Foto di Franco Cavassi per Dagospia
Rinaldo Gianola per \"l\'Unità\"
Ieri mattina l\'assemblea dell\'Assolombarda, la più potente organizzazione locale degli industriali, è stata aperta dal presidente Alberto Meomartini che ha osato piegare i versi di una storica canzone di Bob Dylan-«The times they are a-changing»- per giustificare un cambiamento confindustriale. Ora è comprensibile che le imprese siano felici, perché non pagano un centesimo della manovra correttiva, perchè si sentono tutelate dal governo e ora sognano un modello-Pomigliano in tutta Italia. Però non devono esagerare.
Dylan no, proprio no, lasciatelo in pace. Non può essere strumentalizzato per i bassi interessi della Confindustria. Meomartini, di cui apprezziamo il lungo passato nell\'industria di Stato. Forse si è lasciato prendere dalla nostalgia, si è ricordato di quella ragazza con la quale ascoltava nel mangiadischi «Girl from the north country», o magari in passato si è fatto una \"canna\" con la visionaria \"Sad eyed lady of the lowlands\" in sottofondo. Nella Statale occupata, a pochi metri dall\'Assolombarda, molti anni fa \"Like a rolling stone\" ci scaldava i cuori.
BENEDINIDylan non è roba per le assemblee industriali. Quei testi, ci creda Meomartini, non piacerebbero agli associati di Assolombarda, evocano un cambiamento che non è il vostro. Come diceva Lawrence Ferlinghetti le parole di Dylan «sono poesia e la poesia è un\'arte rivoluzionaria». Caro Meomartini, voi padroni avete tutto: il condono, Tremonti, Marchionne, avete conquistato pure Gianni Riotta. Ma giù le mani da Bob Dylan.
Bufale e Fotografi