Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
1 - OMAGGIO A LEONE, SFILANO I PROTAGONISTI DEL SUO CINEMA...
Massimiliano Lazzari per "Il Messaggero"
«Mi ricordo quando Sergio Leone mi tenne segregato per quasi un mese a casa sua, erano i primi tempi in cui lavoravo e lui produsse il mio primo film "Un sacco bello", era il 1980, ho un ricordo splendido di Sergio...», parla con un accenno di commozione Carlo Verdone quando ricorda Sergio Leone, il grande regista dei famosissimi Spaghetti Western a cui ieri il Festival del Film di Roma ha dedicato una mostra, in occasione degli ottanta anni dalla nascita e i venti dalla sua scomparsa.
ZEUDI ARAYAA tagliare il nastro c'erano il presidente della Fondazione Cinema per Roma Gian Luigi Rondi, il sindaco Gianni Alemanno, il presidente della Regione Piero Marrazzo e tutta la famiglia Leone, dalla moglie, la signora Carla Leone e i tre figli Francesca, Raffaella e Andrea. Molti gli ospiti che hanno ammirato le tre serie di cinquecento fotografie proiettate nella penombra dello Spazio Espositivo dell'Auditorium Parco della Musica.
VITTORIO SGARBI E MAURIZIO GASPARRITra questi anche Isabella Rauti, Piera De Tassis, Luigi Abete, Jacopo Gassman, il regista Carlo Vanzina, l'attore Giuliano Gemma, la produttrice Zeudi Araya, Dori Ghezzi, Susanna Pesante e Marisa Stirpe. Ovviamente c'era anche l'ideatrice della mostra "Sergio Leone, uno sguardo inedito" Camilla Morabito. La curiosità di vedere le foto che ritraggono Sergio Leone sul set e dietro al set dei sette film da lui diretti in venitrè anni è tanta e sono moltissime le immagini scattate dal suo fotografo di fiducia Angelo Novi.
Ad inaugurare la mostra c'era anche uno dei più grandi amici di Leone e suo compagno di scuola alle elementari: il premio Oscar Ennio Morricone, che ha scritto le indimenticabili colonne sonore di molti film amati anche ad Hollywood. La mostra attrae molti personaggi, ieri erano presenti anche i ballerini Kledi Kadiu e Anbeta Toromani o il conduttore televisivo Luca Giurato. Dopo la mostra si è svolta una cena nel Palazzo delle Esposizioni.
VITTORIO SGARBI E D'AGOSTINOFino al 23 ottobre sarà possibile visitare la mostra, aperta dalle 12 alle 18. Dal 29 ottobre, poi, un'ulteriore mostra fotografica che ricorderà il grande regista sarà aperta al pubblico presso lo spazio espositivo di Cinecittà Due con 100 foto inedite che ripercorreranno la vita privata e pubblica di Sergio Leone.
2 - IL SALVADANAIO DI EMANUELE...
Francesco Bonazzi per "Il Fatto Quotidiano"
Tocca proprio entrare nella club house del Reale Circolo Canottieri Aniene, un sobrio posticino sulla sponda destra del Tevere al quale le donne non hanno diritto di accedere senza un cavaliere, per trovare l'unico consesso romano dove il professor avvocato Emmanuele Francesco Maria Emanuele, barone di Culcasi, accetta di non essere il numero uno. E c'è da capirlo, perché nel circolo dove i magistrati che indagano sullo scandalo dei mondiali di nuoto hanno appena messo i sigilli alla piscina, la presidenza tocca a Giovanni Malagò.
SIGNORA HAPPYDENT CON CIUFFO TRAVOLGENTEMa chi controlla i voti e gli blinda la maggioranza è comunque il signor Barone, un settantenne palermitano che da soli vent'anni presiede la Fondazione della cassa di risparmio di Roma: bilancio annuo da due miliardi e una capacità di spendere a pioggia sul territorio ben superiore a quella del Comune.
Così, mentre il vippume capitolino è in estasi per la Festa del cinema, l'arte che ha portato perfino i fratelli Vanzina nelle segrete stanze del circolo Aniene, non sarebbe generoso dimenticare il prode Emanuele e il suo impegno per la città.
In teoria, il ruolo della fondazione guidata da Emanuele non sarebbe molto diverso da quello che la Compagnia di San Paolo svolge per Torino, la Cariplo per Milano e la Fondazione CariVerona per la città scaligera. Solo che in quelle realtà periferiche i presidenti delle fondazioni si dimettono perfino dall'associazione Amici della musica (come Giovanni Benessia a Torino).
PAOLO FERRARI E SIGNORAInvece la recente nomina che il barone di Culcasi ha incassato dal sindaco Gianni Alemanno, ovvero la presidenza del polo museale capitolino riunito nella holding Palaexpo, ha acceso i riflettori su questo indomito "highlander" tra Prima, Seconda e Terza Repubblica. Con la sola precisazione che accostare il termine "repubblica" a un monarchico che da avvocato ha curato le pratiche di rientro dei maschi di casa Savoia potrebbe in effetti sembrare azzardato.
Ma il barone è ormai definitivamente consacrato Grande Elemosiniere della cultura locale, oltre che della sanità, della ricerca e del volontariato. Tutti serbatoi di consenso elettorale irrinunciabili per chi voglia comandare a Roma e che Emanuele, campione dell'aristocrazia nera papalina e consigliere economico del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, amministra con generosità proverbiale. "Basta che m'inviteno", come diceva il comico Max Giusti in una vecchia imitazione di Alberto Sordi, e il barone apre i cordoni della borsa.
Se poi gli offrono anche uno strapuntino, che sia una presidenza o un qualche altro onore, lui accetta di buon grado. Per capire davvero perchè, morta Maria Angiolillo, Emanuele sia l'ultimo sacerdote di un certo Ancien Régime romano, bisogna spulciarsi l'ultimo bilancio della Fondazione Roma, una vera bibbia del trasversalismo.
OspitiNel bilancio 2008, l'ultimo disponibile, ecco che ci sono gli spiccioli elargiti agli ospedali pubblici e i 559 mila euro donati al Policlinico Gemelli; gli 899 mila euro per il Campus Biomedico dell'Opus Dei e i cinque milioni per la ricerca medica delle università pubbliche. Poi c'è la Luiss, della quale Emanuele è da sempre consigliere, che lo scorso anno si è presa oltre 642mila euro.
Ma dopo aver così lautamente finanziato l'ateneo della Confindustria, che pure non è esattamente una onlus, si poteva restare insensibili ai bisogni materiali di Santa Romana Chiesa? Certo che no, e allora ecco 281.870 euro per la cappella della Pontificia Università Lateranense e i 40 mila euro per la sua imperdibile cattedra di "Etica e Tributi".
Ma poi mica si possono negare 136 mila euro per il master "Esperti in Politica" della Libera Università Maria Santissima Assunta. Però non c'è solo il Vaticano, a Roma, e sul fronte più laico e cco il contributo da 70 mila euro all'iniziativa "Quotidiano in classe" dell'Osservatorio Giovani Editori di Andrea Ceccherini, il "Gianni Letta di domani" che ogni anno convoca a Bagnaia i direttori dei principiali giornali.
LUIGI ABETE DESIRE PETRINICon i cospicui dividendi che arrivano dalla quota che la Fondazione detiene in Unicredit-Capitalia, Emanuele tiene buoni rapporti anche con la Comunità ebraica romana (80 mila euro per i viaggi ad Auschwitz) e con quell'inimitabile crocevia di poteri che è la Comunità di Sant'Egidio.
Non mancano poi i 20 mila euro donati all'associazione "Amici dell'Accademia dei Lincei", della quale il barone è membro, in modo da controllare al meglio l'utilizzo delle elargizioni. E altri ventimila euro vanno alla fondazione Civita, che a Roma forse è quanto di più lontano si possa immaginare da preti e dintorni, ammesso che queste distinzioni abbiano ancora un senso nel fantastico regno del barone Emanuele.
LUIGI ABETE DESIRE PETRINIDel resto, solo con un disegno di ampia trama si possono comprendere i 35 mila euro donati alla Fondazione Don Luigi Di Liegro (mitico padre della Caritas romana) e i 27.000 euro stanziati per una "bibliografia ragionata" di Antonio Gramsci a cura dell'omonima fondazione.
E ancora, i 22 mila euro per la fondazione Bettino Craxi e 1 12 mila euro per un centro culturale sanmarinese. E poi 30 mila euro per una povera parrocchia della Ciociaria e analoga somma per la ristrutturazione della chiesa dell'Opus Dei ai Parioli, noto centro di bisognosi.
Poi, certo, a Roma la musica di istituzioni "marginali" come Auditorium, Santa Cecilia e Teatro dell'Opera boccheggia, anche perchè la Fondazione Roma non passa loro un centesimo. Ma non si pensi che al signor barone dispiaccia la musica. Perchè quest'anno la "sua" fondazione Roma si è anche dotata della propria orchestra sinfonica. In effetti, se ne sentiva la mancanza.