Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Fulvia Caprara per la Stampa
L' unica lettera scritta a Onassis pochi mesi prima della separazione, i filmini in Super8 girati in segreto dagli ammiratori durante le serate più importanti, il carteggio amoroso con il marito, l' imprenditore Giovanni Battista Meneghini, le interviste per le tv statunitensi, italiane e francesi in cui parla apertamente dello stress da celebrità, il documento della Nbc (del '69) in cui, accompagnata da Pier Paolo Pasolini, spiega la decisione di diventare attrice.
Di questi e di mille altri preziosi materiali è fatto Maria by Callas, il film di 113 minuti (dal 16 nelle sale con Lucky Red) che il regista Tom Volf ha dedicato alla «Voce del secolo»: «Ho cercato ovunque e ho avuto la fortuna di incontrare persone che sono sempre state accanto alla Callas e che non avevano mai accettato di parlare.
Il mio scopo era fare un film in cui non ci fossero parole che non fossero state effettivamente pronunciate da lei».
riccardo milani paola cortellesi
Così, a 40 anni dalla scomparsa, il mito rivive in una narrazione che mette a confronto le due immagini della Divina, quella pubblica e quella privata, facendo emergere malinconie e contraddizioni di una star che per l' intera esistenza ha vissuto uno sdoppiamento pericoloso.
Da una parte il jet set internazionale, gli scandali sulle copertine dei rotocalchi, la mutazione fisica che la rese modella perfetta per favolosi stilisti come Yves Saint-Laurent, l' ammirazione sconfinata dei fan. Dall' altra il sogno mancato di una famiglia felice, la difficoltà di proteggersi dai danni della notorietà, la delusione del cuore, la solitudine degli ultimi anni.
«Non possiamo dire - riflette il regista - che una persona sia allegra oppure triste. Seppur straordinaria la vita di Callas ha avuto, come quelle di tutti, alti e bassi. Mi interessava mostrare l' essere umano che si nascondeva dietro il mito».
L' intero racconto si snoda attraverso la voce della protagonista, Anna Bonaiuto nella versione italiana (Fanny Ardant in quella francese), ed è supportato da immagini tornate letteralmente in vita grazie a procedimenti che ne hanno esaltato i colori e ravvivato il bianco e nero: «I materiali originali sono stati digitalizzati e sottoposti a un importante lavoro di restauro. Bisognava ripulire, organizzare e armonizzare il tutto, in modo da arrivare a un film omogeneo, basato su una documentazione assolutamente autentica».
Nel mare di testimonianze delle esibizioni, Tom Volf ha selezionato «brani forti, simbolici, come Casta diva » con l' obiettivo di non rivolgersi «agli amatori, quelli che sanno già tutto, ma bensì di far emergere il legame stretto che univa spesso quello che Callas cantava a quello che accadeva nella sua vita».
Della fitta galleria di comparse celebri fanno parte figure cruciali del secolo scorso: Churchill e Kennedy, registi come Visconti, Pasolini, Zeffirelli, e poi Marilyn Monroe, Liz Taylor, Alain Delon, Grace Kelly, il Principe Ranieri e naturalmente Aristotele Onassis, l' armatore miliardario di cui Callas si innamorò perdutamente, precipitando in una spirale autodistruttiva e ricavandone una bruciante frustrazione quando lui, senza avvertirla, l' abbandonò per sposare Jacqueline Kennedy.
francesco rutelli barbara palombelli
Una tragedia greca, proprio come le origini dei due protagonisti, che lasciò nella Divina il germe di un' inguaribile depressione: «Fu come se avessi preso un colpo in testa - racconta nel film-, è disgustoso, cercherò di mettere ordine nella mia testa dolorante, e di sopravvivere».
Spiegare le ragioni del culto di Callas, tuttora tra gli artisti più venduti del globo, con una pagina Facebook da oltre 600 mila like, sarebbe stata impresa temeraria. Il film va oltre: «Nel mondo - osserva Volf - e nelle diverse generazioni, ci sono persone che non sanno nulla di opera, ma conoscono tutto di Callas.
E questo la rende, oggi, quasi più viva di allora».
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