décolleté. E' ancora bellissima la signora Italia che piace al mondo, coetanea del padrone di casa: 80 anni che sembrano 20 in meno. Per Di Caprio scoppia un boato nella piazza ma davvero non vale la pena: bolso, gonfio, con un codino stile Marlon Brando anche se le affinità si fermano lì. Dei colleghi che Armani giura di aver invitato in blocco vediamo solo Stefano Pilati e Tomaso Trussardi con la moglie Michelle.
pierce brosnan e giorgio armani
Lei dice che è ancora una 44 ma sembra anche meno, un vero schianto. "Non potevo credere all'invito del signor Armani, mi ha toccato il cuore" confessa Pilati che tra parentesi ha lavorato alla corte di re Giorgio. "Lui si merita tutto" conclude mentre i 450 invitati alla sfilata prendono posto nel mastodontico teatro. A ogni uscita scatta l'applauso, nel finale esplode il tifo da stadio capitanato da Tina Turner. We don't need another hero, ma di gente seria che fa sul serio il suo mestiere nel mondo della moda l'Italia ha un bisogno disperato.
paolo sorrentino, roberta armani e daniela sorrentino
2. UN SILOS PER RACCHIUDERE 40 ANNI DI ARMANI
Danila Fedi per Il Giornale.it
“Questo mestiere mi ha insegnato a sognare poco ma ad avere molte idee da realizzare come sogni” dice Giorgio Armani all’ingresso del suo nuovo spazio espositivo al 40 di via Bergognone a Milano. Si chiama Armani Silos perché qui, negli anni Cinquanta, una multinazionale dell’alimentazione aveva costruito il proprio deposito di cereali.
Lo stilista imprenditore ha deciso di trasformare l’edificio (4500 metri quadri distribuiti su quattro piani) nella sede permanente di un archivio che comprende passato, presente e futuro. Armani compie infatti 40 anni di duro lavoro al servizio del bello e per l’occasione offre a Milano un evento in concomitanza con l’apertura dell’Expo di cui è special ambassador.
Maligni e invidiosi parlano già di “Armaniadi” oltre a definire l’impressionante numero di star invitate “un allevamento di trote”. In effetti non si è mai visto un simile parterre de roi a una sfilata milanese e tantomeno all’inaugurazione di un nuovo spazio cittadino.
“Non mi piace la parola museo – spiega re Giorgio - in questo edificio c’era un buco che prima conteneva cibo per vivere e ora può contenere vestitini con cui affrontare la vita al meglio”.
leonardo di caprio e giorgio armani
Dice proprio così, “vestitini”, con il tipico tono brusco che usa per mascherare le sue stesse emozioni. Ci sono volute innumerevoli ore di lavoro per selezionare i 600 abiti e i 200 accessori esposti nelle 40 stanze magicamente illuminate dai led nascosti dietro a un sistema di quinte mobili sulle pareti di cemento: garze metalliche, velature, proiezioni di ricami, tessuti o materiali, un mondo d’incanti che è entrato, entra ed entrerà nel mondo reale.
lauren hutton e giorgio armani 1
“Ho dovuto essere un po’ auto celebrativo” motteggia Armani davanti ai due video che accolgono i visitatori all’ingresso illustrando da una parte i suoi rapporti con le star, dall’altra le sue innumerevoli sfilate. Da qui ai primi modelli esposti è un soffio ma mentre spiega di non aver seguito l’ordine cronologico preferendo una suddivisione tematica, sottovoce tra sé e sé dice: “ho fatto una lunga carriera che mi è costata la vita”.
Inevitabile a questo punto chiedergli se ha qualche rimpianto e lui, lapidario, dice “Solo per chi non c’è più”. Tentiamo di sviare la sua attenzione dal doloroso ricordo di Sergio Galeotti (l’uomo con cui nel 1975 ha fondato l’azienda, tragicamente scomparso nel 1985) chiedendogli dei molti che si sono formati alla sua scuola e lui, durissimo, sentenzia che quelli che non lavorano più da Armani non ci sono più e basta.
janet jackson e giorgio armani 1
Poi si ammorbidisce e dichiara “Ho fatto dei buoni vestiti ma soprattutto ho organizzato la testa della gente perché per me lavorare deve essere una gioia che si rinnova ogni mattina”. Intanto si passa dalle prime stanze dedicate al daywear a quelle del secondo piano in cui il tema dell’esotismo è declinato in mille emozionanti sfumature.
C’è l’amore per il Giappone che comincia con la sfilata dell’autunno/inverno 1981/82 e non è ancora finito, ma anche quello per la Cina, per l’India e per i Ballet Russes di Leon Baskt. Si passa da un sublime abito da sera fatto come un sari di duchesse agli strepitosi modelli della collezione primavera/estate ’97 ispirata da una collana di scavo regalata alla sorella Rosanna l’anno prima.
Nelle sale dedicate ai cromatismi ci sono i fiori di Matisse e quel verde detto Chartreuse perché ricorda il liquore d’erbe dei monaci delle certose benedettina che poi vedremo sfilare anche in passerella. Infatti dopo l’inaugurazione del Silos aperto al pubblico da oggi (i biglietti costano 12 euro e il ricavato delle vendite andrà tutto in beneficenza) si passa nel teatro dall’altra parte della strada.
Qui 80 modelle che lui definisce “una più carina dell’altra” e che ai comuni mortali sembrano delle dee, presentano in 35 minuti d’orologio gli 11 temi portanti del Privè, la linea di alta moda che lo stilista imprenditore presenta da 10 anni a Parigi. Si comincia con la Luna e si finisce con il Bambù passando per Nomade, Maraja, Rosso Lacca, Metamorfosi, Nudo, Cina e Giappone. Renzi, Pisapia e le altre autorità mobilitate per l’Expo non possono assistere allo show per via del concerto inaugurale in piazza Duomo.
“Son sicuro che al premier un po’ è dispiaciuto” dice Armani raggiungendo i suoi 450 ospiti nella sala in cui viene servito un cocktail dinatoire e poi si balla fino a tarda notte. Sarebbe bello se per una volta la moda fosse presa per quello che è: una cosa degna di entrare nel dibattito culturale e politico del Paese, cibo per la mente oltre che per il corpo di chi ci lavora.