Reportage di Umberto Pizzi da Zagarolo alla festa della serie Sky
1 - Romanzo criminale «catturabbonati»...
Caverzan per Il Giornale - Stasera su Sky Cinema 1 vanno finalmente in onda i primi due episodi di \"Romanzo criminale\", regia di Stefano Sollima. Per capire quanto Sky tenga a questo prodotto, che si annuncia piuttosto violento e infatti la visione è sconsigliata under 12, e come lo usi per conquistare nuovi abbonati, basta dire che stasera sarà visibile anche a quelli che non posseggono il pacchetto cinema.
2 - CALIFANO VEDE IL SERIAL \"ROMANZO CRIMINALE\" E SVELA LA BANDA DELLA MAGLIANA
Michela Tamburrino per \"La Stampa\"
Lui, se ne sta ad Acilia. Là dove la Banda della Magliana qualche morto pure ce lo lasciò per strada. Dal giardino di casa Califano, («silenziosissima e a 4 chilometri dall\'Eur») si vede lo stesso panorama che «Libano» strafatto guarda dal suo camper alla marana. Ma a Franco Califano sta bene così perché «Tutto il resto è noia» come si è fatto incidere sulla fiancata della macchina fuori casa e come cantano i protagonisti della serie «Romanzo Criminale» che stiamo per vedere sulla sua tv a grande schermo.
Una serie in 12 puntate prodotta da Cattleya e Sky Cinema in associazione con Rti-Mediaset che si è data il compito di analizzare quel tempo della storia italiana rimasto tra le righe del film. E Califano, c\'era. «C\'ero eccome ma stavo più dentro che fuori, molto a Milano, un po\' anche in carcere. Mi sta piacendo questo sceneggiato perché certe facce sono proprio di Roma. Ho visto il film di Placido, bello, ma Kim Rossi Stuart non era credibile, non aveva l\'aria de Roma».
Infatti il lavoro più forte della serie il regista l\'ha fatto sul cast, tutti o quasi sconosciuti, tutti o quasi escono freschi freschi dalle scuole di recitazione, tutti o quasi li potresti prendere per bulletti di periferia. «Io sono stato un anno in galera nel 1970, coinvolto nel processo Walter Chiari e poi per quello Tortora nell\'Ottanta. Accuse inventate, un processo messo in piedi perché noi vittime illustri servivamo a stornare l\'attenzione sui fatti seri, dal caso Cirillo. Due anni e mezzo è durata, poi, assolto perché il fatto non sussiste. Io sono un martire vivo».
Guarda le scene del film e si ricorda di loro, ma di quelli veri, qualcuno l\'ha incontrato \"ar gabbio\". «Quando il Dandi dice che Roma non vuole padroni, dice giusto, a Roma la camorra e la mafia non hanno mai attecchito. C\'era la banda del buco, la banda del gobbo, quella della Magliana. Ma erano cialtroni, litigavano tra loro, s\'ammazzavano. Certo che a certe cene si vedevano, Roma si mischia anche se io frequentavo più la dolce vita, la mondanità, mi piace divertirmi.
Loro organizzavano le feste e mi invitavano per andare a cantare. Consideriamo che all\'epoca io ero un mito, un\'icona. In galera non mi facevano fare le pulizie, mi portavano in palmo di mano. Perché io non piangevo, non mi lamentavo, ero duro quanto loro, adoperavo lo stesso linguaggio. Io vengo dalla strada, mi ha salvato l\'amore per la musica. Prima a Regina Coeli col bujolo, poi a Rebibbia, eravamo in quattro in cella, facevamo gli spaghetti aglio e olio, li stavo a sentire. C\'era uno che aveva preso sette anni e stava a chiedere sempre l\'ora. \"Ma che te frega de sape\', tanto per te non è l\'ora d\'uscire».
Alessandra Mastronardi Alessandro Roja e Michele Placido - Copyright PizziA un certo però punto mi sono fatto mettere in una cella singola perché mi svegliavano di notte: \"Ma come ce l\'ha Sophia Loren? Ma chi guadagna di più Celentano o Morandi? Quanta droga ti sei fatto?\" Un incubo. Fuori ho sofferto di crisi di panico, dentro no, ho resisti o ti uccidi. Io ero fidanzato con Mita Medici, l\'amavo, lei veniva fuori dal carcere e io la guardavo dalle sbarre».
Scorrono le immagini dei luoghi riportati agli anni Settanta: Garbatella, San Basilio, Magliana. Franco Califano la periferia l\'ha sempre amata: «Stavo a Primavalle, sono cresciuto sulla Trionfale, la borgata oggi non esiste più, ora vuole sembrare qualcos\'altro, pure a Pasolini scivolerebbe dalle mani». E la droga? «Pure quella è cambiata, ci sono pasticche dai nomi strani che non conosco. All\'epoca mia chi si voleva sfondare, i deboli, si bucavano, la cocaina era dei ricchi. La droga era un tutt\'uno con la malavita, le bande si scontravano per il dominio dello spaccio. Girava e tanto, quanto oggi».
Lei scriveva in carcere? «Le lettere. Le canzoni fuori, solo una, \"La mia libertà\" perché non volevo sfruttare quel periodo. Vecchioni invece è stato dentro 24 ore e subito ha inciso \"Signor Giudice\", pseudo colleghi che non mi interessano. Su quel muro le vede le foto? C\'è De Niro, un mio amico e pochi altri possono godere di tanto onore. Le donne non mi mancano e vivo in pace». Ieri sera si è concesso alla festa per la serie, quaranta minuti alla Garbatella. Tanti applausi. Tutto il resto è noia.