primal scream harvard university 6
Dagotraduzione da www.cosmopolitan.com
In America le feste nude sono una consuetudine. Alcune sono più selvagge di altre. Alla Rice University di Houston, il 13 di ogni mese, alle 22, centinaia di studenti svestiti, maschi e femmine, urlano all’unisono e cominciano la maratona, cosparsi solo di crema da barba al mentolo. La corsa di Halloween (sempre nudi) è altrettanto famosa, come quella del 26 aprile, l’ultima della stagione. Il rito si chiama “Baker 13” e va avanti dal 1975.
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Ad Harvard, dal 1990, si tiene la “Primal Scream”. Alla mezzanotte di inizio semestre e prima degli esami finali, gli studenti si presentano in cortile, alcuni indossano maschere, elmetti da vichingo, cappelli, ma tutti sono come mamma li ha fatti e sfrecciano per combattere lo stress.
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Al Dartmouth College ci si sfida nella “Ledyard Challenge”, un brutale test di velocità e forma fisica. Gli atleti si spogliano e nuotano attraverso il fiume Connecticut fino al Vermont, poi tornano indietro correndo sul ponte che li riporta nel New Hampshire.
L’evento della Stanford University è triplice: la “Full Moon On The Quad” scocca alla mezzanotte, quando studenti navigati e matricole si attorcigliano in baci con più partner possibili. A maggio si tiene la “Exotic Erotic”, festa a base di alcol e corpi liberi da qualsiasi capo di abbigliamento. Durante il festival di Beltane, equinozio di primavera, invece si celebra paganamente il ritorno della luce e della fertilità e si simula la cerimonia della deflorazione delle vergini.
Alla University Of North Carolina gli studenti corrono nudi per i vari piani della Davis Library, e, una volta arrivati in cortile, cantano in coro l’ “Alma Mater”. Si corre vestiti di sole scarpe all’Hamilton College di New York, mentre al Denison College dell’Ohio, a febbraio, è indetta la “Naked Week”, un’intera settimana di nudità a tema, dove i partecipanti devono occuparsi solo degli accessori: serata formale, animale, zombie. L’ultima prova è la gara di fresbee sulla neve, dove si gioca finché non si perde la sensibilità delle membra (e dei membri).
La University Of California di Santa Cruz organizza la “First Rain”, giro di campus a culo in fuori per celebrare la prima pioggia della stagione, il Williams College del Massachusetts battezza ogni finale di semestre con una corsa adamitica per scali e corridoi al grido di «Studia di più!», mentre alla Berkley di San Francisco, prima della consueta “Naked Run” gli studenti si conciano perbene con l’alcol per perdere qualsiasi freno inibitorio.
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Ogni anno ad ottobre la Brown University si dedica al “Nudity in the Upspace”, un fitto programma che prevede la serata nudi al cinema, nudi giocando, nudi all’ “open mic”, nudi a lezione di yoga, nudi a teatro. Gli organizzatori dicono che serva ad esplorare l’altro e ad aprire il dialogo sulla percezione del corpo.
Le “Nude Olympics” sono le Olimpiade Nude che si tengono da 25 anni a Princeton, alla prima neve: due atleti portano le torce, 350 studenti in pelle e ossa li seguono urlando di gioia per l’istituto. L’ultimo giorno di lezione, gli studenti della University of Vermont, scendono in cortile a mezzanotte e cominciano il tour nudista, chi in bici, chi in skateboard, chi con il carrello del supermercato.