Video di Veronica Del Soldà per Dagospia
Cronaca di una giornata papale
DAGOREPORT
Disse una volta Gianni Agnelli in una sede istituzionale, citando polemico e beffardo "la Repubblica" di Scalfari, che negli ultimi anni in Italia era nato un giornale che aveva "la massima diffusione, anche se non la massima credibilità".
Una questione, l'affidabilità e la serietà dei giornaloni, che è tornata a galla anche in occasione dell'ultimo Conclave. L'altra sera in piazza San Pietro si è strozzata in gola la voce dei telecronisti al momento dell'annuncio dell'elezione del Papa argentino.
Già neppure loro si aspettavano quella scelta dello Spirito Santo nel nome di Francesco. Ed è stato, allora, come se quella "sorpresa" fosse venuta a turbare come un fulmine a ciel sereno la saccenteria e la ruffianeria (curiale) con cui avevano seguito e (s)pronosticato nei giorni precedenti il Conclave.
dio benedica il nuovo papa sabbia jpegE si è fatta notte buia in molte redazioni, con qualche rara eccezione, dove da giorni avevano acceso i lumini votivi aspettando un Pontefice italiano. Tutti lì a fare il "tifo", nemmeno fosse una finale di calcio, per il cardinalone Angelo Scola. Venendo meno anche alla regola aurea e popolare che nella Cappella Sistina, chi entra "da Papa ne esce da cardinale".
Fino alla gaffe a dir poco clamorosa della Conferenza dei vescovi (Cei) che faceva gli auguri al "trombato" Scola per la su ascesa al trono di Pietro. Basta andarli a rileggere i giornaloni in crisi d'identità e convinti di poter "influenzare" le assise dei porporati al momento di scegliere il successore di Benedetto XVII.
bergoTonnellate di piombo per descrivere la sacra competizione. Con i vaticanisti relegati a un ruolo minore, per dare spazio (e gloria futura) ai cronisti con lo Scola-pasta in testa.
Se alla "Repubblica" il nome del gesuita Jorge Maria Bergoglio era inserito alla vigilia del Conclave almeno tra i papabili, nel paginone dei dieci favoriti del Corrierone, invece, non era accesa alcuna speranza per l'arcivescovo di Buenos Ayres.
In quella "rosa" spampinata coltivata nella serra di via Solferino facevano bella mostra sia il pastore Scola sia il biblista Gianfranco Ravasi, le cui possibilità di spuntarla, per quest'ultimo, erano pari a zero. Tant'è.
I Cosacchi della virgola inviati da Flebuccio de Bortoli ad assetare i lettori in piazza San Pietro ce l'hanno messa davvero tutta per sostenere i loro papabili. Dimenticandosi però di rilevare (scandalo Vatileaks e dimissioni di Benedetto XVII a parte) quello che, proprio alla vigilia della nomina del nuovo Pontefice scriverà il "Wall Street Journal", quotidiano che si stampa New York e non sotto la Madonnina: Scola era finito in off side a causa dei suoi rapporti con la pia cricca di Comunione e liberazione.
FERRUCCIO DE BORTOLICerto, dopo aver assistito impotenti alla "fumata bianca" i Cazzullo e i Massimo Franco che avevano indossato lo Scola-pasta per andare alla crociata pro-ambrosiana, si sono ricordati - finalmente -, che l'altra volta il card. Bergoglio era stato l'antagonista diretto di papa Ratzinger. E che esisteva un "caso italiano" pesante per i papabili di casa nostra. Oibò, che scoperta!
E chissà come l'avrà presa Flebuccio de Bortoli nel leggere sul giornale da lui diretto che lo storico cattolico, Vittorio Messori, aveva "soffiato" a un collega de "la Stampa" il nome giusto, Bergoglio, per la successione di Benedetto XVII. Notiziola che, nonostante la consegna del silenzio imposta da Messori al suo interlocutore, ha trovato comunque una qualche udienza sulle pagine del quotidiano torinese.
Niente, invece, nemmeno una telefonatina confidenziale al direttore del Corriere che ogni mese gli passa lo stipendio.
Dopo aver puntato su Mario Monti alle elezioni politiche, su Umberto Ambrosoli alla regione Lombardia, su Giorgio Napolitano al Quirinale e scommesso su Angelo Scola sul trono di Pietro, continua così la mesta e inarrestabile via crucis di Flebuccio de Bortoli in via Solferino (zona Golgota).
dennis rodman a san pietro
suora foto a nuovo papa francesco bergoglio