Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Generoso Picone per il Mattino
pierluigi battista giovanni benicasa foto di bacco
«È come quando accendi l' interruttore della radio e senti una voce che proviene da non si sa dove, così la scrittura riesce ad arrivare dove tu la vuoi mandare: anche molti o moltissimi anni dopo»: la definizione di scrittura come diffusione di onde radio che si coglie in un capitolo apparentemente laterale di Eccetera ne ha di parole, romanzo di Giovanni Benincasa, può costituire la chiave interpretativa più efficace di un lavoro particolare, un' opera che come spiega lo scrittore napoletano, autore televisivo e giornalista racconta una vita che racconta una vita che racconta una vita ancora.
giovanni benincasa foto di bacco
A volerlo rappresentare, tornerebbe utile uno dei disegni dalle architetture impossibili di Maurits Cornelis Escher: scale che conducono a scale che si rivolgono in altre scale, o la mano che sul foglio disegna una mano che disegna sul foglio in un intrico misterioso e per molti versi magico. In termini strettamente narrativa si potrebbe, invece, scomodare la lezione metaletteraria di Se una notte d' inverno un viaggiatore di Italo Calvino, quantomeno per un certo tono della pagina di Benincasa e il richiamo frequente e complice al lettore come amicale coprotagonista dell' avventura.
andrea delogu riccardo rossi giorgia bevere foto di bacco
Alla base di Eccetera ne ha di parola c' è il ritrovamento sulle bancarelle di un mercatino, da parte dell' io narrante di nome Giovanni, di una vecchia borsa di cuoio tipo medico, che conteneva numerosissime lettere di Elisabetta o Betta, Bettina, Lisa, Sabè e altri diminutivi a seconda dei momenti e delle circostanze - a un altro Giovanni: la corrispondenza apre lo scenario di due vite durante gli anni 70, la cui conoscenza va a cadere, per altro, in un frangente particolare dell' esistenza di chi le legge, fino ad coinvolgerlo in maniera sempre più intensa.
giorgia bevere e giovanni benincasa foto di bacco
L' intreccio troverà la sua triangolazione nella chiamata di correità del lettore che diverrà parte di un campo largo dove ci sarà posto per il mago Armando e il pappagallo Collins, il padre del Giovanni delle lettere e la famiglia del Giovanni che le scruta, l' amore, le passioni, i punti di crisi, i ripensamenti, i viaggi e molto altro: eccetera, appunto, la parola omnibus a cui Elisabetta spesso ricorre.
Così, Giovanni vive la sua vita attraverso le vite dell' altro Giovanni e della ragazza che distribuiva baci agli sconosciuti. Tutto pare tenersi nella combinazione alchemica di numeri che segnalano un destino: il 217 che era sulla targhetta della stanza d' ospedale del padre e poi sulla nicchia al cimitero di Napoli dove è stato sepolto, che corrisponde alle lettere dell' alfabeto bag, al contrario le iniziali del genitore e in inglese il significato di borsa; il 78 che indica la vera età di Armando e l' età in cui il padre è morto. Insomma, pare si rintraccino i segni di una regia onnisciente chi racconta una storia forse non lo è?
filippo sensi giovanni benincasa foto di bacco (1)
- per declinare una vicenda che riserva uno sviluppo tragico e che si conquista la possibilità di essere letta grazie l' intervento terzo di Giorgia, la moglie del Giovanni che racconta, attenta a preservarne la casualità e con essa la magia.
Giovanni Benincasa si muove sulla lunghezza d' onda del suo metaromanzo con la vivacità della sua attività di ideatore di programmi televisivi («Carramba», «Furore», «Libero», «Bombay») e radiofonici. Nel 2017 aveva pubblicato per Mondadori un altro libro, Ti parlerò di te, dove si incontrava la figura di Mario Azzoni, veggente e bioterapeuta capace di entrare nella vita di tutti ricostruendone il passato e delineandone il futuro.
filippo sensi con la moglie alessandra foto di bacco
Era la prova della curiosità intensa e dell' interesse preciso di Benincasa verso gli ambiti misteriosi dello spazio umano, quei territori sul confine ambiguo e interrogante che conserva la verità degli individui. Il preludio a questo Eccetera, che sceglie il lettore per non essere letto ma portato a passeggio «con la speranza che tu possa disfartene al più presto nel modo che adesso ti racconto».
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