Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
Un inizio freddo e un finale caldo, quasi caldissimo e diretto esclusivamente ai banchieri che anche in tempi di crisi devono saper fare il loro mestiere.
È questo il senso delle Considerazioni Finali pronunciate dal Governatore della Banca d'Italia di fronte alla platea dei big della finanza e dell'industria. C'erano tutti stamane quando alle 10,30 Mario Draghi ha iniziato a leggere le 19 cartelle (una in meno rispetto a quella dell'anno scorso) del suo intervento.
La "lezione" è durata 60 minuti esatti e ad ascoltarla c'era l'intero gotha delle banche e quello degli imprenditori guidato da Emma Marcegaglia, Yaki Elkann, l'abbronzato De Benedetti e il pallido Colaninno.
L'inizio è stato piatto perché Draghi ha esordito parlando della riforma organizzativa di Bankitalia che ha chiuso 18 filiali e alla fine dell'anno ne manterrà in piedi 58 rispetto alle 97 originarie. Poi, come era prevedibile, ha parlato della crisi nel mondo che ha fatto perdere 1.000 miliardi di dollari alle banche e ha bisogno di regole in grado di promuovere la stabilità finanziaria.
A pagina 7 Draghi non ha potuto esimersi (l'ha fatto senza compiacimento alcuno) dal richiamare il lavoro del Financial Stability Board, l'organismo da lui diretto che porterà sul tavolo del G8 "la definizione di un global standard per la proprietà, l'integrità e la trasparenza dell'attività economica e finanziaria internazionale".
Dallo scenario internazionale alle ripercussioni della crisi in Italia con la caduta del Pil di circa il 5% e il crollo dell'occupazione. Su questi punti il Governatore atermico ha fornito alcuni dati interessanti. Circa metà delle 65mila imprese dell'industria e dei servizi sono state coinvolte nel processo di ristrutturazione e si attendono un calo del fatturato nettamente inferiore alla media.
ALDO BRACHETTI PERETTI - copyright Pizzi"Il passaggio dei prossimi mesi sarà decisivo - ha scandido Draghi mentre la Marcegaglia drizzava le orecchie - secondo la nostra indagine l'8% delle imprese ha ricevuto un diniego a una richiesta di finanziamenti e oltre il 10% dichiara di aver ricevuto da ottobre richieste di rimborsi anticipati".
Nessuna polemica con il Governo che "opportunamente - ha detto il Governatore - ha già incluso tra le misure anticrisi meccanismi di sostegno al reddito". E nessuna critica a Giulietto Tremonti che puntava gli occhi aguzzi su quello che tutti considerano il suo grande antagonista.
Gli antagonisti nelle Considerazioni del Governatore sono apparse oggi le banche che a partire dalla pagina 16 della Relazione sono state frustate a dovere.
"Hanno mantenuto il patrimonio al di sopra degli standard minimi...la Banca d'Italia valuta l'adeguatezza patrimoniale con criteri stringenti...nella fase attuale occorre anche limitare la distribuzione degli utili. Molte banche lo hanno fatto". E qui Alessandro Profumo e Corradino Passera hanno tirato un respiro profondo ma Draghi non si è fermato e ha incalzato i banchieri dicendo che bisogna sanare la ferita aperta dalla crisi nella fiducia collettiva.
"Dobbiamo essere capaci di levare la testa dalle angustie di oggi per vedere più lontano", e ha concluso: "prendete esempio dai banchieri che finanziarono la ricostruzione degli anni '50 e '60. La fiducia non si ricostruisce con la falsa speranza, ma neanche senza speranza".
La paura è passata, la speranza non c'è ancora.
Cari banchieri datevi una mossa! Così parlò il Governatore.