Eloisa Covelli per www.altroquotidiano.it/?p=14262
Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
Se esistesse il Grande Centro, si potrebbe dire che era tutto lì, alla presentazione di "Noi", il nuovo libro di Walter Veltroni. Nell'elegante teatro Argentina di Roma, tra i tanti c'erano Casini, Follini, Gianni Letta, Tabacci. Cosa ci fa qui Casini? «Per amicizia -risponde- Esistono anche dei rapporti in politica».
WALTER VELTRONI EUGENIO SCALFARI UMBERTO ECOE' solo la presentazione di un libro, è vero, ma è impossibile non parlare d'altro. Così Casini, prima di iniziare la presentazione risponde ai giornalisti sul giudizio della Consulta sul Lodo Alfano: «Non è mica il giudizio universale». Possibile un governo senza Berlusconi? «Per ora c'è ancora lui al governo. Non vorrei che si confondessero le speranze con la realtà».
WALTER VELTRONIPresente, con un posto d'onore (in prima fila in centro) il presidente della Rai, Garimberti, che interrogato sul prossimo CdA Rai assicura di non voler mandare via il direttore del Tg1 Augusto Minzolini («E perché mai? L'ho votato anche io»), ma spera in un confronto pacato, dato che "alcuni conduttori di talk show e alcuni direttori, uno in particolare, non hanno dato prova di buon senso e moderazione».
Parte la presentazione, inizia a parlare la giornalista Giovanna Zucconi (cpmpagna di Michele Serra, ndDago), che modera (poco per la verità) il dibattito: «La parola "noi" viene usata spesso oggi più per dividere che per unire». Subito prende la parola Umberto Eco che ricorda come Noi, nel libro sia il cognome della famiglia, a cui appartengono i ragazzi protagonisti del romanzo (di quattro generazioni diverse). Ed elenca gli errori presenti nel romanzo, tutti errori delle parole delle canzoni di sottofondo.
ZEUDY ARAYA MASSIMO SPANOEugenio Scalfari, a sua volta, corregge il "correttore", facendo notare alcuni particolari del libro. Prende poi la parola don Vincenzo Paglia che butta la discussione su l'esistenza di Dio, argomento toccato in un dialogo tra padre-figlio nel romanzo. La discussione si dilunga perché Veltroni si assenta per andare a votare alla Camera sul dpef. Dopo pochi minuti esce dalla sala anche Gianni Letta.
Torna Veltroni e Umberto Eco lo accoglie con una battuta: «In tua assenza abbiamo fatto fuori Dio e il tuo romanzo». E la scena è tutta per l'ex segretario del Pd. Parla del suo dovere di andare a votare e con una frase liquida sia la sua uscita di scena dal partito, che il caso del voto dello scudo fiscale, passato anche grazie all'assenza di una ventina di democrat. «In questo anno -dice- ho dovuto scegliere spesso tra Io e Noi . Da quando non ho più incarichi, il voto per me è un impegno etico molto importante».
Parla del suo libro, ma inevitabilmente parla anche della storia d'Italia e della politica, consapevole com'è che «le mie parole vengono lette sempre con una doppia lettura: quella di scrittore e di politico». Parla di Auschwitz e del terrorismo degli anni 70 e accosta le due cose, entrambe dominate dall'odio. «Siamo un paese che ha creduto in Mussolini e in cui poi le migliori menti hanno dato la loro simpatia ai terroristi. Il nostro Stato ha dentro di sé una belva: l'odio e l'ideologia».
Infine, prima di autografare i libri, manda un messaggio all'Italia, ma anche alla sua parte politica: «Se cavalchiamo tutti gli odi possibili -dice-, intendo noi anche come parte politica, consegniamo tutto a una vita infelice e violenta»